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La contrattazione decentrata è un’eredità positiva della crisi Covid

Luciano Capone

I numerosi contratti aziendali siglati da imprese e sindacati durante l’emergenza possono rappresentare l’inizio di una nuova stagione delle relazioni industriali

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Il Covid ha avuto un impatto devastante sul mondo del lavoro, concentrato in specifici settori economici (quelli più colpiti dalle misure di distanziamento fisico: trasporti, turismo, ristorazione, fiere, spettacoli, eventi sportivi) e alcune categorie sociali (quelle con minore protezione e contratti più precari: giovani e donne). Oltre agli effetti distruttivi che non è stato possibile evitare, l’epidemia ha svolto una funzione di acceleratore nel mondo del lavoro che ha tentato di adattarsi alla nuova situazione. In breve tempo l’irruzione della realtà ha fatto superare numerose barriere, che erano in parte pratiche e in parte ideologiche, su una serie di questioni come ad esempio la contrattazione decentrata, a lungo invocata dall’Europa e dalle principali istituzioni internazionali per modernizzare il paese e altrettanto a lungo osteggiata perché potrebbe distruggere l’attuale sistema di forte contrattazione collettiva nazionale.

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Il Covid ha avuto un impatto devastante sul mondo del lavoro, concentrato in specifici settori economici (quelli più colpiti dalle misure di distanziamento fisico: trasporti, turismo, ristorazione, fiere, spettacoli, eventi sportivi) e alcune categorie sociali (quelle con minore protezione e contratti più precari: giovani e donne). Oltre agli effetti distruttivi che non è stato possibile evitare, l’epidemia ha svolto una funzione di acceleratore nel mondo del lavoro che ha tentato di adattarsi alla nuova situazione. In breve tempo l’irruzione della realtà ha fatto superare numerose barriere, che erano in parte pratiche e in parte ideologiche, su una serie di questioni come ad esempio la contrattazione decentrata, a lungo invocata dall’Europa e dalle principali istituzioni internazionali per modernizzare il paese e altrettanto a lungo osteggiata perché potrebbe distruggere l’attuale sistema di forte contrattazione collettiva nazionale.

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Quanto rapidi e importanti siano stati i passi in avanti su questo fronte è riportato nel XII Rapporto sul Mercato del lavoro e contrattazione collettiva del Cnel, in particolare nel capitolo “Contrattazione decentrata in tempo di Covid-19”, scritto insieme da sindacati e organizzazioni datoriali (Cgil, Cisl, Uil, Confindustria, Confcommercio, Confesercenti, Cna, Abi) e che prende in considerazione 23 contratti aziendali del settore industriale, 13 contratti aziendali del settore terziario e servizi, 22 contratti aziendali o di gruppo del settore credito, oltre ad accordi territoriali del settore artigiano e dei servizi: “L’irruzione dell’emergenza pandemica da Covid-19 ha influito anche sulle condizioni di vita e di lavoro nei vari territori e nelle singole aziende, assorbendo quasi per intero la tradizionale dinamica negoziale intorno alla comprensibile ansia di scongiurare con ogni mezzo possibile i pericoli di contagio in luoghi per definizione raggiunti e vissuti quotidianamente a stretto contatto da moltitudini di lavoratrici e lavoratori”, scrivono.

 

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La progressione del contagio ha prodotto in breve tempo situazioni sociali, economiche, produttive molto differenti che hanno richiesto risposte specifiche. Dopo l’introduzione dei protocolli nazionali con le indicazioni generali per regolare le attività produttive in condizioni di sicurezza al fine di evitare il contagio, i contratti aziendali si sono concentrati sulla “capacità di rispondere prontamente alle specificità delle organizzazioni aziendali, anche in relazione all’evolversi imprevedibile della situazione”. La gran parte dei contratti è stata sottoscritta prevalentemente nella prima fase dell’emergenza, quella caratterizzata dal lockdown e dalla necessità di garantire la continuità operativa attraverso piani di sicurezza sul lavoro (distanziamento, dispositivi di protezione individuale, sanificiazione, test, etc.). Ma molti accordi sono stati siglati anche nella fase successiva, per riorganizzare le attività per un ritorno alla normalità operativa (organizzazione interna, smart working, nuove tecnologie, agibilità sindacale, flessibilità degli orari, indennità, formazione, etc.).

 

La conclusione delle parti sociali è che si è trattato di “un momento di responsabile sintesi e di coinvolgimento e partecipazione… nella gestione dell’emergenza sanitaria” e che, pertanto, “si rivelerà centrale per continuare a individuare le soluzioni più idonee a gestire anche l’immediato futuro”. Il potenziamento della contrattazione decentrata può essere un’eredità positiva della lotta al Covid: è una di quelle riforme strutturali, a costo zero, da affiancare al Recovery plan per rendere il sistema produttivo più forte. O, come si usa dire ora, “resiliente”

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