PUBBLICITÁ

Editoriali

L’inutile campagna no Amazon a Natale

Redazione

Da Hidalgo a Salvini fino al Codacons. No, i negozi non si proteggono prendendo di mira l'e-commerce

PUBBLICITÁ

Peggio del progetto velleitario dell’Amazon italiana fatta con qualche capitale pubblico c’è il tentativo, questa volta francese, di fermare Amazon boicottandone l’attività. La petizione con tanto di #NoelSansAmazon, chiama alla (s)mobilitazione natalizia ma evidentemente punta anche sul resto dell’anno. Parte da una serie di personalità che si definiscono di sinistra o ecologiste. Si parte dalla sindaca di Parigi Anne Hidalgo e altri sindaci, per arrivare a un ex ministro macroniano, Matthieu Orphelin, e alle associazioni del commercio.

ABBONATI PER CONTINUARE A LEGGERE
Se hai già un abbonamento:

Altrimenti


Peggio del progetto velleitario dell’Amazon italiana fatta con qualche capitale pubblico c’è il tentativo, questa volta francese, di fermare Amazon boicottandone l’attività. La petizione con tanto di #NoelSansAmazon, chiama alla (s)mobilitazione natalizia ma evidentemente punta anche sul resto dell’anno. Parte da una serie di personalità che si definiscono di sinistra o ecologiste. Si parte dalla sindaca di Parigi Anne Hidalgo e altri sindaci, per arrivare a un ex ministro macroniano, Matthieu Orphelin, e alle associazioni del commercio.

PUBBLICITÁ

 

“Quest’anno – si legge nell'appello – festeggeremo #NoelSansAmazon. Ci impegniamo a non comprare alcun regalo su questa piattaforma. Faremo a meno di questa impresa predatrice di posti di lavoro (per un impiego creato da Amazon ce ne sono tra 2,2 e 4,6 distrutti sui nostri territori), predatrice di commercio, predatrice di terre (se contiamo i depositi Amazon oggi allo studio, l’azienda occuperà da sola due milioni di metri quadrati di terra in Francia, ovvero l’equivalente di 185 campi da calcio!), predatrice di aiuti pubblici, utilizzatrice di infrastrutture pubbliche senza partecipare al loro finanziamento”. L’appello è stato pubblicato ieri sul Monde e in Italia è stato rilanciato ovviamente da Matteo Salvini, che non avendo niente di meglio da fare, in un inedito afflato di francesità, ha proposto un Natale senza Amazon anche da noi, subito sostenuto nella sua campagna anche da Confesercenti, secondo cui, senza boicottare Amazon, vi è il rischio che il commercio, un settore già in crisi da circa un decennio, venga definitivamente condannato a morte da questo squilibrio. E subito dopo Confesercenti è arrivato anche il bollino autorevole (si fa per dire) del Codacons, che ha invitato il governo “a studiare misure per limitare lo strapotere dei colossi dell’e-commerce come Amazon: con le restrizioni anti Covid sul fronte dei negozi, le società dell’e-commerce come Amazon otterrebbero enormi benefici perché tutti gli acquisti degli italiani verrebbero trasferiti dai negozi fisici al web”.

 

PUBBLICITÁ

Gli argomenti – quelli di Hidalgo più che quelli di Salvini – si possono dividere in poco fondati, come i danni ambientali (per il trasporto delle merci, come se nel commercio tradizionale arrivassero da sole), fondati ma non risolvibili, come gli effetti competitivi sul resto del sistema commerciale, fondati e affrontabili politicamente senza bisogno di divieti, come la localizzazione degli obblighi fiscali. Allora, dei danni ambientali non mette conto parlare, e comunque rientrano in una banale questione di regolazione e lo stesso vale per il fisco. Sono gli aspetti competitivi a essere interessanti. Perché chiaramente derivano dallo sconforto di tanti commercianti di fronte a un sistema che passa senza nemmeno sfiorarli sopra le loro teste e vanifica le possibilità di guadagno. Liquidarli così senza pietà, facendo i liberali col negozio degli altri, non sarebbe umanamente giusto né politicamente intelligente. Però va anche detto che distribuzione e commercio devono ripensarsi.

 

Una parte dei negozi resiste anche ad Amazon, perché può portare valore aggiunto attraverso consulenza e assistenza o perché riesce a trovare fornitori in esclusiva e di qualità. Ma chi vende prodotti standardizzati, facili da usare e da scegliere, ha vita ben più dura. Forse la mobilitazione delle coscienze e dell’impegno politico anziché puntare sul boicottaggio d’antan di Amazon potrebbe essere rivolta verso il sostegno alla ricerca di attività a valore aggiunto nei negozi (da cui dipende la qualità della vita nelle città). Amazon non vende prodotti ma vende quella che al momento è la migliore logistica del mondo: l’efficienza con cui i pacchi arrivano a casa (o altrove), il modo di pagare, la possibilità di cambiare, l’integrazione con altre offerte. Boicottare serve a strappare qualche titolo e forse convincerà qualcuno a non cliccare e mettere nel carrello. Ma avrà solo l’effetto di ritardare l’ammodernamento del sistema commerciale francese e inasprire i problemi futuri.  

Di più su questi argomenti:
PUBBLICITÁ