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Entro la fine del 2022 l'Ue tornerà ai livelli di pil pre pandemia

David Carretta

Per il commissario all'Economia Paolo Gentiloni è cruciale non interrompere troppo presto le misure di sostegno. A giudicare dalle stime della Commissione, il Patto di stabilità verrà riattivato già nel 2023

Grazie alla campagna di vaccinazione e alle riaperture, l’Unione europea e la zona euro si sono messe alle spalle la crisi economica provocata dal Covid-19 e tutti gli stati membri dovrebbero ritornare ai livelli di pil pre-crisi entro la fine del 2022. “Rimbocchiamoci le maniche”, ha detto il commissario all’Economia, Paolo Gentiloni, presentando ieri le previsioni economiche di primavera: “L’ombra del Covid-19 sta iniziando a dissiparsi dall’economia europea. Dopo un inizio anno debole, prevediamo una forte crescita sia nel 2021 sia nel 2022”. Il Covid-19 e i lockdwon hanno portato a una doppia recessione.

 

Ma il pil dell’Ue dovrebbe crescere del 4,2 per cento quest’anno e del 4,4 per cento il prossimo, mentre quello della zona euro rispettivamente del 4,3 e del 4,4 per cento. Per l’Italia ci sono due buone notizie. La Commissione ha rivisto al rialzo le stime di crescita per il prossimo biennio: 4,2 per cento nel 2021 (contro il 4,1 delle previsioni di autunno) e 4,4 per cento nel 2022 (contro il 2,8). Migliora anche la dinamica del debito, che dovrebbe attestarsi al 159,8 per cento del pil quest’anno (contro il 159,5 delle previsioni di autunno) e iniziare a scendere al 156,6 il prossimo (contro il 159,1). Il deficit, dopo il livello record del 11,7 per cento del pil nel 2021, dovrebbe ridursi al 5,8 nel 2021. “Le vaccinazioni e l’allentamento delle restrizioni stanno preparando la strada per l’economia dell’Italia per rimbalzare con forza nella seconda metà del 2021”, ha detto la Commissione. Gli investimenti finanziati con il Recovery fund dell’Ue dovrebbero spingere l’economia italiana verso “un percorso di espansione sostenuta, che dovrebbe permettere alla produzione di ritornare ai suoi livelli pre-pandemici entro la fine del 2022”.

 

 

Il Recovery fund è il booster della crescita in numerosi paesi europei. “L’impatto di Next Generation Eu inizierà a farsi sentire quest’anno e il prossimo, ma abbiamo molto duro lavoro da fare – a Bruxelles e nelle capitali nazionali – per sfruttare al meglio questa storica opportunità”, ha spiegato Gentiloni, sottolineando che per l’Italia “la sfida principale sarà nei prossimi mesi e per i prossimi anni quella dell’attuazione dei programmi di riforma e investimento”. Per il vicepresidente della Commissione, Valdis Dombrovskis, il Recovery fund “aiuterà la ripresa e rappresenterà un vero e proprio punto di svolta nel 2022, quando permetterà di aumentare gli investimenti pubblici al livello più alto in oltre un decennio”. Tra i grandi paesi, quelli che avranno un rimbalzo più forte sono quelli che hanno subìto una recessione più dura nel 2020.

 

La Germania, dopo una contrazione del 4,9 per cento lo scorso anno, dovrebbe crescere del 3,4 per cento nel 2021 e del 4,1 per cento nel 2022. La Spagna, che ha perso il 10,8 per cento di pil nel 2020, dovrebbe recuperare il 5,9 per cento quest’anno e il 6,8 per cento il prossimo. La Francia, che ha segnato un meno 8,1 per cento lo scorso anno, dovrebbe registrare un più 5,7 per cento nel 2021 e 4,2 per cento nel 2022.

 

A differenza degli anni precedenti, le previsioni economiche di primavera del 2021 non serviranno alla Commissione per dare giudizi sui conti pubblici dei singoli stati membri. Il Patto di stabilità e crescita è sospeso dallo scorso anno grazie alla clausola generale di salvaguardia. La Commissione nelle prossime settimane dovrebbe formalmente decidere di prolungare la sospensione del Patto fino alla fine del 2022. “Bisogna evitare di ritirare troppo presto le misure di sostegno all’economia”, ha avvertito Gentiloni: “Il sostegno fiscale senza precedenti è stato e rimane essenziale per aiutare i lavoratori e le aziende europee a superare la tempesta”.

 

 

Ma le stime contenute nel documento pubblicato ieri dalla Commissione condizioneranno le scelte successive. Il fatto che tutti gli stati membri dovrebbero tornare ai livelli di pil pre-crisi entro fine del 2022 gioca a favore di una riattivazione del Patto dal 2023. Alla fine del prossimo anno, nella zona euro otto stati membri avranno un deficit inferiore al 3 per cento del pil. Dopo la Lituania con il 6 per cento, la stima di disavanzo più alto è dell’Italia con il 5,8 per cento. In autunno, dopo le elezioni tedesche, la Commissione avvierà le discussioni su come tornare ad applicare le regole del Patto. Il miglioramento delle prospettive di crescita, così come l’aumento previsto dell’inflazione, peserà anche sulle decisioni che il Consiglio dei governatori della Bce deve prendere a giugno sul programma di acquisti Pepp.

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