Verso la legge di Bilancio
L’Irap non è più tabù. Draghi ha un piano ambizioso sul fisco
L’abolizione dell’imposta sulle attività produttive piace a Palazzo Chigi e c'è consenso tra i partiti: Marattin spinge, la Lega pure, FI segue mentre Pd e M5s non si oppongono. Restano alcuni problemi tecnici e alcune rinunce da fare
L’abolizione dell’Irap è uno slogan elettorale di successo sin dalla nascita dell’Imposta regionale sulle attività produttive, nel lontano 1997. Ma potrebbe diventare realtà con un governo di unità nazionale che non fa di questa imposta un terreno di scontro. E’ infatti una delle idee che circolano a Palazzo Chigi per la legge di Bilancio. L’ultimo a lanciare la proposta è stato Luigi Marattin (Iv), che da presidente della commissione Finanze alla Camera ha coordinato il documento parlamentare sulla riforma fiscale. In attesa della legge delega in materia, che nel migliore dei casi produrrà i suoi effetti nel 2023, è possibile approvarne già un modulo a partire dal 2022: l’abolizione dell’Irap, appunto. E con quali soldi?
L’abolizione dell’Irap è uno slogan elettorale di successo sin dalla nascita dell’Imposta regionale sulle attività produttive, nel lontano 1997. Ma potrebbe diventare realtà con un governo di unità nazionale che non fa di questa imposta un terreno di scontro. E’ infatti una delle idee che circolano a Palazzo Chigi per la legge di Bilancio. L’ultimo a lanciare la proposta è stato Luigi Marattin (Iv), che da presidente della commissione Finanze alla Camera ha coordinato il documento parlamentare sulla riforma fiscale. In attesa della legge delega in materia, che nel migliore dei casi produrrà i suoi effetti nel 2023, è possibile approvarne già un modulo a partire dal 2022: l’abolizione dell’Irap, appunto. E con quali soldi?
Si tratterebbe, in realtà di un superamento più che di un’abolizione tout court. L’idea è di sostituire il gettito Irap delle società di capitali attraverso un aumento dell’Ires e di abolire l’imposta per autonomi e ditte individuali. In questo caso il costo sarebbe di 3 miliardi, che corrisponde più o meno alle risorse messe a disposizione per la riforma fiscale. La proposta è realizzabile perché condivisa da quasi tutti i partiti: la Lega che con Bitonci e Gusmeroli aveva fatto la stessa proposta già nel 2018; Forza Italia che da sempre dichiara di voler abolire l’Irap; ma anche Pd e M5s, che non hanno particolari obiezioni. D’altronde “Il superamento dell’Irap” è uno dei punti approvati all’unanimità nel documento d’indirizzo sulla riforma fiscale.
Restano però due tipi di problemi, di ordine tecnico e politico. “Penso che non sia una priorità, anche perché non è stato risolto il problema delle coperture”, dice al Foglio Maria Cecilia Guerra, economista e sottosegretaria all’Economia molto vicina a Vincenzo Visco, che dell’Irap è stato l’ideatore anche se ora l’imposta è molto lontana dalla “neutralità” rispetto ai fattori produttivi con cui era stata immaginata. “L’Irap è un po’ monca dopo gli interventi fatti – dice la Guerra – ma è un’imposta ad ampia base con bassa aliquota, e ciò la rende più resistente all’evasione. Inoltre per coprirla senza fare deficit bisognerebbe aumentare l’aliquota Ires di 6-7 punti”. Questo è un problema tecnico ma anche sostanziale. Non tanto perché l’Ires tornerebbe a salire oltre il 30 per cento, come prima del 2008, ma perché questo avrebbe degli effetti redistributivi: lo scambio Irap-Ires agevolerebbe le imprese più indebitate e penalizzerebbe le altre. Ma a questi aspetti si può trovare una soluzione se c’è la volontà politica di andare avanti.
L’ostacolo più grande è proprio politico. E’ vero che tutti sono favorevoli all’abolizione dell’Irap, ma qualcuno dovrà fare delle scelte. E in campo ci sono altre cose che i partiti ritengono prioritarie: la riforma degli ammortizzatori sociali per il Pd, il rinnovo di Quota 100 per la Lega, il potenziamento di Superbonus e Rdc per il M5s. Il rischio è che per accontentare tutti le poche risorse disponibili si disperdano in tre o quattro rivoli. Se invece, come si sta pensando, il governo prendesse l’iniziativa e spingesse per l’abolizione dell’Irap, difficilmente i partiti potrebbero opporsi. Il risultato sarebbe: meno tasse (anche se di poco) e una tassa in meno. Il messaggio: un sistema tributario più semplice e pro crescita.