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Piumini di pietra. L’unione Moncler-Stone Island

Mariarosaria Marchesano

L’acquisizione di Stone Island da parte dell'azienda guidata da Remo Ruffini è un segno di vitalità in uno dei settori più colpiti dal Covid

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Moncler è stata una delle aziende di moda più rapide a reagire all’emergenza Covid. La prima ondata era appena scoppiata e l’amministratore delegato, Remo Ruffini, aveva già ripensato a come adattare design e realizzazione delle nuove collezioni a un mondo che stava cambiando. Quello spirito di sfida, tipico di Ruffini che è stato artefice della rinascita di Moncler negli ultimi quindici anni, rivelava anche l’inquietudine di chi sta scrutando l’orizzonte alla ricerca di una risposta: farsi acquistare (si è vociferato spesso di un interesse del colosso francese Kering) o diventare protagonista di un progetto di crescita? A distanza di otto mesi ecco che Moncler manda in porto un’acquisizione storica come quella di Stone Island, brand dell’abbigliamento maschile che combina lusso, sportswear e streetwear.

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Moncler è stata una delle aziende di moda più rapide a reagire all’emergenza Covid. La prima ondata era appena scoppiata e l’amministratore delegato, Remo Ruffini, aveva già ripensato a come adattare design e realizzazione delle nuove collezioni a un mondo che stava cambiando. Quello spirito di sfida, tipico di Ruffini che è stato artefice della rinascita di Moncler negli ultimi quindici anni, rivelava anche l’inquietudine di chi sta scrutando l’orizzonte alla ricerca di una risposta: farsi acquistare (si è vociferato spesso di un interesse del colosso francese Kering) o diventare protagonista di un progetto di crescita? A distanza di otto mesi ecco che Moncler manda in porto un’acquisizione storica come quella di Stone Island, brand dell’abbigliamento maschile che combina lusso, sportswear e streetwear.

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Questa “unione del freddo” (entrambe le aziende sono specializzate in capi invernali) non sarebbe mai stata possibile se Ruffini e Carlo Rivetti, il patron di Sportswear Company, che produce il marchio Stone Island, non si fossero intesi sull’idea di futuro: per crescere bisogna unire le forze, prima che gli inevitabili effetti del Covid sull’industria della moda indeboliscano i fondamentali anche delle aziende di maggior successo.

Il settore esce, infatti, con le ossa rotte da una pandemia che ha costretto negozi e showroom a chiudere i battenti, anche se ha impresso una forte accelerazione del canale online. Dal rapporto di McKinsey arriva la conferma che è l’Europa l’area più colpita, con un calo delle vendite previsto per il 2020 compreso tra il 22 e il 35 per cento, rispetto agli Stati Uniti che accuseranno una riduzione tra il 17 e il 32 per cento e alla Cina che, invece, si sta riprendendo molto velocemente.

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Ma anche nello scenario migliore, le vendite nel fashion potranno ritornare ai livelli precrisi solo nel terzo trimestre del 2022, mentre in quello peggiore la ripresa arriverà verso la fine del 2023. Di fronte a simili prospettive, che includono anche un cambiamento dei gusti dei consumatori, Ruffini e Rivetti sono passati al contrattacco incrociando le storie di due aziende che da quando sono nate hanno attraversato mari in tempesta uscendone sempre rafforzate. Dire, come ha fatto Ruffini, che mettere insieme due brand italiani rappresenta “un bel messaggio per il paese” e sperare che questa unione possa essere letta anche come “prova di resilienza italiana”, vuol dire lanciare un messaggio di fiducia nella capacità che le imprese hanno di cavarsela esclusivamente con le proprie forze anche nello scenario peggiore.

 

Moncler e Stone Island non ci penserebbero mai a invocare qualche forma di ingresso nel capitale da parte dello stato, ma neanche hanno mai ceduto alle lusinghe di operatori esteri quando sono state corteggiate. Possono e vogliono crescere da sole unendosi in un progetto che certamente stabilisce nuovi rapporti di forza – Moncler acquisirà prima il 70 per cento e poi l’intero capitale di Stone Island valorizzata 1,1 miliardi di euro e a regime Rivetti diventerà azionista di minoranza dell’azienda di piumini – ma non cambia l’identità dei due brand.

 

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Queste aziende hanno nel capitale investitori finanziari, ma sono entrambe figlie del capitalismo familiare italiano. Il comasco Ruffini, che discende da una dinastia di imprenditori tessili, ha rilevato Moncler nel 2003 quand’era in difficoltà reinventando di fatto il brand. E Rivetti, che ha deciso di raccontarsi in un libro uscito di recente che si intitola “Stone Island: la Storia”, viene anche lui da una famiglia di industriali tessili biellesi che hanno segnato un’epoca in Italia (Cori e Facis). Ma è stato l’incontro con il designer Massimo Osti nei primi anni Ottanta a cambiargli la vita. Osti aveva appena dato vita a Stone Island con uno stile assolutamente innovativo per quell’epoca, ma dopo poco uscì di scena e Rivetti si lanciò a capofitta creando una leggenda della moda maschile. “Tutto succede per caso, ma non a caso” e “i brand Moncler e Stone Island vogliono proporre alle nuove generazioni un nuovo concetto di lusso, lontano dai canoni tradizionali in cui i giovani non si riconoscono più”, ha detto Ruffini spiegando che accompagnerà Stone Island in un percorso di ampliamento geografico con rotta verso gli Stati Uniti e assicurando che non ci saranno sovrapposizioni con il produttore dei piumini.

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