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editoriali

L’altra crisi da risolvere in fretta

Redazione

 I mercati aprono le consultazioni per  una guida autorevole di Unicredit

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Sullo sfondo c’è stata la pessima giornata che hanno vissuto ieri le borse europee, sulle quali hanno pesato i ritardi dei vaccini anti Covid e l’improvvisa sfiducia che si è diffusa nei confronti delle banche tedesche dopo che Moody’s ha detto che sono così poco redditizie che farebbero bene a tagliare il 10 per cento dei costi nei prossimi cinque anni se vogliono mantenersi in equilibrio. Ma non sono solo queste le ragioni per cui il titolo Unicredit ha vissuto ieri a Piazza Affari una delle peggiori sedute da quando è scoppiata la pandemia (ha perso circa il 4,3 per cento a 7,41 euro per azione).

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Sullo sfondo c’è stata la pessima giornata che hanno vissuto ieri le borse europee, sulle quali hanno pesato i ritardi dei vaccini anti Covid e l’improvvisa sfiducia che si è diffusa nei confronti delle banche tedesche dopo che Moody’s ha detto che sono così poco redditizie che farebbero bene a tagliare il 10 per cento dei costi nei prossimi cinque anni se vogliono mantenersi in equilibrio. Ma non sono solo queste le ragioni per cui il titolo Unicredit ha vissuto ieri a Piazza Affari una delle peggiori sedute da quando è scoppiata la pandemia (ha perso circa il 4,3 per cento a 7,41 euro per azione).

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La banca di Piazza Gae Aulenti sembra entrata in una fase statica se non di incertezza: non è stata ancora trovata la quadra per la nomina del successore di Jean Pierre Mustier e si avvicina il momento della verità per i conti del 2020, l’anno in cui il Covid 19 ha costretto gli istituti di credito a rinunciare ai dividendi (entrambi i temi sono all’esame del cda del 10 febbraio).

 

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Secondo il consensus degli analisti (23 esperti delle maggiori banche d’affari, italiane ed estere), l’esercizio 2020 si chiuderà con perdite nette pari a 2,33 miliardi, previsione peggiore rispetto alla stima di un rosso di 1,9 miliardi comunicata in autunno. Inoltre, sul risultato di gestione hanno influito svalutazioni di crediti per 5,2 miliardi. Per il 2021, sempre gli analisti prevedono un ritorno ai profitti (2,2 miliardi di euro), ma, intanto, viene da domandarsi come mai tante svalutazioni, se queste riflettono già la crisi economica generata dalla pandemia e, infine, se un tale peggioramento dei risultati sia per caso il vero motivo alla base della rottura che si è consumata tra Mustier e il board della banca.

 

In ogni caso, una perdita di 2,3 miliardi, se dovesse essere confermata, si confronterebbe con un utile netto di 3,4 miliardi raggiunto nel 2019, e porrebbe Unicredit in una posizione di svantaggio nella trattativa con il Tesoro per un’eventuale aggregazione con Mps, che, dal canto suo, necessita di una ricapitalizzazione di 2,5 miliardi per continuare e reggersi in piedi. Troppi dubbi all’orizzonte che rafforzano la convinzione di quanti pensano che ormai non possa più essere procrastinata la decisione di dare una guida autorevole alla seconda banca italiana.

  

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