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Congelare, cioè cancellare

La proposta di Sassoli sul debito da cancellare è inutile e pure pericolosa

Luciano Capone e Carlo Stagnaro

L'intemerata del presidente dell'Europarlamento, David Sassoli, che piace tanto ai leghisti. La risposta europea all'eccezionalità pandemica c'è già stata: Mes, Bce, Next Generation. Guida a un'idea malsana

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La proposta del presidente dell’Europarlamento, David Sassoli, di “cancellare” il debito degli stati membri dell’Ue verso la Bce è inutile nella sostanza e dannosa dal punto di vista politico. Ed è tanto più lesiva degli interessi italiani quanto più viene rilanciata da esponenti del governo – come il ministro Peppe Provenzano – e rivendicata dai leader dell’opposizione, come Matteo Salvini.

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La proposta del presidente dell’Europarlamento, David Sassoli, di “cancellare” il debito degli stati membri dell’Ue verso la Bce è inutile nella sostanza e dannosa dal punto di vista politico. Ed è tanto più lesiva degli interessi italiani quanto più viene rilanciata da esponenti del governo – come il ministro Peppe Provenzano – e rivendicata dai leader dell’opposizione, come Matteo Salvini.

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Nel merito: per un debitore è sempre meglio non avere un debito che averlo, ma questa è una banalità (che spiega perché governo e opposizione siano d’accordo). Tuttavia, la cancellazione di un debito è una presa d’atto che il titolare non è in grado di ripagarlo. La proposta più significativa in tal senso – quella resa popolare da Bono Vox e Jovanotti – chiedeva alle nazioni più ricche del globo di rinunciare ai loro crediti verso quelle più povere. Dal punto di vista pratico, l’eventuale cancellazione del debito, seppure limitata alle emissioni legate all’emergenza Covid, richiederebbe modifiche strutturali ai Trattati Ue. Questo enorme sforzo politico è oltretutto inutile in una fase in cui la Bce è impegnata in una serie di operazioni straordinarie di acquisto del debito degli stati dell’Eurozona.

 

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E’ questa la principale ragione per cui lo spread è sotto controllo e l’Italia può continuare a collocare debito ai tassi più bassi di sempre. Tutto ciò poggia sull’aspettativa che, man mano che i titoli arriveranno a scadenza, Francoforte continuerà a rinnovarli: agli effetti pratici, anche se non nella forma, questo “congelamento” del debito è una condizione non molto distante da quella auspicata da chi ne chiede la cancellazione. Solo che non richiede di stravolgere i trattati né di dichiararsi pressoché insolventi: è uno dei casi in cui forma e percezione prevalgono sulla sostanza. Per l’Italia sarebbe molto più utile, e praticamente percorribile, chiedere alla Bce un ampliamento del Programma di acquisto per l’emergenza pandemica (Pepp) per dare ossigeno alle spese per far fronte al Covid. Visto che l’inflazione è ancora distante dall’obiettivo (inferiore ma vicino al 2 per cento), la richiesta sarebbe pienamente conforme ai trattati e al mandato della Bce.

 

Ma perché la cancellazione del debito è un problema politico? Lo è su due fronti. Uno è quello interno: non a caso, le dichiarazioni di Sassoli hanno portato alla ribalta Claudio Borghi, Alberto Bagnai e tutta la frangia più estremista della Lega, che da tempo era in sofferenza. E’ vero che non si può paragonare la situazione di oggi a quella del 2018, quando il “contratto di governo” tra Lega e 5 stelle chiedeva la cancellazione del debito e il Pd lo definiva “inquietante”. Ma la risposta europea all’eccezionalità pandemica c’è già stata: dalla riforma del Mes alle politiche della Bce fino al programma Next Generation Eu. Non può venire da una proposta che sovverte l’attuale governance monetaria e che, infatti, il numero due di Francoforte, Luis de Guindos, ha definito ieri “contraria ai Trattati”.

 

L’intemerata di Sassoli è ancora più incomprensibile se guardiamo al fronte estero: l’Italia sta giocando una delicata partita per ottenere sussidi e prestiti nell’ambito del Next Generation Eu, in opposizione ai paesi “frugali” che temono sprechi a non finire. E proprio in questo frangente delicato, politici di primo piano e addirittura rappresentanti del governo – prima ancora di ottenere i prestiti – avanzano la richiesta di non ripagarli. Come si può pensare che questo rafforzi il nostro potere negoziale a Bruxelles? Lo spettacolo che stiamo dando ai nostri partner è questo: un paese in cui la maggioranza chiede di cancellare il debito (come i paesi meno sviluppati), l’opposizione con Giorgia Meloni invoca i diritti speciali del Fmi (un’idea avanzata per soccorrere i paesi poveri), e all’unisono festeggia il fatto di essere passato dal club dei contributori al bilancio Ue a quello dei beneficiari netti (come gli stati membri più poveri). Siamo un paese in via di sottosviluppo, consapevole di esserlo, e che usa il suo declino come arma di ricatto verso i partner. Troppo fallito per essere grande.

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