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Savona vuole regolare le cryptovalute, ma bisogna farlo con l'Ue

Mariarosaria Marchesano

La priorità è la "protezione di consumatori e investitori": così l'Unione europea si prepara alla regolamentazione dei cryptoasset. Ma il numero uno della Consob spinge: "In Italia occorrono autorità indipendenti"

Il presidente della Consob, Paolo Savona, nella sua relazione annuale ha di nuovo sollevato l’urgenza di una nuova regolamentazione per le cryptovalute suggerendo che, nel caso in cui l’iter avviato a livello europeo per combattere le distorsioni in questo settore si rivelasse troppo lungo, l’Italia dovrebbe provvedere in modo autonomo. In questo passaggio si coglie il persistere di un certo desiderio di indipendenza rispetto alle istituzioni regolatorie europee da parte di Savona che in passato, anche quand’era ministro del governo gialloverde, non ha nascosto il suo euroscetticismo, salvo poi ammorbidirsi in tempi più recenti.

 

Certo, il tema sollevato dal presidente della Consob, complice le ultime acrobazie sui bitcoin del fondatore di Tesla Elon Musk, non è da sottovalutare. Ed è vero anche che con il boom di risparmio generato dalla pandemia aumentano le necessità di tutela di chi investe. Basti pensare che la propensione al risparmio delle famiglie italiane rispetto al reddito disponibile, ha detto Savona, è aumentata del 50 per cento nel 2020. Sebbene il rendimento di tutta questa liquidità sia vicina allo zero perché rimasta in gran parte sui conti correnti, è possibile che in tanti possano farsi tentare da mercati dominati dall’informatica finanziaria in cui “il genio è uscito dalla lampada”. Ma è difficile immaginare che l’Italia possa avviare un percorso autonomo in un campo minato come quello della regolamentazione delle cryptovalute nel momento in cui in Europa si sta lavorando per far nascere il mercato unico dei capitali e per dar vita all’euro digitale.

 

Sia a livello di Esma, l’autorità europea che vigila sui mercati finanziari, sia a livello di Commissione europea, sono state infatti formulate proposte per dotare l’Unione europea di una regolamentazione dei cryptoasset nell’ambito del “Digital finance package”, che traccia una linea di demarcazione tra questo mondo e gli altri strumenti finanziari. Tra i principali obiettivi che si è posto il legislatore europeo c’è proprio la “protezione dei consumatori e degli investitori”. Gli esperti del settore assicurano che, sebbene i lavori siano partiti con ritardo, contribuendo di fatto a generare una situazione di incertezza, la definizione di un quadro normativo comune non è così lontano (una prima bozza è prevista per gennaio 2022).

 

Altro discorso è quello della necessità di una campagna di istruzione dei cittadini sulle nuove tecnologie e sui nuovi strumenti finanziari che Savona ha voluto enfatizzare nel suo discorso mettendola, in termini di urgenza, sullo stesso piano della campagna di prevenzione sanitaria. Questo perché, ha detto, se si intende riconoscere l’esistenza di monete private, gli utenti devono essere consapevoli dei rischi che si accollano. E su questo punto il presidente della Consob è tornato a rivendicare autonomia dicendo che in Italia è necessaria “l’attivazione di strutture di consultazione formale tra organi di governo e autorità indipendenti che capaci di imprimere un indirizzo unitario alle scelte in materia, anche in vista della posizione da assumere di fronte alle iniziative europee e internazionali in corso”. Un primo passo sarebbe di dar vita “a una controparte unica nazionale che si faccia carico della stabilità macro-prudenziale”. In questo modo, la Banca d’Italia manterrebbe un ruolo centrale, giustificato dalla sua partecipazione all’Eurosistema intorno a cui ruota attualmente la finanza europea, ma verrebbe garantito uno stretto coordinamento tra le tre autorità di vigilanza indipendenti (Consob, Ivass e Covip), con la partecipazione del Mef.

 

Insomma, è chiaro che Savona ritiene che nell’innovazione finanziaria l’Italia debba giocare d’anticipo o mantenere una forma di sovranità regolamentare. Con buona pace della Banca d’Italia che nello stesso settore sta, invece, lavorando a strettissimo contatto con i regolatori europei.

 

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