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Editoriali

Che fare con i Bitcoin?

Redazione

Risolvere il problema criptovalute alla cinese è spaventoso, ma urge regolarle

"Crackdown on everything”, titolava qualche giorno fa il Washington Post commentando le gigantesche decisioni che il Partito comunista cinese, negli ultimi mesi, sta prendendo su tutti i settori della vita pubblica e privata del paese. Regolamenta i videogiochi, i debiti delle aziende, limita il potere dei colossi tecnologici. Il metodo è quello dei regimi autoritari: ciò che può far male alla propaganda o sfugge al suo controllo il Partito lo sottomette, lo vieta. Come molti altri paesi, Pechino non è riuscita ancora a creare una cornice legale a una delle attività più redditizie degli ultimi anni: la moneta virtuale. E così ha scelto la via più facile: ieri la Banca centrale cinese ha dichiarato “illegali” tutte le attività legate alle criptovalute, quindi anche gli scambi in moneta digitale con i paesi esteri. A maggio scorso, la Banca aveva già vietato alle istituzioni finanziarie cinesi di fornire servizi in criptovalute, ma il problema era rimasto, perché i trader avevano continuato a usare le piattaforme straniere. Poco dopo il governo cinese aveva vietato le attività di “mining”: fino a poco tempo fa il 65 per cento dei “minatori” di criptovaluta era in Cina. 


La preoccupazione sulle monete virtuali è la stessa anche in altri paesi asiatici e negli Stati Uniti: la criptovaluta è oggetto di enormi speculazioni fuori dal controllo delle istituzioni, ed è la piattaforma perfetta per il crimine. Ma l’espansione del giro d’affari sembra inarrestabile, e nell’ultimo anno ha invaso anche il calcio e la serie A italiana. In Cina si parla già da un po’ di una criptovaluta di stato, un renminbi digitale che dovrebbe essere messo sul mercato in occasione delle Olimpiadi invernali di Pechino del 2022, e secondo diversi osservatori vietare le monete commerciali servirà soprattutto per lanciare quella statale fra qualche mese. Chissà se la Cina riuscirà, prima di altri, a lanciare un’alternativa valida alle criptovalute. Il problema è che anche  quando sui princìpi ha ragione, i suoi metodi restano sempre spaventosi.

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