(Foto di Ansa) 

Editoriale

Occhio a fidarsi degli ayatollah

Redazione

La guerra e le alleanze: fino a che punto ci si può spingere con l’Iran? 

Lo stato canaglia scaccia quello ancora più canaglia? L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia ha messo in moto sviluppi imprevedibili. Ha ridisegnato alleanze e percezioni reciproche; ha rinsaldato alcuni rapporti e ne ha disfatto altri; e ha spinto paesi che prima erano divisi a tornare ad annusarsi. Va letto anche in quest’ottica il viaggio di Hossein Amir-Abdollahian, ministro degli Esteri dell’Iran, ieri a Roma per incontrare i suoi omologhi italiano e vaticano, cioè il ministro Luigi Di Maio e il cardinale segretario di stato Piero Parolin.

 

Formalmente il confronto ha riguardato alcune questioni generali, relative a possibili forme di cooperazione politica, economica e commerciale. Ma in realtà è probabile che si sia parlato anche di altro: l’accordo sul nucleare iraniano (che è una partita essenzialmente americana) e soprattutto le sanzioni secondarie a esso collegate. Di fatto l’Iran è completamente tagliato fuori dai mercati globali. Una condizione di isolamento che, naturalmente, danneggia il regime degli ayatollah ma che in questo momento pesa sul mondo intero. La produzione di greggio, che nel 2016 si aggirava attorno ai 3 milioni di barili al giorno, era salita fino all’incirca quattro durante il breve periodo di vigenza dell’accordo, salvo poi dimezzarsi dopo che gli Usa se ne sono chiamati fuori per volere di Donald Trump (scelta confermata da Joe Biden). E’ come se due milioni di barili al giorno, destinati all’export, si fossero improvvisamente dissolti. L’Iran è uno dei paesi al mondo più ricchi di petrolio e gas: una ricchezza che oggi potrebbe contribuire ad alleviare gli impatti della crisi con la Russia. Ma la politica ha i suoi riti e i suoi simboli e non può ridursi alla mera utilità di breve termine. Con Di Maio, dunque, Amir-Abdollahian ha parlato  di possibili “complementarietà” industriali. Ma è probabile che Teheran chieda presto a Roma di mettere una buona parola con la Casa Bianca, nella speranza di trovare un modo per coniugare necessità e virtù. Occhio.

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