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Modernizzare il fisco, più efficace di una patrimoniale. Parla Tavecchio

Mariarosaria Marchesano

“Usare la tecnologia per un catasto più efficiente, dare più autonomia all’Agenzia delle entrate e varare la riforma della giustizia tributaria”, dice l'ex consulente dei governi Monti e Renzi

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Su una cosa hanno ragione Fratoianni e Orfini: in Italia la patrimoniale è diventata una parola impronunciabile. È un po’ come il Mes, un terreno ideologico su cui è difficile ragionare senza essere accusati di voler mettere le mani sui risparmi degli italiani o, all’opposto, di proteggere i capitalisti. Eppure, la scorsa estate un’ottantina di milionari – tra questi Tim Disney – hanno detto “per favore tassateci” per combattere gli impatti del Covid che stanno alimentando le diseguaglianze sociali. “A differenza di decine di milioni di persone in tutto il mondo, non dobbiamo preoccuparci di perdere il nostro lavoro, le nostre case o la nostra capacità di sostenere le famiglie… Quindi, tassateci, tassateci, tassateci”. Quest’appello ha avuto un forte impatto mediatico e, probabilmente, si è insinuato come un tarlo nelle menti di chi pensa sia giunta l’ora di fare qualcosa di sinistra. 

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Su una cosa hanno ragione Fratoianni e Orfini: in Italia la patrimoniale è diventata una parola impronunciabile. È un po’ come il Mes, un terreno ideologico su cui è difficile ragionare senza essere accusati di voler mettere le mani sui risparmi degli italiani o, all’opposto, di proteggere i capitalisti. Eppure, la scorsa estate un’ottantina di milionari – tra questi Tim Disney – hanno detto “per favore tassateci” per combattere gli impatti del Covid che stanno alimentando le diseguaglianze sociali. “A differenza di decine di milioni di persone in tutto il mondo, non dobbiamo preoccuparci di perdere il nostro lavoro, le nostre case o la nostra capacità di sostenere le famiglie… Quindi, tassateci, tassateci, tassateci”. Quest’appello ha avuto un forte impatto mediatico e, probabilmente, si è insinuato come un tarlo nelle menti di chi pensa sia giunta l’ora di fare qualcosa di sinistra. 

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“Sono parole che si prestano più a suscitare reazioni emotive sui social che un serio dibattito su fisco e pandemia”, obietta Andrea Tavecchio, esperto di fiscalità e pianificazione patrimoniale, fondatore di Tavecchio e Associati e già consulente dei governi Monti e Renzi. “Pensare di introdurre una riforma delle imposte patrimoniali in Italia al di fuori di una revisione complessiva del fisco sarebbe sbagliato, probabilmente dannoso o quantomeno inefficace”. E aggiunge: “Tra l’altro le imposte patrimoniali le paghiamo già sia sugli immobili sia sugli investimenti finanziari, detenuti in Italia e all’estero”. 

 
La proposta di Nicola Fratoianni (Leu) e Matteo Orfini (Pd), presentata sotto forma di emendamento alla legge di Bilancio, punta a istituire un’imposta sostitutiva sui grandi patrimoni. Nel dettaglio, prevede l’abolizione dell’Imu e dell’imposta di bollo sui conti correnti e di deposito dei titoli, per sostituirle con un’aliquota progressiva minima dello 0,2 per cento sull’intero patrimonio la cui base imponibile è costituita da una ricchezza netta superiore a 500 mila euro e fino a 1 milione per arrivare al 2 per cento oltre i 50 milioni di euro. Per il 2021 ipotizza un prelievo del 3 per cento per i patrimoni superiori al miliardo e per i patrimoni all’estero “suscettibili di produrre reddito imponibile in Italia”, prevede multe che vanno dal 3 al 15 per cento dell’importo non dichiarato. L’iniziativa, al di la delle possibilità (poche) che ha di essere accolta  (il vice ministro dell’Economia, Antonio Misiani, ha detto che la patrimoniale non è nel programma del governo, né per gli immobili né per i patrimoni), ha il merito di aver resuscitato un dibattito che sembrava morto e sepolto da un tabù. L’economista Tommaso Nannicini, per esempio, in un articolo su Linkiesta ha obiettato che il difetto principale di questo approccio è che colpisce individui con dichiarazioni dei redditi alte, ma non tocca l’elusione, le multinazionali e i redditi improduttivi. Inoltre, dice Nannicini, non si può prescindere dalla riforma del catasto perché questo consentirebbe di applicare un maggior prelievo sugli immobili nei centri storici che sono ancorati a vecchi parametri favorendo di fatto le fasce sociali più ricche che li posseggono. Secondo Tavecchio “chi parla di patrimoniale lo fa spesso in modo confuso perché parte dall’idea, sbagliata, che sia un tesoretto nascosto in grado di cambiare il gettito di un paese”, ma, continua, “non è così e ci sono tanti studi Ocse che lo dimostrano. Se si prende come esempio la Svizzera dove ci sono imposte sulle patrimoniali ‘alte’, il loro gettito annuo è pari a poco più del 3 per cento. Però in questo paese non si pagano tasse sul capital gain, invece in Italia paghiamo il 26 per cento.  Insomma, quando si parla di patrimoniali bisogna guardare all’intero quadro della tassazione delle persone fisiche”. 

  
Secondo Tavecchio per combattere l’elusione fiscale e fare gettito, ma senza deprimere i consumi e gli investimenti, il governo dovrebbe intervenire su fattori strutturali e neutrali come “usare la tecnologia per avere un catasto più efficiente e calibrato sui valori immobiliari reali, dare maggiore autonomia all’Agenzia delle entrate per rafforzarla nel dialogo con i contribuenti onesti e, infine, varare la riforma della giustizia tributaria che giace in Parlamento da troppi anni”.  Se proprio si volesse fare qualcosa di sinistra, chiosa Tavecchio scherzando sul titolo dell’articolo di Nannicini, bisognerebbe subito chiedere al neo presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, di far aderire gli Stati Uniti al Common Reporting Standard (CRS), il protocollo internazionale sugli scambi automatici di informazioni fiscali tra paesi.

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