EPA/ANDREJ HANZEKOVIC / ECB HANDOUT 

Editoriali

Lo spettro della stagflazione

Redazione

Per Fed e Bce  la fiammata dei prezzi è transitoria, ma tanti temono non sia così

L’inflazione continua a correre e nonostante l’Fmi preveda che, nelle economie avanzate, salirà al 3,6 per cento a fine 2021 per tornare al 2 per cento nella prima parte del 2022, quindi in linea con gli obiettivi delle banche centrali, il fenomeno spaventa i mercati che ieri hanno vissuto una giornata pesante. Un intreccio di cause – tra aumento dei prezzi dell’energia e problemi di approvvigionamento globale – sta alimentando il timore che la spinta inflazionistica possa consolidarsi inducendo un restringimento delle politiche monetarie in una fase in cui l’economia ha ancora bisogno di stimoli. Lo stesso numero due della Bce, Luis de Guindos, nei giorni scorsi ha osservato che il surriscaldamento dei prezzi si sta rivelando maggiore di quanto l’Eurotower pensasse fino a qualche mese fa e che esiste una componente di “carattere strutturale”.

 

Sebbene De Guindos si riferisse ai colli di bottiglia che si sono creati dal lato dell’offerta, le sue parole sono suonate come un segnale d’allarme. Per ora, però, il consenso delle banche centrali resta sul fatto che l’aumento dell’inflazione sia transitorio, e in base a questo si può prevedere che le politiche monetarie resteranno accomodanti. Ma uno scenario da stagflazione, in cui la crescita dei prezzi resta alta mentre la crescita del pil ristagna non si può escludere come ha messo in evidenza il Financial Times, paragonandolo al periodo del Dopoguerra. Il paradosso è che un inasprimento prematuro dei tassi potrebbe portare le banche centrali a provocare la stagnazione che esse stesse temono. Per questo la Fed, che pure si prepara ad alzare i tassi, ripete che non bisogna sottovalutare la necessità di continuare gli stimoli. Ma proprio negli Stati Uniti, dove l’inflazione corre più che in Europa e l’aumento dei rendimenti dei titoli del Tesoro preoccupa, tornano in mente le parole dell’ex segretario di stato, l’economista Larry Summers, il quale, nel criticare il mega stimolo di Biden, disse la scorsa estate che la preoccupazione per l’aumento dei prezzi lo teneva sveglio di notte. Come dargli torto.

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