Il ministro dell'Economia Franco durante un consiglio dei ministri (Ansa)

il provvedimento

Col taglio al cuneo fiscale il decreto Aiuti bis allontana la stagione dei bonus

Alberto Chiumento

Il Consiglio dei ministri si prepara ad approvare il decreto da 14,3 miliardi di euro. Non solo la proroga degli sgravi su accise e bollette, ma anche interventi sul lavoro: dalla rivalutazione delle pensioni alla riduzione del esonero contributivo 

Iniziano a delinearsi gli interventi economici che saranno inclusi nel decreto Aiuti bis, il provvedimento all'esame del Consiglio dei ministri previsto per giovedì. Le risorse a disposizione del decreto sono 14,3 miliardi, cifra in linea con lo stanziamento (14 miliardi) che il governo aveva fatto per il primo decreto Aiuti a maggio.

  

Un'importante novità presente nella misura è l'esonero contributivo: la tassazione sul lavoro diminuirà dell'1 per cento per i redditi inferiori ai 35 mila euro. L'intervento entrerebbe in vigore a luglio e si concluderebbe a dicembre, con i primi effetti visibili ad agosto. In ogni caso, si tratterebbe della seconda modifica del cuneo fiscale negli ultimi mesi. La legge di Bilancio 2022 aveva introdotto un esonero contributivo dell'0,8 per cento per i lavoratori con un reddito fino ai 35 mila euro. E' quindi chiaro l'obiettivo governativo di sostenere in modo specifico le fasce della popolazione che più subiscono gli effetti dell'elevata inflazione. La difficoltà politica di fare un passo indietro su questo tipo di misura è un lascito importante di Draghi al prossimo governo in vista della prossima legge di Bilancio. 

 

La decontribuzione del lavoro è un aspetto su cui il governo Draghi, rimasto in carica soltanto per gli affari correnti, si era mostrato molto determinato già settimana scorsa quando aveva incontrato i sindacati per definire una prima bozza del decreto Aiuti bis. Nonostante questi ultimi fossero usciti soddisfatti da quell'incontro e il decreto Aiuti bis includerà molte delle loro richieste, ora la loro posizione sembra essere sorprendentemente cambiata. "Sul piano quantitativo è del tutto insufficiente perché su 14 miliardi soltanto uno è per i lavoratori. Sono cifre assolutamente insufficienti”, ha detto Landini, segretario generale della Cgil, dopo l'incontro con il governo sul decreto. Anche Bombardieri non è rimasto contento, tanto che ha definito l'intervento “poco più di un'elemosina”.

 

In effetti, le modifiche in busta paga per i lavoratori sono ridotte: secondo alcune simulazioni, la riduzione dell'1 per cento del cuneo fiscale permetterebbe un aumento del netto in busta paga di circa 27 euro mensili per chi ha un reddito di 35 mila euro e di circa 20 euro mensili per chi guadagna intorno ai 25 mila euro. Considerando anche la riduzione di 0,8 per cento già in vigore, i risparmi mensili per i due precedenti livelli di reddito sarebbero rispettivamente intorno ai 70 e ai 50 euro. Gli effetti economici a livello di singolo lavoratore sono quindi piccole, ma le risorse sono limitate e poi, come ha ricordato Ignazio Ganga, segretario confederale della Cisl, “il decreto sta all'interno del perimetro di quanto era stato preannunciato da Palazzo Chigi”. Nessun motivo per sorprendersi quindi.

 

C'è poi un altro aspetto di cui tenere conto. La decontribuzione non è una misura singola ma è parte di altri importanti interventi. Stando alle bozze, il decreto Aiuti bis includerà l'anticipazione a ottobre, invece che a inizio 2023, della rivalutazione delle pensioni del 2 per cento; il rinnovo degli sconti sulle bollette fino a fine anno; il taglio delle accise, pari a 30 centesimi al litro, fino al 20 settembre (anche se l'idea sarebbe già quella di intervenire nuovamente per prorogare l'intervento fino a ottobre). E' previsto anche l'allargamento del bonus 200 euro ai lavoratori precari e stagionali, finora rimasti esclusi, mentre una sua ripetizione è stata scartata per via dell'alto costo.