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Recuperare e investire

Nuovi mercati e tecnologie, il futuro di Stellantis nel nome di Tavares

Ugo Bertone

Paziente e implacabile, il ceo scelto da Fca e Peugeot sarà chiamato a una sfida improba: competere con colossi come Tesla, agguerriti e potenti. Ma il portoghese non è nuovo a certe imprese

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Venticinque cantieri di lavoro per integrare due culture che hanno alle spalle tradizioni vecchie di un secolo e più. Venticinque miliardi di euro, per lo più sotto forma di risparmi, per traghettare due nobili dame del XX secolo, figlie dell’età della meccanica, nell’era dell’elettrico e ancora più in là, verso le vetture a guida autonoma. E’ il numero 25 che sintetizza la sfida all’apparenza temeraria di Carlos Tavares: garantire, senza tagli all’occupazione, il futuro di quella che fu la Fiat italiana, afflitta da problemi ormai antichi di sovracapacità produttiva, senza danneggiare gli equilibri di casa Peugeot. Impresa improba a fronte di un mercato avaro ma dominato da concorrenti tanto agguerriti quanto potenti, dai soliti tedeschi ai cinesi fino all’ultima minaccia: che può fare Stellantis, con i suoi 40 miliardi circa di valore contro Tesla che di miliardi, in dollari, ne vale più di 780? Ma Tavares, il leader portoghese di questa realtà che più di tutti ha voluto non si spaventa.

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Venticinque cantieri di lavoro per integrare due culture che hanno alle spalle tradizioni vecchie di un secolo e più. Venticinque miliardi di euro, per lo più sotto forma di risparmi, per traghettare due nobili dame del XX secolo, figlie dell’età della meccanica, nell’era dell’elettrico e ancora più in là, verso le vetture a guida autonoma. E’ il numero 25 che sintetizza la sfida all’apparenza temeraria di Carlos Tavares: garantire, senza tagli all’occupazione, il futuro di quella che fu la Fiat italiana, afflitta da problemi ormai antichi di sovracapacità produttiva, senza danneggiare gli equilibri di casa Peugeot. Impresa improba a fronte di un mercato avaro ma dominato da concorrenti tanto agguerriti quanto potenti, dai soliti tedeschi ai cinesi fino all’ultima minaccia: che può fare Stellantis, con i suoi 40 miliardi circa di valore contro Tesla che di miliardi, in dollari, ne vale più di 780? Ma Tavares, il leader portoghese di questa realtà che più di tutti ha voluto non si spaventa.

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Oggi, via video, racconterà la sua ricetta alla stampa e agli analisti, domani si confronterà con i sindacati italiani con cui, a giudicare dai primi contatti, potrebbe stabilire quel clima collaborativo, o comunque non litigioso, che gli ha consentito di realizzare un’impresa non meno difficile: riportare in utile la tedesca Opel, vecchio cruccio di Angela Merkel che non se l’era sentita di affidarsi a Sergio Marchionne. Al contrario, Tavares si è dimostrato un interlocutore paziente ma implacabile, capace di convincere il sindacato che la cura Peugeot rappresentava un’alternativa effettiva al declino. “C’è voluta molta pazienza – commenta Stephane Reitman di Société Générale – ma alla fine, a forza di ragionare, la gente si è convinta che dopo 20 anni di perdite, bisognava voltar pagina”. Non è la stessa situazione che Tavares dovrà affrontare tra Mirafiori e Pomigliano ma, come ha spiegato Carlo Alberto Carnevale Mafè, docente di strategia presso la Sda della Bocconi, “la sfida più urgente non riguarda la conquista di mercati nuovi come la Cina, di cui potrà occuparsi più avanti, ma l’Europa: Tavares deve tagliare i costi, recuperare profittabilità e investire in tecnologia”.

 

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Una ricetta che richiede continuità, puntualità negli obiettivi e quella tenacia che non ha nulla a che fare con l’arroganza che caratterizza i primi della classe. Ma non questo portoghese che investe una parte dei risparmi nelle vigne lusitane e che, il più delle volte, passa i weekend in officina smanettando con i motori perché, confessa, “sono finito dietro una scrivania perché non avevo abbastanza talento per partecipare alle corse”. Non è difficile immaginare che la sua gestione si caratterizzerà per la ricerca costante del miglioramento, grazie anche alle dimensioni di scala consentite dai maggiori volumi ma, soprattutto, dallo sviluppo delle piattaforme che, da sole, dovrebbero consentire un robusto risparmio nei nuovi prodotti. O, non meno importante, nello sviluppo di motori meno inquinanti. Nell’attesa del confronto sull’auto elettrica, settore in cui Fca ha fatto un suo esordio solo in primavera, in forte ritardo rispetto a Psa.

 

Anche questo è stato all’origine della sottovalutazione dei prodotti della scuderia Fca, apprezzata in pratica solo per la componente americana. Ma questo ritardo offre a Tavares l’occasione per un recupero rapido, favorito da una posizione finanziaria più robusta e dal miglior apprezzamento delle agenzie di rating per un’azienda che ormai ha allentato i legami finanziari con la corporate Italia. Insomma, non sarà una passeggiata ma Tavares sembra in grado di gestire questa creatura dai 14 marchi e 400mila dipendenti, troppo esposta al mercato europeo, poco all’Asia, la terra promessa del futuro dove, in combinazione con Apple, i colossi dell’elettronica si preparano a entrare nel mondo dell’auto sconvolgendo regole centenarie. Ma che a qualcosa servono, se perfino la vecchia Fca ha portato in dote accordi con Google e con Foxconn. Merce che Tavares saprà far fruttare a dovere.

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