Cosa c'è dietro le minacce di Putin sul gas da pagare in rubli 

Redazione

Già oggi gli esportatori di Mosca sono tenuti a convertire in rubli l’80 per cento della valuta estera incassata a titolo di pagamento. Non basta una moneta sovrana per risolvere i guai

Vladimir Putin ha minacciato i “paesi ostili” di costringerli a pagare il gas in rubli, anziché in euro o dollari. E il nostro corsivo potrebbe finire qui: difficilmente dal Cremlino poteva arrivare una più esplicita ammissione di debolezza. Con le riserve della Banca centrale congelate, le sanzioni occidentali e l’ostracismo del resto del mondo, a Mosca non resta che fare la voce grossa. Nel merito, a voler leggere razionalmente, si può vedere il tentativo disperato di restituire fiato alla valuta nazionale, in caduta libera da quando è iniziata l’invasione dell’Ucraina. Il disegno è quello di obbligare i clienti occidentali ad acquistare rubli, in modo tale da restituire un po’ di valore alla moneta sovrana. Si tratta, va da sé, di una richiesta che difficilmente avrà seguito.

 

D’altronde, a tutti gli effetti pratici si tratta piccolo cabotaggio: già oggi gli esportatori di gas russo sono tenuti a convertire in rubli l’80 per cento della valuta estera incassata a titolo di pagamento. Con la “direttiva Putin” si passerebbe al 100 per cento: ma perché non limitarsi ad alzare tale percentuale anziché prendere la via più lunga e tortuosa, che tra l’altro richiede la collaborazione di soggetti esteri? Forse Putin intende semplicemente scoprire la pistola che tiene alla cintura, cioè la minaccia sempre latente di interrompere le forniture. Ma anche quest’arma è scarica: da settimane l’Europa discute di come ridurre rapidamente la dipendenza dalla Russia e addirittura se estendere all’energia le sanzioni in vigore, di fatto rivolgendo la canna verso Putin stesso. O, forse, il presidente russo vuole solo amplificare la confusione: tant’è che, al suo annuncio, il prezzo del gas è schizzato in alto, salvo poi ripiegare (e chissà quanti oligarchi hanno fatto giornata con l’oscillazione). Come minimo questo dimostra che non basta una moneta sovrana per risolvere i problemi economici: la moneta è unità di conto, ma il carburante del benessere sta nell’effettiva integrazione economica. Che la Russia, oggi, per sua responsabilità, ha perso.

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