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Liquidità, bonus e social. Ecco cosa gonfia la finanza di Robinhood

Stefano Cingolani

E una domanda di fondo: la piattaforma in memoriam ruba ai contribuenti invece che ai ricchi? L'ultima frontiera della borsa americana

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Se tutte le bolle crescono allo stesso modo, ogni bolla scoppia in modo diverso. Tra analisi sociologico-generazionali, rimandi a quattro secoli di crisi finanziarie dai tulipani di Amsterdam a GameStop passando per i mutui subprime, letture politico-giudiziarie tipo “il popolo contro i pescecani di Wall Street”, cresce la domanda di regolamentazione, controllo, repressione. Ne ha di gatte da pelare Gary Gensler, il nuovo capo della Stock exchange commission (Sec) scelto da Joe Biden. Finora è arrivato un messaggio di attenzione e prudenza. Secondo il Financial Times la Sec “difende l’esercito di Reddit nella battaglia con gli hedge funds”. Ma una cosa è impedire che si crei una sorta di patto per attaccare un titolo o un fondo d’investimento, chattando su Reddit e usando Robinhood come lanciafiamme (è di ieri l’annuncio che gli azionisti del broker online hanno messo sul tappeto verde altri 2,4 miliardi di dollari, per un totale a 3,4 miliardi in pochi giorni). Tutt’altro è mettere le brache all’innovazione finanziaria e tecnologica, impedendo l’accesso alla borsa a milioni di soggetti in parte nuovi, in altre parole bloccare la “distruzione creatrice”. Ogni cambiamento storico-industriale si accompagna veri e propri salti nel gioco degli scambi monetari. Basti pensare al big bang degli anni ’80 o al capitalismo di massa nel ventennio della globalizzazione; adesso è arrivata la rivoluzione digitale (e dei social media) che s’innesta in un boom travolgente. Ad alimentarlo c’è senza dubbio l’enorme onda di liquidità fornita dalle banche centrali che non hanno intenzione di chiudere i rubinetti, e c’è la moneta che i governi hanno gettato dall’elicottero.

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Se tutte le bolle crescono allo stesso modo, ogni bolla scoppia in modo diverso. Tra analisi sociologico-generazionali, rimandi a quattro secoli di crisi finanziarie dai tulipani di Amsterdam a GameStop passando per i mutui subprime, letture politico-giudiziarie tipo “il popolo contro i pescecani di Wall Street”, cresce la domanda di regolamentazione, controllo, repressione. Ne ha di gatte da pelare Gary Gensler, il nuovo capo della Stock exchange commission (Sec) scelto da Joe Biden. Finora è arrivato un messaggio di attenzione e prudenza. Secondo il Financial Times la Sec “difende l’esercito di Reddit nella battaglia con gli hedge funds”. Ma una cosa è impedire che si crei una sorta di patto per attaccare un titolo o un fondo d’investimento, chattando su Reddit e usando Robinhood come lanciafiamme (è di ieri l’annuncio che gli azionisti del broker online hanno messo sul tappeto verde altri 2,4 miliardi di dollari, per un totale a 3,4 miliardi in pochi giorni). Tutt’altro è mettere le brache all’innovazione finanziaria e tecnologica, impedendo l’accesso alla borsa a milioni di soggetti in parte nuovi, in altre parole bloccare la “distruzione creatrice”. Ogni cambiamento storico-industriale si accompagna veri e propri salti nel gioco degli scambi monetari. Basti pensare al big bang degli anni ’80 o al capitalismo di massa nel ventennio della globalizzazione; adesso è arrivata la rivoluzione digitale (e dei social media) che s’innesta in un boom travolgente. Ad alimentarlo c’è senza dubbio l’enorme onda di liquidità fornita dalle banche centrali che non hanno intenzione di chiudere i rubinetti, e c’è la moneta che i governi hanno gettato dall’elicottero.

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La borsa americana è diventata la vacca da mungere, un’importante fonte di reddito per le famiglie americane che hanno piazzato direttamente o indirettamente a Wall Street il 40 per cento dei loro risparmi quasi il doppio rispetto all’Europa. Tutti partecipano al grande gioco, ciascuno a modo suo. I millennial, ultimi arrivati in ordine di età si dimostrano i più audaci, prede ideali per chi conosce il mestiere, come Michael Burry che nel 2008 si è arricchito vendendo allo scoperto mutui subprime (ha ispirato il film “La Grande scommessa”, interpretato da Christian Bale) o Jamie Rogozinski, giovane uomo di banca che nel 2012 ha creato su Reddit l’account WallStreetBets. Per non parlare di Ryan Cohen, fondatore nel 1986 di Chewy che vende articoli per animali domestici on line e pensa di rilanciare la sfigata catena di videogiochi GameStop. Per non parlare di Elon Musk che consiglia ai suoi followers di comprare mentre arriva Robinhood che promette di sedersi al tavolo senza pagare pegno. Niente commissioni, solo un minimo deposito e poi transazioni anche per pochi dollari. Così fino al lockdown. Proprio nella primavera del 2020 le transazioni diventano milioni ogni giorno, il volume si gonfia, il traffico cresce in modo esponenziale. Molta gente impiega persino i bonus governativi, un po’ come era accaduto nel 2007 con i mutui agevolati trasformati in bancomat.

 

Dunque, Robinhood ruba ai contribuenti anziché ai ricchi? Anche questo è da vedere, altro lavoro per le autorità, per la Sec e per il Tesoro. Ma se non ci fosse la bonanza di Wall Street non ci sarebbe burro da spalmare e nessuno oggi vuole assumersi il rischio di provocare un altro crac. I grandi operatori hanno provato a scommettere sullo sboom seguendo il vecchio detto di Rockefeller: “Quando anche il lustrascarpe guadagna allora è il momento di vendere”. E se fosse vero il contrario? E’ quel che pensano i nuovi capitali coraggiosi, anzi arditi, che usano le app come i pizzini inviati un tempo alle grida. Il fenomeno GameStop, insomma, ha molte facce e tante delicate interconnessioni, meglio non semplificare e non inventarsi ricette tanto facili quanto fallaci.

 

 

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