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Manca manodopera qualificata. La sinergia scuola-Confartigianato

I piccoli imprenditori prevedevano l’assunzione di 449 mila lavoratori con elevate competenze 4.0, capaci di gestire tecnologie relative a big data analytics, internet of things e robot. Ma, di questi, il 55 per cento è risultato di difficile reperimento

Le piccole imprese italiane stanno aumentando gli investimenti in tecnologie ma la loro propensione a innovare è spesso frenata dal problema di reperire personale qualificato. Lo sottolinea un rapporto di Confartigianato che mette in luce la carenza della manodopera necessaria ad affrontare la transizione digitale. 

Nel 2023, infatti, i piccoli imprenditori prevedevano l’assunzione di 449 mila lavoratori con elevate competenze 4.0, capaci di gestire tecnologie relative a big data analytics, internet of things e robot. Ma, di questi, il 55 per cento è risultato di difficile reperimento. 

Di fronte alla scarsità di lavoratori qualificati, la maggioranza dei piccoli imprenditori reagisce con una serie di interventi sia sul fronte degli incrementi salariali e della flessibilità negli orari di lavoro, sia con incentivi per favorire la crescita professionale. A questo proposito, si intensificano le attività di collaborazione con le scuole, in particolare quelle a indirizzo tecnico e professionale. Secondo il rapporto di Confartigianato, per il 72 per cento dei lavoratori necessari alle piccole imprese è richiesto un titolo secondario tecnico o con qualifica o diploma professionale o una laurea in materie scientifiche, tecnologiche e ingegneristiche (Stem). 

Ed è proprio il rapporto con la scuola uno dei nodi da affrontare, secondo il presidente di Confartigianato Marco Granelli.  “La transizione digitale – sottolinea – va sostenuta con interventi a misura di piccola impresa per favorire gli investimenti in tecnologie 4.0, soprattutto in questa difficile fase congiunturale, in cui la stretta monetaria e il calo dei prestiti stanno pesando sugli imprenditori. Ma altrettanto importanti sono interventi di politica formativa capaci di risolvere il problema della carenza di manodopera qualificata e con competenze digitali denunciata dalle piccole imprese”. 

“Serve – spiega il presidente di Confartigianato – un nuovo modello di formazione per orientare i giovani nel mercato del lavoro. Significa formare competenze complesse che coniugano cultura umanistica e cultura tecnica. Bisogna puntare sull’apprendistato professionalizzante come fondamentale canale incentivato di ingresso nel mondo del lavoro. E’ anche necessario sostenere e rilanciare i percorsi di studio professionali sia in un’ottica di sistema, attraverso la strutturazione di percorsi di orientamento lungo tutto il percorso formativo, sia in una dimensione di filiera che incentivi maggiormente la formazione duale e professionalizzante e valorizzi il livello terziario con gli Its”.

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