Christine Lagarde (Thomas Lohnes/Getty Images) 

editoriali

Quanto costa la via stretta della Bce

Redazione

Lagarde conferma che i tassi non scenderanno. Le attese dell’economia

“Alla Bce valutiamo tutti gli elementi che compongono l’inflazione ma da qualunque parte la si guardi resta troppo elevata”. Queste che avete appena letto sono le parole di Christine Lagarde con cui, la presidente della Bce, ha tagliato ogni attesa di ripensamento sulla politica monetaria con tendenza restrittiva. Non c’è più neanche da aspettarsi che la componente energetica, da cui era scaturita l’impennata dei prezzi europei, venga considerata separatamente o almeno tarata in modo diverso, anche in ragione delle previsioni sulle quotazioni in ribasso per gas e petrolio, i cui prezzi sono comunque anche ora minori delle attese. Niente da fare, invece. Mentre la Bce parla genericamente di recessione forse evitata per lasciare spazio a una modesta e molto transitoria contrazione dell’economia europea. Questa condizione viene letta dalla Banca centrale come un altro segnale di via libera per le sue scelte sui tassi.

 

Poco viene detto sulla dinamica salariale europea, dalla quale, almeno per ora, non vengono invece segnali di surriscaldamento. In ogni caso con la tenacia della sua linea duramente antinflazionistica la Bce si mette su una strada diversa da quella che molti attendevano. Ma resta la possibilità di un 2023 diviso in due. Con la prima metà dell’anno ancora caratterizzata dai segnali restrittivi della Bce e la seconda ravvivata dalla frenata dei prezzi, dalla ripresa dell’economia e dalla stabilizzazione dei tassi. In Italia Confindustria fa suo questo scenario e chiede interventi per sostenere gli investimenti nella prima metà dell’anno in vista dello sforzo produttivo richiesto dalla ripresa prevista per giugno. Un po’ come dire che se la politica monetaria toglie, allora almeno la politica industriale cerchi di dare.