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I patrioti del mercato rionale

Amazon spiegata ai beoti

Carlo Alberto Carnevale Maffè

Sciacalli chi? L’e-commerce sta consentendo a migliaia di esercizi di continuare a essere in contatto con la clientela anche con i lockdown. Dati e storie da un’Italia in cerca di riscatto

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Boicottare Amazon è legittimo. Parola di Tafazzi. Puntuali come le ondate pandemiche e improcrastinabili come il Black Friday, i Patrioti del Mercato Rionale sono tornati anche quest’anno a chiedere un #NataleSenzaAmazon. Per non essere da meno degli ex alleati, eredi di Spelacchio, del pannolino lavabile e della decrescita felice, il popolo salvinista si sta impegnando a promuovere il boicottaggio della piattaforma di e-commerce, riciclando (i leghisti, si sa, non buttano mai via una pessima idea altrui) lo slogan #NoelSansAmazon lanciato dai compagni estremisti dell’ala intransigente della sinistra francese. Ah, la France: a Giggino i gilets jaunes, al Truce gli eskimo della rive gauche.

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Boicottare Amazon è legittimo. Parola di Tafazzi. Puntuali come le ondate pandemiche e improcrastinabili come il Black Friday, i Patrioti del Mercato Rionale sono tornati anche quest’anno a chiedere un #NataleSenzaAmazon. Per non essere da meno degli ex alleati, eredi di Spelacchio, del pannolino lavabile e della decrescita felice, il popolo salvinista si sta impegnando a promuovere il boicottaggio della piattaforma di e-commerce, riciclando (i leghisti, si sa, non buttano mai via una pessima idea altrui) lo slogan #NoelSansAmazon lanciato dai compagni estremisti dell’ala intransigente della sinistra francese. Ah, la France: a Giggino i gilets jaunes, al Truce gli eskimo della rive gauche.

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D’altra parte, chi meglio dell’acquitano Frederic Bastiat e della sua indimenticabile “Petizione dei Fabbricanti di Candele” (1845) può riassumere il paradosso del protezionismo straccione? “Noi fabbricanti di candele parigini soffriamo la rovinosa concorrenza di un rivale che apparentemente lavora in condizioni talmente superiori alle nostre che sta inondando il mercato interno a un prezzo incredibilmente basso; nel momento in cui appare, le nostre vendite cessano, tutti i consumatori si rivolgono a lui, e un ramo dell'industria francese si riduce all'improvviso al completo ristagno. Questo rivale, che non è altro che il sole, ci sta dichiarando guerra così spietatamente che sospettiamo sia aizzato contro di noi dalla perfida Albione”.

 

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Con premesse così rigorose, Bastiat non poteva che interpretare il grido di dolore dei protezionisti di tutto il mondo: “Chiediamo solo la bontà di una legge che imponga la chiusura di tutte le finestre, abbaini, lucernari, persiane interne ed esterne, tende, battenti, occhi di bue, luci e persiane – in breve, tutte le aperture, buchi, anfratti e fessure attraverso le quali la luce del sole è solita entrare nelle case, a scapito delle belle industrie di cui, siamo orgogliosi di dire, abbiamo dotato il paese, un paese che non può, senza tradire l'ingratitudine, abbandonarci oggi a un combattimento così diseguale”.

 

L’apologo di Bastiat è oggi riproposto dal luminoso Salvini e dai suoi accesi reggimoccolo in una versione che non invoca l’intervento della legge, come ai tempi del governo grillo-leghista, bensì la sovrana volontà del popolo della sportina: boicottare la perfida Amazon, e comprare dalla bottega sotto casa. Dopo aver fermato col proprio petto l’invasione dei migranti, è giunta l’ora di difendere i sacri confini del portone condominiale dall’invasione dei postini portapacchi. Alcuni secoli di storia economica hanno evidenziato come il protezionismo danneggi in primis i consumatori, ma ben sappiamo che non è certo la tutela del potere d’acquisto delle famiglie l’obiettivo del Gran Candeliere Sovranista. In questa ennesima campagna di disinformazione, mistificazione e populismo d’accatto, il popolo leghista è chiamato a difendere le piccole e piccolissime imprese italiane dalla competizione dei giganti del web. Il che sarebbe pure una battaglia condivisibile, se non fosse del tutto contrario l’effetto in realtà ottenuto dal boicottaggio di Amazon e, per logica estensione, di tutto l’e-commerce, inteso come sostitutivo del commercio di prossimità.

 

Per quanto possa sembrare paradossale agli incompetenti, uno dei principali fattori di successo di Amazon dipende proprio dalla capacità delle piccole e medie imprese, sia manifatturiere sia commerciali, di offrire ampia varietà di gamma e continua innovazione nell’offerta di prodotto. E non solo sul mercato locale, come sarebbero invece condannate a fare dalla loro dimensione e dal limitato accesso a canali distributivi globali, bensì su mercati potenzialmente globali. Sono più di 14.000 le PMI italiane che vendono su Amazon e che nel 2019 hanno registrato vendite all’estero per più di 500 milioni di euro. Di queste, circa 600 hanno superato 1 milione di dollari di vendite. Amazon stima che lo sviluppo commerciale favorito dall’accesso alle propria piattaforme di e-commerce abbia permesso alle PMI italiane di creare 25.000 posti di lavoro. Il colosso fondato da Jeff Bezos, che solo pochi anni fa era considerato una start-up e che è presente in Italiano solo dal 18 novembre 2010, ha investito lo scorso anno in Europa più di 2,2 miliardi di euro in logistica, strumenti, servizi, programmi e persone per supportare i propri partner di vendita, in stragrande maggioranza costituiti da piccole e medie imprese.

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Poi è arrivato il COVID-19, che, in assenza di efficaci azioni di prevenzione dei governi occidentali, ha penalizzato soprattutto il commercio al dettaglio. Proprio in risposta ai danni causati dall’inerzia della mano pubblica (non dal virus, che fa efficacemente il suo maledetto mestiere), la digitalizzazione dei canali di vendita, attraverso l’e-commerce, rappresenta un’opportunità di ripresa economica per negozi, artigiani e PMI. Se il contesto sanitario attuale richiede il distanziamento sociale, l’e-commerce sta consentendo a molti esercizi di continuare a essere in contatto con la propria clientela. Nel “Report 2020” predisposto da Amazon Italia, si evidenzia che le PMI italiane hanno venduto sugli store ospitati sulla piattaforma, nel periodo dal 1° giugno 2019 al 31 maggio 2020, più di 60 milioni di prodotti, rispetto ai 45 milioni venduti nello stesso periodo l’anno precedente, con un aumento del 33%. Nel Report si propone anche una classifica delle PMI ordinate per le diverse Regioni e si stima il valore aggiunto a favore dei partner indipendenti servizi, che ammontano a oltre 900.000 in Europa, inclusi partner di vendita, sviluppatori, creatori di contenuti, autori e fornitori di servizi di consegna. Una delle evidenze che emergono dal Report è il successo globale che le PMI italiane – anche quelle del centro sud – riescono ad ottenere nell’offerta dei propri prodotti.

 

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Le prime tre regioni italiane in termine di vendite delle PMI all’estero risultano Campania, Lombardia e Lazio, che in aggregato superano i 200 milioni di euro di export. Profondamente errata è infatti la convinzione che sulle piattaforme di e-commerce predominino i produttori e siano quindi penalizzati i commercianti: delle 14.000 PMI presenti sul sito, circa il 60/70% delle PMI, a seconda delle categorie merceologiche, è rappresentato da negozi o rivenditori, mentre solo poco più di un terzo sono produttori. Qualche caso esemplificativo: l’azienda marchigiana Omada Design, specializzata in articoli casalinghi in plastica ed ecosostenibili, ha visto aumentare il suo fatturato online in un anno del 2.000%, da 14.000 euro a circa 1 milione di euro; un’azienda tessile di lunga tradizione come Zenoni & Colombi, situata nel comune di Nembro, una delle aree più critiche dell’epidemia COVID-19, ha registrato una crescita del 10% del fatturato grazie alla vendita online, mitigando così il peso della crisi economica. Il Made in Italy, nelle sue espressioni più originali e creative, è inoltre uno dei fattori di attrattività globale per ogni sito di e-commerce.

 

La vetrina del Made in Italy di Amazon, per esempio, propone una selezione di oltre 1 milione di prodotti realizzati da oltre 2.500 artigiani e piccole e medie imprese italiane. La crescita delle vendite è aumentata fino a raddoppiare negli ultimi 12 mesi, soprattutto all’estero. Oggi, oltre il 75% delle aziende presenti sullo store “Made in Italy” di Amazon vende all’estero. Al portale nazionale si affiancano 10 nuove vetrine regionali: Veneto (10mila prodotti da 130 artigiani e aziende locali), Emilia Romagna (5 mila prodotti da 150 imprese), Lombardia (15 mila prodotti, 150 artigiani) e Puglia (6 mila prodotti, 90 artigiani) sono in fase di lancio in queste settimane. Le sezioni regionali sono state promosse anche grazie all’accordo di collaborazione con l’Agenzia statale ICE, finalizzato a sostenere le piccole e medie imprese nella digitalizzazione e nell’internazionalizzazione: sono circa 600 le “nuove” aziende, tutte con il proprio brand originale, presenti con i loro prodotti su Amazon grazie al supporto dell’Agenzia ICE, che insieme ad Amazon ha dedicato loro decine di webinar e di eventi formativi sul territorio, tenuti da esperti di e-commerce, oltre ad aver fornito l’accesso a materiali consultabili digitalmente su come sviluppare al meglio il percorso di vendita online. Gli artigiani candelieri italiani (e i più abili dei loro negozianti), insomma, hanno imparato ad arrangiarsi anche senza il pernicioso e strumentale boicottaggio promosso dai populisti nostrani.

 

Un caso su tutti: la Monterosa Zelandi, azienda familiare, storica produttrice di tradizionali stoppini e meravigliose candele in quel di San Pietro Mosezzo (NO), propone oggi su Amazon (oltre che sul proprio sito di e-commerce) una collezione di oggetti originalissimi che molto probabilmente non troverebbero spazio adeguato in nessun singolo negozio di prossimità, e certo a costi logistici e organizzativi non tollerabili. Quanto a tutti gli altri temi in merito ai quali Amazon viene spesso fatta oggetto di pur legittime critiche (rispetto delle norme fiscali, tutela dei lavoratori, possibile abuso di posizione dominante, protezione dei dati personali, e via ipotizzando) non si può far altro che auspicare la rigorosa applicazione delle norme sulla concorrenza e sulla tutela dei consumatori. Ma fino al momento in cui tali critiche non dovessero risultare provate, deve valere anche per un colosso come Amazon il garantismo dello Stato di Diritto e il principio della libertà di scelta per i clienti finali. Sono proprio questi ultimi, con le loro decisioni quotidiane, ad aver decretato l’infondatezza e l’autolesionismo dei boicottaggi di chi vorrebbe imporre loro maggiori costi e minori opzioni di acquisto, in nome di un falso e strumentale obiettivo di difesa delle piccole imprese, che sarebbero invece ben più tutelate da uno Stato che garantisca le condizioni minime di fiscalità equa, burocrazia amica e salute pubblica affidabile.

 

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