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editoriali

Task force 2, sfida alla banalità

Redazione

Industria e sindacati, stop alle solite chiacchiere. Portate a Chigi un vostro piano

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E se a task force si rispondesse con task force? E se invece di strapparsi le vesti per la (finora presunta) spoliazione delle sacre competenze della politica e dei ministeri si provasse a far sentire, in modo altrettanto strutturato, la voce del mondo produttivo, dei lavoratori e delle aziende? Nella partenza della corsa verso il piano italiano per la ricostruzione, circondata dalla perenne dose di aspettative negative e di sconforto preventivo, c’è finora, con vari contorcimenti, qualcosa che assomiglia alla voce del governo. Manca, e non basta a rimpiazzarla qualche sbocco polemico occasionale, la voce ben organizzata e strutturata delle parti sociali.

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E se a task force si rispondesse con task force? E se invece di strapparsi le vesti per la (finora presunta) spoliazione delle sacre competenze della politica e dei ministeri si provasse a far sentire, in modo altrettanto strutturato, la voce del mondo produttivo, dei lavoratori e delle aziende? Nella partenza della corsa verso il piano italiano per la ricostruzione, circondata dalla perenne dose di aspettative negative e di sconforto preventivo, c’è finora, con vari contorcimenti, qualcosa che assomiglia alla voce del governo. Manca, e non basta a rimpiazzarla qualche sbocco polemico occasionale, la voce ben organizzata e strutturata delle parti sociali.

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Nella categoria delle offensive occasionali e non strategiche rientra anche la lettera inviata ieri dalla presidenza di Confindustria a tutte le associazioni interne, ma rivolta al governo, con cui una volta ancora si attaccava, lanciando ultimatum e chiedendo di inserire tutti gli interventi dentro a una strategia coerente. Tutto giusto ma forse un po’ poco e certamente non proporzionato alla gravità e alla peculiarità del momento.

  

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I sindacati, con tono simile, hanno chiesto di essere ammessi ai tavoli, di avere voce in capitolo, e figuriamoci se non c’erano argomenti per queste ragionevoli richieste. Ma, appunto, è tutto un po’ canonico, sa di dichiarazione pronta per l’uso, non è intaccato dalla condizione eccezionale da cui siamo travolti.

 

Allora torniamo alla task force. Perché non farne una, partecipata da imprenditori e da sindacati, sfidando la banalità corrente con cui si condanna qualunque consesso tecnico in nome di una specie di disprezzo per le competenze? Proposte e analisi concordate e frutto di un rinnovato patto per l’impresa, partendo da chi rappresenta le aziende che tengono con successo le posizioni nel commercio internazionale, arriverebbero a Palazzo Chigi con tutt’altra forza. E aiuterebbero  la maggioranza a uscire dallo stallo tra la vacuità di parte Chigi, il buonsenso non proprio travolgente di parte Pd, l’attivismo ciao ciao di parte renziana. Non chiamatela task force se volete, ma le carte fatele arrivare a Chigi. 
 

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