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L'intervento

Bankitalia indica i criteri delle agevolazioni post Superbonus

Giorgio Santilli

Il vicedirettore generale Paolo Angelini, senza mai nominare il dispendioso bonus edilizio, ha fornito gli elementi per superarlo, a partire dalla riforma dei sistemi informativi

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Scende in campo Bankitalia nella partita della riqualificazione energetica del patrimonio immobiliare e fornisce una ricetta post-Superbonus che è anche un invito a non abbandonare il tema. Il vicedirettore generale Paolo Angelini è intervenuto giovedì scorso, al convegno sui principi Onu per la finanza verde e la sostenibilità del settore immobiliare, delle infrastrutture e dei progetti di trasformazione urbana che si è svolto nella sede della Banca a Milano.
 

Angelini si è tenuto lontano da qualunque polemica politica e non ha mai citato il Superbonus. Tuttavia, ha ricordato che il tema della riqualificazione energetica degli immobili è “molto importante perché circa un quarto delle emissioni europee di gas serra sono attribuibili agli edifici. Il settore immobiliare – ha detto il vicedirettore generale di Via Nazionale – riveste  un ruolo centrale per il conseguimento dell’obiettivo di azzerare le emissioni nette di gas serra entro il 2050, fissato dall’Unione europea con provvedimenti aventi forza di legge”. Angelini ha anzitutto ricordato che i mutui verdi – si tratta di mutui per l’acquisto di abitazioni che si trovano nella parte alta della classificazione energetica – già nel 2022 erano “un fenomeno in rapida evoluzione” e rappresentavano – da un’analisi condotta dalle filiali territoriali della Banca su un campione rappresentativo di banche – il 12 per cento delle erogazioni totali. Sono stati rilevati, da questo campione, mutui per almeno 3,5 miliardi di euro. Per altro, citando un’altra analisi basata su dati del portale MutuiOnline, i mutui verdi pagano  mediamente un tasso di interesse inferiore di sette punti base rispetto agli altri mutui.
 

Poi Angelini è entrato nel merito delle criticità che una politica per la riqualificazione energetica dovrebbe affrontare. A partire dalla carenza di dati  accurati sull’efficienza del patrimonio immobiliare. La principale fonte di informazione attuale, il Sistema informativo sugli attestati di prestazione energetica (Siape), gestito dall’Enea, che raccoglie gli Attestati di prestazione energetica (Ape) “presenta una serie di limiti: basti dire che contiene informazioni su 4,9 milioni di abitazioni, il 14 per cento del totale (in Italia vi sono circa 78 milioni di unità immobiliari, di cui 36 milioni sono abitazioni). Ciò rende complicato ricavare una stima non distorta e affidabile del grado di efficienza energetica del patrimonio abitativo nazionale. Stime elaborate da ricercatori della Banca d’Italia – ha concluso Angelini – suggeriscono che la quota di case energeticamente poco efficienti (quelle di classe  F o G) sia nell’intorno dell’80 per cento, un dato significativamente superiore a quello che si ricava dal Siape: la differenza equivale a 9 milioni di case in più da riqualificare”.
 

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Una politica economica per la riqualificazione energetica va rifondata, dunque, partendo dalla riforma dei sistemi informativi. Ma Angelini non si è fermato qui e ha voluto dare “alcune indicazioni per il disegno di politiche di settore avanzate che presentano numerose assonanze con i principi delle Nazioni unite”. Suggerimenti utili anche per il governo che per ora non ha dato segnali di una exit strategy dall’impasse del Superbonus e non ha proposto politiche sostenibili per raggiungere gli obiettivi della direttiva case green. Sarà difficile fare a meno di agevolazioni per la riqualificazione che, però, secondo Bankitalia dovrebbero rispettare una serie di criteri molto lontani da quelli del recente passato.

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“Dovrebbero essere indirizzate prevalentemente alle famiglie bisognose  e, a parità di condizioni familiari, alle abitazioni meno efficienti in termini energetici. Dovrebbero essere limitate alle case occupate dal proprietario in via permanente, escludendo quindi le seconde case e le case vuote, che sono quasi un terzo del totale. Dovrebbero prevedere un’adeguata compartecipazione al costo da parte del beneficiario, così da limitare rischi di azzardo morale, essere modulate in relazione al risparmio energetico atteso e rimanere stabili nel tempo, per consentire ai proprietari di comprenderne appieno le caratteristiche e di pianificare l’investimento. Occorrerebbe inoltre definire un insieme più equilibrato di strumenti, che tenga conto delle caratteristiche delle diverse categorie di destinatari: alle detrazioni e ai crediti d’imposta potrebbero essere affiancate forme di sussidio diretto e di sostegno all’accesso al credito. Infine, occorrerebbe intervenire sulla riduzione degli oneri burocratici, per agevolare chi decide di investire nell’efficientamento energetico della propria abitazione”.

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