Lapresse

La lettera

Perché Ance accusa il governo di irresponsabilità sul Superbonus

Federica Brancaccio

"La sottovalutazione di questo problema rischia di condannare il nostro paese a una brusca frenata e a un pericoloso crollo di fiducia", scrive la presidente

La decisione del governo di fermare le regioni, che stavano acquistando i crediti bloccati da bonus edilizi per dare ossigeno alle imprese dei territori, sta scatenando una tempesta perfetta che può travolgere quel tessuto produttivo e sociale rappresentato dalla grande filiera edilizia che, con grande difficoltà, da oltre un anno, nonostante mille ostacoli, sta trainando pil e occupazione. Mi chiedo se si sia compresa appieno la drammaticità della situazione in cui versano migliaia di famiglie e imprese, alle quali è stato chiuso di punto in bianco il rubinetto del credito. Senza alcuna colpa se non quella di aver creduto negli incentivi previsti dallo Stato nel 2020 per l’efficientamento energetico e la messa in sicurezza sismica. Misure poi successivamente modificate e via via ridimensionate fino a renderle, di fatto, inaccessibili e inutilizzabili.

 

Come Ance sono mesi che proponiamo in tutte le sedi competenti soluzioni concrete per sbloccare i crediti e impedire il fermo di migliaia di cantieri in tutte le città, con conseguenze devastanti in termini non solo economici, ma anche di sicurezza e di degrado. Viene il dubbio che non si abbia la piena consapevolezza di cosa voglia dire bloccare cantieri in corso su case e condomini. Nè di quanti disagi, contenziosi e danni economici si stanno già scatenando sui territori. Io stessa ricevo ogni giorno decine di mail e di messaggi non solo di imprese, ma anche di amministratori di condominio, professionisti e cittadini disperati che non sanno come uscire da questa grave situazione. Parliamo di circa 15 miliardi incagliati e di 25 mila cantieri a rischio fermo. Uno tsunami per un’economia già esposta a mille incognite nazionali e internazionali. Per sbloccarli l’unica soluzione è utilizzare gli F24 a compensazione dei crediti maturati, come avevamo proposto insieme ad Abi. Qualsiasi altra soluzione parziale come l’esclusione del reato di concorso in violazione, prevista dal decreto non è sufficiente.

 

La sottovalutazione di questo problema rischia di condannare il nostro paese a una brusca frenata e a un pericoloso crollo di fiducia. Né possiamo ridurre tutto a uno scontro politico tra sostenitori e detrattori del Superbonus: occorre uno sforzo di responsabilità per individuare immediatamente una soluzione nell’interesse del paese intero. Deve essere chiaro che far fallire le imprese e danneggiare le famiglie per far tornare i conti è come dire che “l’operazione è riuscita ma il paziente è morto”.

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