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Editoriali

Airbnb e la quotazione (in Borsa) della normalità

Redazione

Airbnb non rinuncia al progetto malgrado le perdite e l'emergenza. Come risponderà il mercato? Comunque vada è una bella finestra sul mondo post pandemico

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Nonostante il crollo dei ricavi nel 2020, Airbnb conferma il progetto per la quotazione in Borsa. Nei primi nove mesi dell’anno, la piattaforma per gli affitti brevi ha registrato perdite doppie rispetto all’anno scorso, pari a circa 700 milioni di dollari su un fatturato di 2,5 miliardi. Per l’ultimo trimestre, è atteso un ulteriore calo delle prenotazioni, che andrà ad aggravare il conto economico nonostante il poderoso taglio dei costi già sostenuto.

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Nonostante il crollo dei ricavi nel 2020, Airbnb conferma il progetto per la quotazione in Borsa. Nei primi nove mesi dell’anno, la piattaforma per gli affitti brevi ha registrato perdite doppie rispetto all’anno scorso, pari a circa 700 milioni di dollari su un fatturato di 2,5 miliardi. Per l’ultimo trimestre, è atteso un ulteriore calo delle prenotazioni, che andrà ad aggravare il conto economico nonostante il poderoso taglio dei costi già sostenuto.

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A maggio, il gruppo aveva annunciato il licenziamento di 1.900 persone, pari al 25 per cento degli addetti. In questi risultati disastrosi, si nasconde però un cauto germe di ottimismo. Lo sbarco in Borsa era inizialmente previsto per dicembre, ma ovviamente il Covid-19 ha fatto saltare ogni programma. Tuttavia, la pubblicazione del prospetto per gli investitori lascia intendere che il management guardi con speranza al futuro prossimo e, dunque, all’efficacia e alla circolazione dei vaccini. Il business degli affitti brevi ha subìto un tracollo in questi mesi, come l’intera industria dell’ospitalità.

 

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Ma è possibile che la sua ripresa sia più rapida rispetto al resto del mondo alberghiero, in quanto le persone, riprendendo a viaggiare, potrebbero preferire sistemazioni tali da evitare gli assembramenti e la condivisione di spazi comuni. Inoltre, questa mossa lancia un implicito messaggio di fiducia in relazione alle tante battaglie legali e fiscali in cui la piattaforma è impegnata in giro per il mondo. Come ogni innovazione “disruptive”, anche Airbnb ha messo in tensione i confini del diritto: ma, a dodici anni dalla fondazione, un po’ è venuta a patti col mondo, accettando delle regole inizialmente subite con insofferenza; e un po’ ha spinto il mondo a venire a patti con un cambiamento ormai strutturale nelle abitudini di chi viaggia. Resta da vedere se gli investitori si fideranno e che valore attribuiranno ad Airbnb. In ogni caso, che il progetto vada avanti è un piccolo segno del graduale ritorno a una normalità che tutti speriamo di riscoprire il prima possibile.

 

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