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Nuova vecchia Alitalia

Andrea Giuricin

Le obiezioni sulla newco Ita mostrano che Bruxelles non chiuderà entrambi gli occhi. Neppure sul Recovery plan

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Il blocco della Commissione europea sul piano industriale di Alitalia è un avviso molto forte al governo italiano. D’altronde molti dubbi sono sempre stati sollevati circa il futuro della NewCo Italia trasporto aereo (Ita) e la discontinuità rispetto alla vecchia Alitalia.

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Il blocco della Commissione europea sul piano industriale di Alitalia è un avviso molto forte al governo italiano. D’altronde molti dubbi sono sempre stati sollevati circa il futuro della NewCo Italia trasporto aereo (Ita) e la discontinuità rispetto alla vecchia Alitalia.

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La direzione generale della Competizione della Commissione europea l’8 gennaio ha inviato una lettera estremamente precisa e dettagliata, come ha evidenziato ieri Angela Zoppo su Milano Finanza, nella quale si critica in maniera decisa la mancanza di discontinuità tra le due Alitalia. Questa discontinuità è infatti necessaria per potere fare ripartire la nuova compagnia con l’intervento da 3 miliardi di euro per la nazionalizzazione.

 
Il vettore italiano è molto differente da tutti gli altri operatori aerei europei che si sono trovati in difficoltà durante la crisi più dura di sempre a causa della pandemia, dato che perdeva soldi anche nel 2019, quando le altre compagnie chiudevano i bilanci con buoni profitti. La quota di mercato è andata riducendosi e il contribuente italiano è dovuto intervenire dal 2017 a oggi con i diversi prestiti ponte, dal valore di circa 1,6 miliardi di euro considerando anche gli interessi, che sicuramente finiranno nella BadCo.

  
Una BadCo che sta finendo oltretutto la benzina, nonostante gli ulteriori 350 milioni di euro di stanziamento approvati dal governo per supplire alle perdite del Covid-19 e di fatto questo significa che i prestiti ponte difficilmente verranno rimborsati agli italiani. Quel che è certo è che la soluzione del governo, con una nazionalizzazione da 3 miliardi di euro, non pone dubbi solo alla Commissione europea, ma anche al contribuente italiano che rischia di vedere ancora una volta i propri soldi scomparire.

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Quali sono tuttavia le critiche maggiori da parte della Commissione europea che mettono in dubbio la “nuova” Alitalia-Ita? A parte il fatto che è assurdo che una compagnia che ha perso troppi soldi pubblici anche per l’eccessivo interventismo della politica, debba avere il via libera della stessa politica nella definizione di un piano industriale, quello presentato dalla nuova compagnia, non è stato per nulla ben visto dalla Commissione, che ritiene che molti dubbi debbano essere chiariti da parte del Governo. Non esisterebbe infatti una discontinuità tra la BadCo e la NewCo, oltre al fatto che gli asset non sarebbero assegnati a condizioni di mercato tra la vecchia e la nuova compagnia. Non è una questione di marchio Alitalia, che ormai vale relativamente poco, quanto il fatto che tutti gli asset, dagli aerei fino alle risorse umane, sarebbero trasmessi senza una gara trasparente tra le due compagnie. Il piano ricorda molto quello presentato circa due anni fa per Ferrovie dello Stato, con molte delle rotte simili, ad esempio, per il mercato intercontinentale, ma soprattutto non ci sarebbe un’analisi dettagliata della profittabilità delle rotte stesse.

 
Le circa cento domande poste da parte della Commissione europea sono dunque di merito e non saranno di facile soluzione per il governo italiano. Il dubbio che l’investimento da 3 miliardi di euro da parte dello Stato italiano abbia grandi possibilità di fallimento è reale. Questo errore politico rischia di essere il proseguimento di scelte sbagliate che si sono susseguite nel corso degli anni proprio dal punto di vista politico.

   
Probabilmente i ministeri che hanno seguito la partita Alitalia pensavano che un qualsiasi piano potesse essere presentato in Europa, senza che ci fossero troppi problemi nell’accettazione. Non è così. Anche se questo è l’inizio di una trattativa tra la Commissione europea e il governo italiano, l’asticella per avere il via libera alla ripartenza della nuova Alitalia pubblica è stata messo molto in alto da Bruxelles. E’ giusto che sia così perché gli investitori devono comportarsi come se fossero privati e le regole sono da rispettare per tutti, altrimenti si creerebbero degli enormi problemi di funzionamento del mercato.

   
Probabilmente il governo pensava che la Commissione potesse chiudere entrambi gli occhi di fronte a una strategia di nazionalizzazione a tutti i costi (per il contribuente), ma non è così. La Commissione forse chiuderà un occhio nella trattativa per la ripartenza Alitalia, anche se a questo punto i tempi si allungano a dismisura per il decollo della NewCo, ma non certo tutti e due.

  
Questo deve fare riflettere anche sulla trattativa per il “Next Generation Eu”, in quanto l’atteggiamento della Commissione sarà molto simile. Non si può pensare di continuare ad aumentare la spesa pubblica senza fare riforme, così come nel Recovery plan italiano per quanto riguarda ad esempio la parte dei trasporti, senza che la Commissione europea dica niente. La bocciatura di Alitalia è una cattiva notizia per il governo italiano che dovrà trovare il tempo di rispondere urgentemente alle domande poste, ma anche per il “Recovery plan” che non vede le riforme richieste dalla Commissione.

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Ogni giorno che passa, Alitalia costa molto caro. Avere perso quattro anni non giova a nessuno, né alla politica che si è messa di fatto in un cul-de-sac, né al contribuente che ha dovuto spendere miliardi di euro per una compagnia che non riesce a stare nel mercato del trasporto aereo europeo.
   

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