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Tra passato e futuro

Il nodo Generali

Stefano Cingolani

Sì al bilancio delle Assicurazioni, ma non c’è Caltagirone. Il dissenso, le mosse di Del Vecchio e, forse, di Unicredit

L’assemblea delle Assicurazioni Generali si è svolta ieri in remoto senza scossoni. L’amministratore delegato Philippe Donnet ha presentato il bilancio approvato dal 99,8 per cento dei votanti con un quorum del 51,52 per cento. No news good news? Non esattamente. La prima novità infatti riguarda proprio il capitale presente. Quest’anno mancava una quota del 5,6 per cento, quella di Francesco Gaetano Caltagirone. 

 

Caltagirone è il secondo azionista dopo la Mediobanca che detiene circa il 13 per cento (Leonardo Del Vecchio ha il 4,8 per cento e Benetton il 3,9). Il gran rifiuto del costruttore romano, vicepresidente della compagnia, è, dunque, la vera notizia anticipata già il giorno prima. Una scelta inusuale che invia un messaggio doppio: primo destinatario è il manager francese che gestisce il gruppo dal 2016, secondo obiettivo è l’azionista di riferimento, cioè la Mediobanca guidata da Alberto Nagel. Un’assemblea apparentemente scialba, diventa così uno snodo tra passato e futuro, forse già un punto di svolta. Cominciamo però dal primo messaggio. 

 

Molti tra gli analisti e tra gli azionisti si chiedono come si può criticare un capo azienda che ha distribuito 7 miliardi di euro e nell’orribile 2020 ha realizzato un risultato operativo di 5,2 miliardi confermando il record del 2019. Donnet ieri si è mostrato allegro e soddisfatto, annunciando che è già al lavoro per il prossimo piano triennale, nonostante alle sue spalle si senta bussare il mozartiano convitato di pietra. Questa volta il Commendatore è vivo e vegeto e ha mostrato più volte la sua insoddisfazione su alcune operazioni che l’amministratore delegato ha presentato come altrettanti successi, soprattutto in Russia e in Malesia (acquisizione approvata da otto consiglieri su 13 con Caltagirone e Del Vecchio contrari).

 

Il dissenso più palese è emerso sull’acquisto per 300 milioni di euro del 24,4 per cento della Cattolica Assicurazioni: né Caltagirone né Del Vecchio hanno partecipato alla votazione. Ieri il fondatore di Luxottica non si è distinto e in precedenza aveva rilasciato dichiarazioni favorevoli alla gestione Donnet, tuttavia nel frattempo ha scalato Mediobanca della quale possiede oltre il 13 per cento e ha il via libera anche dalla Bce per arrivare fino al 20 per cento. Insomma, Del Vecchio attacca la testa dello schieramento mentre presidia il fianco più ampio e più scoperto. E qui entrano in scena gli equilibri tra gli azionisti.

 

Il consiglio d’amministrazione rispecchia Mediobanca, come sempre dai tempi di Enrico Cuccia. Di qui al prossimo anno la musica dovrà cambiare, pensa Caltagirone. Secondo Nagel la lista del cda deve essere presentata dal consiglio uscente senza privilegiare i soci eccellenti. Caltagirone, Del Vecchio e Benetton invece vogliono contare di più. Per fare cosa? Prima una nuova strategia poi il management, è la loro parola d’ordine. Il Leone di Trieste oggi è più solido, ben organizzato, forte, con una raccolta premi di 70 miliardi di euro che lo rende leader in Europa, ma resta un Leone in gabbia. La dimostrazione viene dalla Borsa dove il valore azionario ristagna (ieri quotava 16,87 euro, prima della pandemia era arrivato a quota 19; le Generali capitalizzano 26 miliardi di euro, Allianz  89, Axa 56 miliardi) esponendo la “cassaforte degli italiani” al rischio di incursioni non volute. Una preoccupazione molto diffusa anche tra le forze politiche, e non solo quelle sovraniste.

 

I barbari non sono alle porte, ma per tenerli lontani le Generali debbono passare all’offensiva con le spalle coperte da un assetto azionario stabile e italiano, un nocciolo duro unito da una strategia comune: è la convinzione che si fa strada mentre a Piazza Affari molti cominciano a credere in un coinvolgimento anche della Unicredit dove Del Vecchio è azionista oltre che cliente importante e ha avuto un ruolo decisivo nella nomina del nuovo amministratore delegato Andrea Orcel. Gli analisti di Morgan Stanley hanno già fatto i conti delle sinergie e dei guadagni per la banca e per la compagnia di assicurazioni. Caltagirone e Del Vecchio non si muovono di concerto, però hanno lo stesso obiettivo. Riusciranno nel loro intento? Ricucire lo strappo è possibile, ma non facile, lo vedremo presto, forse già con il prossimo consiglio di amministrazione