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Buona agenda Ruffini

Andrea Tavecchio

Famiglie, imprese. Ascoltare il capo dell’Agenzia delle entrate contro le riforme fiscali un tanto al chilo

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Ha ragione Ernesto Ruffini, direttore dell’Agenzia delle Entrate, quando in audizione davanti alle Commissioni Finanza e tesoro  di Camera e Senato a proposito della sempre molto evocata riforma dell’IRPEF ci ricorda come le riforme fiscali debbano essere figlie di un rigoroso e coerente tax design ed avere il tempo di decantare in Parlamento. Le riforme fiscali un tanto al chilo, annunciate nei talk show promettendo o una flat tax molto aggressiva o una patrimoniale che risolve tutti i problemi e le diseguaglianze, sono posizioni di opposto segno e di uguale natura. Demagogiche e populiste.

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Ha ragione Ernesto Ruffini, direttore dell’Agenzia delle Entrate, quando in audizione davanti alle Commissioni Finanza e tesoro  di Camera e Senato a proposito della sempre molto evocata riforma dell’IRPEF ci ricorda come le riforme fiscali debbano essere figlie di un rigoroso e coerente tax design ed avere il tempo di decantare in Parlamento. Le riforme fiscali un tanto al chilo, annunciate nei talk show promettendo o una flat tax molto aggressiva o una patrimoniale che risolve tutti i problemi e le diseguaglianze, sono posizioni di opposto segno e di uguale natura. Demagogiche e populiste.

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Ruffini fornisce, dopo una disamina dell’evoluzione dell’IRPEF negli ultimi decenni con un giusto tributo di memoria a Ezio Vanoni, una serie di elementi importanti per potersi orientare nelle scelte che dovremo fare, perché è indubbio che tra deduzioni, detrazioni, imposte sostitutive e bonus vari l’imposizione sulle persone fisiche in Italia manchi di una coerenza sistematica. Le agevolazioni devono avere una ragione strategica ed essere figlie di una visione precisa altrimenti sono solo erosione della base imponibile.

 

Il direttore Ruffini passa in rassegna una serie di alternative per riformare l’IRPEF e fornisce un paio di spunti non così scontati in un paese che ormai sul fisco fa il tifo invece che ragionare con calma ed in modo strategico. Il primo spunto è quando ipotizza una revisione del modello attuale, in parte come nell’esperienza spagnola, con la previsione accanto a un reddito minino esente per tutte le famiglie anche di un reddito di sussistenza, arrivando quindi a ipotizzare un’imposta “negativa” in grado di dare sostegno alle famiglie con redditi molto bassi. Insomma un “reddito di cittadinanza”, ma fatto bene. Ovviamente perché questo sistema possa funzionare è necessario che si ripensi anche la tassazione delle famiglie, dove si dovrebbe ragionare su base consolidata e non più per singolo contribuente.

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Un altro spunto interessante è quello relativo ad una analisi non ideologica della ipotesi di flat tax. E qui Ruffini ci ricorda come questo tipo di rivoluzione sarebbe possibile se venisse introdotta su una base imponibile molto estesa che abbracci tutti i redditi e andando ad abolire anche tutte le deduzioni, agevolazioni e bonus vari. Si bilancia il minor peso delle tasse sul lavoro con una base imponibile più estesa e il direttore ipotizza, per una serie di ragioni tecniche e con degli accorgimenti, di usare come aliquota la stessa che si usa per le imprese, quindi una aliquota oggi sotto al 30 per cento anche considerando il carico IRAP oltre quello IRES.

 

Anche qui verrebbe da dire flat tax sì,  ma ragionata anche per tenere conto della necessità costituzionale di progressività nel sistema tributario. A questo proposito alle riflessioni di Ernesto Ruffini si può aggiungere che capacità contributiva e progressività sarebbero da valutare in una società signorile di massa, come la definisce Luca Ricolfi, anche in relazione a quanto i contribuenti pagano di imposte sul patrimonio.. Quando si ragiona di revisione dell’IRPEF bisogna sempre ricordarsi che questa non potrebbe che essere approvata a fronte di evidenze solide e concordanti che il gettito complessivo non sarebbe tagliato (non ce lo possiamo permettere), ma solo distribuito in maniera diversa andando finalmente ad alleggerire il carico fiscale su chi lavora.

 

Da ultimo, ma non per ultimo per chi si occupa di fisco per professione, Ruffini ci ricorda come sia necessario approvare sia la riforma della giustizia tributaria – che deve diventare professionale – sia la riforma delle agenzie fiscali che devono potersi organizzarsi in modo più autonomo. Mentre della riforma dell’IRPEF è abbastanza ovvio che si dovrà occupare il prossimo Parlamento – sperando ci sia una maggioranza riformista e coesa in grado di farlo – sulla riforma della giustizia tributaria e delle agenzie si deve cercare di accelerare. Entrambe si potrebbero portare a termine già nel 2021.

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