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la trattativa

Altri 400 milioni per Ita (e per tenere Lufthansa alla finestra)

Giuseppe De Filippi

Il prossimo aiuto finanziario del governo costerà al bilancio e in termini di immagine dell'esecutivo, ma consentirà di tenere i buoni rapporti con la parte operativa dell’azienda e con i sindacati. Nel frattempo la compagnia tedesca rimane interessata, ma solo a una vera privatizzazione

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Per Ita Airways si può parlare certamente di situazione grave ma non inedita, andando, ovviamente, a guardare nella lunga storia della sua cellula madre Alitalia. C’è confusione sul progetto di vendita e c’è bisogno di evitare, nel breve, le conseguenze di quell’antipatico articolo del Codice civile per il quale, nella situazione patrimoniale cui si va incontro, bisognerebbe andare in tribunale con i libri contabili.

Rientra nell’ampiamente già visto il prossimo aiuto finanziario già messo in cantiere dal governo, per 400 milioni. Secondo fonti interne consentirebbe di superare l’inverno, che per le compagnie aeree, specialmente le medio-piccole, è la stagione più difficile in termini di redditività e saldi di bilancio. Nel frattempo, arrivano i primi aerei nuovi e si spera, in questo caso con molta credibilità, di ripetere poi, o anche migliorare, l’ottima stagione estiva. Quella appena trascorsa, con buoni coefficienti di riempimento e vari indici incoraggianti, tra cui quello della puntualità, ha permesso a Ita di mostrare qualche capacità di reazione e perfino di portare qualche miglioramento nei flussi finanziari, anche se poi l’aumento del prezzo dei carburanti si è divorato tutto il buon lavoro fatto in estate. Deve passare la nottata, dicono in azienda, guardando ai prossimi mesi. Ma, se il Mef e i soldi pubblici sono sempre una certezza, altrettanto non può dirsi della ricerca di un partner finanziario e operativo, cioè di quella che, con enfasi, chiamiamo privatizzazione. Il periodo di esclusiva, con accesso alla data room, concesso alla cordata guidata da Air France e Certares è finito in un congedo senza saluti, senza espliciti arrivederci. Ma non si era visto alcun attivismo nelle settimane precedenti.

Incontrando i sindacati, i rappresentanti della cordata si sono presentati senza alcun piano da mostrare e sul quale lavorare. E questo succedeva nel periodo di esclusiva, quando si sarebbe immaginato una alacre attività attorno alle migliori strategie successive all’integrazione. Forse la crisi politica e la campagna elettorale hanno frenato le velleità e spento anche la buona volontà, ma è certo che la scelta di concedere l’esclusiva della trattativa alla cordata con dentro il fondo Certares era sembrata una mossa da decisionisti e una svolta verso la vendita, dopo aver escluso repentinamente l’offerta concorrente di Lufhtansa assieme a Msc, con tanto di espulsione dal cda del presidente Alfredo Altavilla, notoriamente favorevole all’integrazione con la compagnia tedesca. Invece, con la fine inconcludente del periodo di esclusiva, eccoci di nuovo da capo. E con Lufthansa che, legittimamente, torna a ricordare la propria disponibilità. C’è un riferimento indicativo nella nota di oggi della compagnia tedesca.

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Si dice che Lufthansa rimane interessata al mercato italiano, che osserva l’ulteriore processo di vendita di Ita, ma che il suo interesse riguarda una vera privatizzazione. L’accenno, un po’ puntuto, è alla trattativa avviata con Air France, ulteriormente influenzata dalle nuove forze di maggioranza e poi spiaggiata forse anche per il peso eccessivo della quota da lasciare in mano pubblica. I prossimi 400 milioni costeranno al bilancio dello stato e costeranno qualcosa al governo in termini di immagine, ma consentiranno di tenere i buoni rapporti con la parte operativa dell’azienda e con i sindacati, cioè con le strutture vincenti in questa fase. Per il dopo potrebbe tornare la mano a Lufthansa insieme agli alleati di Msc, con la possibilità di mantenere un ruolo minore per il Mef, a presidio delle richieste sull’italianità tanto care al governo. Ma, compito difficile, dovrà convincere il blocco aziendalista-sindacale e ragionare con un governo non simpatizzante. Anche Certares e Air France si rifaranno avanti, con il vantaggio di aver già dato una guardata approfondita ai dati riservati di gestione.

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