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Editoriali

Agenda per una nuova stabilità 

Redazione

Solo con riforme ambiziose si possono cambiare le regole europee

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“Voglio essere molto chiaro. E’ fuori discussione che le regole sul Patto di stabilità europeo dovranno cambiare, ma questo dibattito non è ancora partito”. Ieri Mario Draghi ha detto alla Camera cose che dovrebbero essere musica per le orecchie dei vari schieramenti che lo ascoltavano. “Il 3 marzo di quest’anno” ha specificato “la Commissione ha comunicato orientamenti di politica di bilancio a un anno dall’esplosione della crisi pandemica. L’approccio è di ancorare la clausola di salvaguardia che ha permesso agli stati di utilizzare politiche espansive a quando l’economia della Ue tornerà ai livelli pre crisi. Secondo le attuali previsioni questo non dovrebbe accadere prima del 2023. La mia linea, e non da oggi, è che quelle regole erano inadeguate prima e sono ancora più inadeguate per un’economia in uscita da una pandemia. La revisione deve assicurare margini di bilancio più ampi e l’Italia intende partecipare attivamente alla discussione”.

 

Intanto da Bruxelles sono arrivate stime migliorative sulla crescita post pandemia. Il pil italiano dovrebbe aumentare del 4,2 per cento quest’anno e del 4,4 il prossimo. La media Ue è 4,2 e 4,4; quella dell’Eurozona 4,3 e 4,4. Dunque siamo lì, anzi leggermente sotto. Ancor più visto che nel 2020 l’Italia ha fatto meno 8,9, cioè 2,2 punti meno della media, e che soprattutto veniva da tre anni di crescita in decimali, tranne il 2017, largamente in coda all’Europa e che nel 2012-2016 il nostro pil si era ridotto dello 0,6 per cento rispetto a un pur non esaltante più 0,8 della zona euro. Altre previsioni ci fanno credito di performance migliori, attribuendo all’Italia multipli collegati al buon uso in investimenti degli oltre 200 miliardi di fondi europei. Bisogna pretendere che sia così, che l’Italia non sprechi gli aiuti limitandosi a “mettersi in scia dell’Europa”. Deve andare oltre: anche perché questa sarà la carta che potremo giocare a Bruxelles per ottenere le nuove regole sul Patto di stabilità. Che sono poi quelle che determineranno la restituzione della parte dei soldi che arriveranno sotto forma di nuovo debito.

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