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editoriali

La bufala dell’Italia quinto paese al mondo per soldi pubblici all’oil&gas

La verità sui finanziamenti dell'Italia all'industria fossile. ReCommon si confonde: le garanzie Sace non equivalgono a finanziamenti diretti. Calcoli sbagliati che dimostrano una comprensione superficiale del problema

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È possibile che l’Italia – un paese povero di risorse – sia il quinto maggiore finanziatore mondiale dell’industria fossile? La risposta breve è: no. Eppure, questa notizia è stata ampiamente reclamizzata da ReCommon, “un’associazione che lotta contro gli abusi di potere e il saccheggio dei territori”. In realtà, lo studio pubblicato da ReCommon non parla dei sussidi fossili, ma dei “fondi pubblici internazionali” (pari a 142 miliardi di dollari nel triennio 2020-22) erogati da “alcune grandi istituzioni finanziarie dei paesi del G20 e [da] le banche multilaterali di sviluppo”.

 

Per quanto riguarda l’Italia, dunque, nel mirino c’è la Sace che “tra il 2016 e il 2023 ha emesso garanzie (assicurazioni sui progetti o garanzie sui prestiti per la realizzazione dei progetti) per il settore degli idrocarburi pari a 20 miliardi di euro, che rappresentano una fetta importante dei cosiddetti sussidi ambientalmente dannosi italiani. Una cifra che equivale quasi a una manovra finanziaria”.

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Ed ecco svelato l’arcano: questi 20 miliardi di euro non sono fondi trasferiti agli inquinatori, bensì il valore degli investimenti garantiti. Se, grazie alla garanzia Sace, le imprese possono ottenere i finanziamenti a un tasso inferiore di un punto percentuale, allora l’ordine di grandezza del sussidio effettivo su un totale di 20 miliardi non è pari a 20 miliardi, ma ad appena 200 milioni.

 

In realtà la stima è un po’ più complessa, tant’è che lo stesso Catalogo dei sussidi ambientalmente dannosi (Sad) del ministero dell’Ambiente – pur citando le garanzie Sace – si guarda bene dal quantificare il valore del sussidio. Si può condividere oppure no la richiesta di ReCommon di vietare a Sace di fornire questo tipo di supporto, ma sbagliare di due ordini di grandezza (o più) l’entità delle agevolazioni, mettere sullo stesso paniere garanzie pubbliche, prestiti a tasso agevolato e finanziamenti diretti e conteggiare le garanzie non escusse come se lo fossero significa semplicemente non aver capito un tubo di quello di cui si sta parlando.

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