L'effetto Draghi su Mps e consolidamento bancario
Caso Montepaschi e crediti deteriorati, cosa può cambiare nella gestione dei dossier più delicati con l'insediamento del nuovo governo
“Penso che con il governo Draghi non vedremo più quel protagonismo sul consolidamento bancario che ha caratterizzato gli ultimi anni. A volte ho sentito esponenti del Parlamento e anche del governo spiegare chi dovesse fondersi con chi e anche come dovesse farlo. Detto questo, è molto probabile che nuova ondata di fusioni tra banche avvenga e anche molto presto, ma io dico: attenzione, non tutti i consolidamenti generano risultati positivi o non ne generano nella misura attesa. Bisogna stare attenti a che queste operazioni non abbiano, come spesso accade in Italia, una connotazione difensiva perché questo finirebbe con l’indebolire il sistema bancario e non per renderlo più forte”. Nicola Rossi, economista (Università di Roma Tor Vergata) e presidente dell’Istituto Bruno Leoni, è tra gli osservatori più critici delle manovre messe in atto finora dal Mef per cercare uno sbocco al caso Montepaschi perché, spiega, non è dato di sapere se siano state considerate tutte le alternative possibili – per esempio riducendo il perimetro operativo della banca entro i confini regionali – per evitare di gravare ancora una volta sulle tasche dei contribuenti. Mentre la questione è stata posta in termini tali da condizionare le scelte di altri operatori di mercato.
Abbonati per continuare a leggere
Sei già abbonato? Accedi Resta informato ovunque ti trovi grazie alla nostra offerta digitaleLe inchieste, gli editoriali, le newsletter. I grandi temi di attualità sui dispositivi che preferisci, approfondimenti quotidiani dall’Italia e dal Mondo
Il foglio web a € 8,00 per un mese Scopri tutte le soluzioniOPPURE