Editoriali

Alitalia naviga ancora a vista

Redazione

Mancano i soldi per gli stipendi, mentre si avvita la trattativa con l’Unione europea 

Stipendi dimezzati, fornitori in credito, pochi soldi in cassa e una trattativa in salita con la Commissione europea. La situazione di Alitalia si fa sempre più delicata e dall’incontro di oggi pomeriggio tra i commissari straordinari e i sindacati la sensazione è che si stia ormai navigando a vista. Da una parte il problema ricorrente della cassa costantemente svuotata. L’ultima erogazione di ristori Covid è stata autorizzata la settimana scorsa, ma invece dei 55 milioni previsti dal governo il commissario Margrethe Vestager ha dato il via libera a 24,7 milioni, corrispondenti alle perdite registrate dalla compagnia per via delle limitazioni imposte dalla pandemia. Una cifra che andrà usata con parsimonia. Da qui la decisione dei commissari straordinari di pagare gli stipendi di marzo al 50 per cento. Il resto dovrebbe coprirlo l’Inps erogando la cassa integrazione, ma i sindacati chiedono che sia l’azienda ad anticipare la quota. Dall’altra le trattative con la Commissione europea in stallo, dopo che lunedì sera il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti ha parlato di “cambio di strategia” per “permettere la continuità operativa della compagnia aziendale”.

 

I nodi da sciogliere riguardano ancora i paletti imposti dalla Commissione sulla newco Ita. Non solo per via dello “spezzatino” e degli slot da liberare, ma anche per la richiesta, mal digerita dai sindacati, di accantonare il vecchio brand Alitalia. A questo si aggiunge la dimensione ridotta della nuova compagnia, con una flotta di 50 aerei. Una versione “leggera” di Alitalia che produrrebbe circa 7.500 esuberi. Inaccettabili per le parti sociali. Finché non partirà la nuova compagnia, le difficoltà finanziarie, comprese quelle legate all’erogazione degli stipendi, sono destinate a ripetersi mese dopo mese. Per superare lo stallo è necessario continuare le trattative, ma il tempo stringe. La grana è tutta in mano al Mise, dove il 14 aprile torneranno a manifestare i lavoratori. Il governo è cambiato ma i problemi sono sempre lì.

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