L'intervento 

Un Recovery permanente in Europa. La proposta di Visco

Mariarosaria Marchesano

Il governatore di Banca d'Italia avanza l'idea di fare più debito comune europeo. Ma avverte: attenzione allo spread: "Aumenta per le fragilità strutturali". L'Italia deve continuare il risanamento dei conti pubblici 

Un nuovo strumento di debito comune europeo, una sorta di “Recovery” permanente che accompagni la riforma del Patto di stabilità e crescita. E’ la proposta avanzata dal governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, nella consueta relazione annuale. Visco è partito dalla considerazione che si discute da tempo dell’opportunità di completare l’assetto istituzionale dell’Unione economica e monetaria, dotandola di un bilancio comune di dimensioni adeguate.

Dal suo punto di vista, una soluzione percorribile a “trattati invariati”, potrebbe essere quella di predisporre “uno strumento pronto per essere utilizzato in caso di necessità, evitando di dover creare di volta in volta programmi ad hoc, come è avvenuto dopo la crisi dei debiti sovrani e durante la pandemia”. In questo modo si rafforzerebbe la fiducia nella capacità europea di intervenire tempestivamente quando necessario. “Il nuovo strumento – ha precisato – potrebbe finanziare progetti comuni di carattere eccezionale o concorrere alla stabilizzazione macroeconomica dell’area in risposta a choc di particolare entità. Sull’esempio del programma Ngeu, si reperirebbero risorse attraverso l’emissione di debito dell’Unione per trasferirle ai paesi membri affinché le impieghino con criteri e per scopi concordati a livello europeo; il servizio di questo debito sarebbe assicurato da adeguate entrate proprie”.

Ma come sarebbe vista una simile soluzione dagli altri paesi, in particolare quelli del nord Europa? Visco non ne parla, ma fa un riferimento al consenso che nell’Ue si è creato non solo sulla necessità di rinnovare il Patto, ma anche su alcune caratteristiche “desiderabili” di un nuovo sistema di regole più flessibili. L’idea di fondo è che bisogna continuare a garantire la sostenibilità dei debiti pubblici, ma tenendo conto delle differenze tra le condizioni macroeconomiche e strutturali dei diversi paesi. Insomma, l’emissione di debito comune europeo dovrebbe superare il “criterio uniforme di riduzione del rapporto tra debito e pil previsto dalle regole attuali” e indicare in questo senso obiettivi specifici per ogni paese definendo “un profilo pluriennale di indebitamento netto coerente con tali obiettivi”.

Che cosa vorrà dire tutto questo per l’Italia? La proposta di Visco non va interpretata nell’ottica di scaricare sull’Europa il debito pubblico del nostro paese, che, invece, deve proseguire il suo percorso di risanamento. E su questo punto, il governatore ha ricordato come il rapporto fra il debito e il pil del nostro paese è previsto continui a scendere sia quest’anno sia il prossimo. Attenzione, però, allo spread. “Nelle ultime settimane abbiamo però osservato un aumento del differenziale di rendimento tra i titoli di Stato italiani e quelli tedeschi, che ha ripetutamente superato, per i decennali, i 200 punti base – ha detto avvertito – Questo brusco incremento non riflette improvvisi cambiamenti nelle condizioni di fondo dell’economia: la posizione netta sull’estero è robusta, i produttori italiani competono con successo sui mercati di sbocco, è contenuto nel confronto internazionale l’indebitamento delle famiglie e delle imprese. L’incremento richiama tuttavia l’attenzione sulla fragilità strutturale rappresentata dall’alto livello del debito pubblico; conferma la necessità di proseguire senza incertezze sul sentiero di graduale rafforzamento dei conti pubblici”. 

 

Di più su questi argomenti: