Mario Draghi con il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani (Ansa)

gas e aiuti

Bollette, il governo lavora a un altro decreto contro i rincari

Alberto Chiumento

Il Mef studia un nuovo intervento per fare fronte ai prezzi dell'energia fuori controllo. Confindustria chiede un tetto al prezzo. Giorgetti: "Se non si fa price cap serve uno scostamento di bilancio" 

Per sostenere famiglie e imprese colpite dagli aumenti delle bollette il governo sta pensando a un ulteriore intervento. Lo ha confermato ieri Laura Castelli, viceministro all'Economia, secondo cui “ci sono i margini per un nuovo decreto per calmierare gli effetti del prezzo del gas”, che potrebbe arrivare nel corso della prossima settimana. Di interventi per contrastare i rincari energetici ce ne sono già stati diversi, l'ultimo è il decreto Aiuti Bis di inizio agosto, che sfruttando risorse per 15 miliardi di euro ha confermato molte delle misure presenti nel primo decreto Aiuti, che a sua volta utilizzava 14 miliardi di euro ed era stato ultimato a maggio.

Si ipotizzava che proprio il decreto aiuti Bis, completato nemmeno un mese fa, potesse essere l'ultimo intervento contro il caro energia del governo Draghi, ma così molto probabilmente non sarà. 321 euro per megawattora è il nuovo record registrato dal prezzo del gas al Ttf di Amsterdam, il mercato finanziario di riferimento per il gas naturale, una cifra inimmaginabile se si considera che lo scorso agosto il suo costo era di appena 26 euro.

Il problema è però dove trovare le risorse: il premier Mario Draghi non ha mai voluto ricorrere a uno scostamento di bilancio ed è estremamente probabile che continui in questa direzione. Sembra che il governo possa già contare su un paio di miliardi, frutto di entrare tributarie superiori alle aspettative, secondo quanto riporta il Corriere della Sera. Ma non sono risorse sufficienti per un intervento incisivo, anche se paragonati ai precedenti stanziamenti. 

L'altro fronte su cui il governo tenta di muoversi è quello di un tetto comunitario al prezzo del gas. Lo ha detto sempre Castelli ieri, lo ripete da mesi il presidente del Consiglio. Ma la misura non è così facile da introdurre. E ieri Giancarlo Giorgetti, ministro dello Sviluppo economico, ha dato il suo aut aut: senza il tetto al prezzo del gas non rimarrebbe che l'opzione dello scostamento di bilancio per il governo dimissionario di Draghi.

Il pressing dal mondo dell'industria è infatti sempre più forte. Intervistato dal Corriere della Sera, il presidente di Confindustria Bonomi ha sollecitato un intervento del governo anche a favore del settore industriale: in molti casi “le bollette si sono decuplicate e nei primi sette mesi del 2022 la cassa integrazione straordinaria è salita del 45 per cento rispetto ad un anno fa. E non abbiamo ancora visto il peggio”. Bonomi ha detto che va sganciato il prezzo dell'elettricità da quello del gas perché “il 60 per cento dell'elettricità non è prodotta dal gas”. E inoltre che va “dedicata una quota della produzione nazionale di rinnovabili alla manifattura: come in Francia, a prezzi amministrati dallo Stato”. Alle parole di Bonomi si accompagnano i dati rilasciati da Confcommercio secondo cui il caro bollette mette a rischio 120 mila imprese del terziario da qui ai primi sei mesi del 2023, anche se è il settore secondario quello che più energivoro nel sistema economico italiano.

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