La raccolta del Tesoro porta nelle casse statli 9,4 miliardi di euro, meno rispetto alle attese. Che qualche responsabilità la abbiano le banche?
Il Btp Italia è la rappresentazione più lampante della convinzione del governo Draghi che la corsa dell’inflazione sia destinata a rallentare presto. Puntando su questa previsione, il Tesoro ha lanciato la nuova emissione di debito pubblico che si è conclusa ieri con risultati, però, sotto le attese della vigilia. Sono stati collocati 9,4 miliardi di euro di cui 7,26 miliardi presso i piccoli risparmiatori e 2,18 miliardi presso investitori istituzionali. Rispetto all’asta analoga di maggio 2020, l’adesione è stata inferiore del 50 per cento. Ma si era in piena epoca Covid e il grande successo fu determinato anche da fattori contingenti. Resta il fatto che gli italiani hanno riservato un’accoglienza tiepida all’operazione che, da parte del governo, voleva essere anche un modo per offrire l’opportunità di proteggere la liquidità dal caro vita. I Btp Italia, infatti, sono indicizzati all’inflazione, che oggi è elevata, ma domani è destinata a scendere e proprio questa prospettiva avrebbe reso, secondo alcuni osservatori, l’investimento poco appetibile.
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