EDITORIALI
Il rito della democrazia in Bielorussia
Le proteste vanno avanti da oltre tre mesi, ordinate e tenaci sotto i colpi del regime
La Bielorussia da tre mesi continua a chiedere elezioni trasparenti e le dimissioni del dittatore Aljaksandr Lukashenka. Lo fa perché il 9 agosto molti elettori sono andati a votare: il dittatore sostiene di aver ottenuto l’80 per cento dei voti. La pretesa non è confermata dallo spoglio indipendente secondo il quale la vincitrice delle elezioni è Svjatlana Tikhanovskaya, che ha dovuto lasciare la Bielorussia dopo essere stata minacciata: ora si trova a Vilnius con i suoi figli mentre suo marito è in prigione. Le istanze della piazza sono rimaste immutate, immutata è rimasta la convinzione, immutati anche i toni: i cortei sono sempre stati pacifici e continuano a esserlo. Ciò che è cambiato invece è la repressione del regime.
La Bielorussia da tre mesi continua a chiedere elezioni trasparenti e le dimissioni del dittatore Aljaksandr Lukashenka. Lo fa perché il 9 agosto molti elettori sono andati a votare: il dittatore sostiene di aver ottenuto l’80 per cento dei voti. La pretesa non è confermata dallo spoglio indipendente secondo il quale la vincitrice delle elezioni è Svjatlana Tikhanovskaya, che ha dovuto lasciare la Bielorussia dopo essere stata minacciata: ora si trova a Vilnius con i suoi figli mentre suo marito è in prigione. Le istanze della piazza sono rimaste immutate, immutata è rimasta la convinzione, immutati anche i toni: i cortei sono sempre stati pacifici e continuano a esserlo. Ciò che è cambiato invece è la repressione del regime.
Ogni fine settimana le forze speciali, gli Omon, reagiscono con maggiore violenza, gli arresti aumentano e la protesta ha già le sue vittime. Venerdì è stato celebrato il funerale di Raman Bandarenka, l’artista ucciso perché nel suo quartiere appendeva nastri bianchi e rossi, i colori della piazza. La polizia lo ha preso, caricato su una camionetta e quando è arrivato in ospedale aveva il cranio fracassato. La protesta ha ormai i ritmi della ritualità, ma i manifestanti non hanno mutato la loro convinzione, la freschezza e la tenacia delle loro idee. Sempre più vivo è anche il loro desiderio di democrazia e per alimentare la forza dei cortei cercano metodi sempre nuovi, sempre creativi. Durante lo scorso fine settimana hanno deciso di protestare nei quartieri per decentralizzare le manifestazioni sperando così di disperdere la violenza della polizia, che ha dovuto raggiungere vari punti di Minsk per fermare i manifestanti. Il numero degli arresti è stato comunque alto, alcune organizzazioni umanitarie parlano di 400 persone. La scorsa settimana l’Ue ha discusso nuove sanzioni al regime di Lukashenka, Josep Borrell, Alto rappresentante per la politica estera Ue, aveva anche parlato di un declassamento delle relazioni bilaterali. In Bielorussia c’è un popolo compatto che continua a manifestare, a opporre alla violenza della polizia i suoi appuntamenti pacifici e a mettere in scena davanti agli occhi del mondo, che da agosto si sono un po’ distratti, il rito della democrazia.