editoriali

Perché è giusto abolire il Cashback

L’ennesimo bonus nato male: costi consistenti, obiettivi vaghi, benefici incerti

Quali fossero il senso e lo scopo del provvedimento era evidente dalle modalità dell’annuncio in stile televendita: “E poi ci sarà il superbonus! Attenzione… se uno spende tanto, i primi 100 mila sms avranno 1.500 euro. In più ci sono i 50 milioni della lotteria!”. Così, lo scorso autunno, al Festival dell’economia di Trento, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte aveva presentato il “Cashback”: un rimborso del 10 per cento di qualunque acquisto fatto con strumenti di pagamento digitali, fino a una restituzione massima di 300 euro all’anno.

   

Sulla misura il governo aveva investito tante risorse economiche, quasi 5 miliardi (cinque volte quanto per il Reddito di emergenza), e molto sul piano politico visto che era gestita anche sul piano comunicativo direttamente da Palazzo Chigi. Il ritorno che ci si attendeva, come per tanti altri bonus, era evidentemente di consenso elettorale.

  

Il Cashback raccoglie però in sé, sia nel metodo sia nel contenuto, tutti i principali difetti delle politiche pubbliche italiane. Nel metodo si tratta di un bonus una tantum che presenta obiettivi multipli, vaghi e contraddittori: deve incentivare i pagamenti digitali ma esclude l’e-commerce; deve incentivare il commercio di prossimità ma vale per la Gdo; deve contrastare l’evasione ma funziona anche per tutti i settori in cui non ce n’è al dettaglio (Gdo, bollette, carburante, pagamento delle tasse).

 

Inoltre, non è stata fatta alcuna valutazione ex ante per misurare l’impatto che il Cashback dovrebbe avere e gli effetti redistributivi (ne beneficeranno soprattutto i più benestanti).

  

Abbiamo quindi costi consistenti, obiettivi vaghi e benefici incerti.  

 

Inoltre manca una valutazione rispetto agli usi alternativi di una somma così consistente: aiuto a imprese, famiglie, poveri, investimenti, ricerca. Abolendo il Cashback, il governo Draghi darebbe inoltre un segnale di discontinuità rispetto alla politica dei bonus che ha sprecato tante risorse e ottenuto pochi risultati. 

   

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