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Un altro anno di cassa integrazione speciale per Alitalia? Meglio di no

Andrea Giuricin

Ora che il settore aereo è in crisi è il caso di abolire il fondo volo e i suoi privilegi: niente più tassa da 5 euro e Cig Covid per tutti

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La politica ha sempre avuto un ruolo di primo piano in Alitalia, non solo tramite l’immissione continua di soldi pubblici, ma anche nella scelta di sostenere l’azienda anche indirettamente. Durante la pandemia tutto questo è stato più evidente dato che il governo ha stanziato oltre 3 miliardi di euro solo al vettore, mentre di fatto il resto del settore è stato dimenticato, dagli aeroporti fino alle società di handling o catering. L’unica misura che aiuterà un po’ le altre compagnie aeree è il “fondo speciale per il trasporto aereo” che di fatto è stato creato nel 2004 e finanziato nel corso degli anni per sostenere gli esuberi di Alitalia. Questo fondo è costato caro ai passeggeri del trasporto aereo che nel corso degli anni hanno contribuito per circa 2,5 miliardi di euro tramite una tassa speciale: tutti i passeggeri in partenza dall’Italia, anche quelli che non utilizzavano l’ex compagnia di bandiera, hanno pagato un contrbuto di 3 euro a biglietto, successivamente aumentato a 5 euro. E’ anche vero che i diversi governi hanno spostato questi introiti del settore aereo verso altre spese dell’Inps, ma tutti i passeggeri hanno dovuto pagare un balzello speciale. Questo fondo serve a pagare una cassa integrazione (Cig) straordinaria che dura fino a 7 anni all’80 per cento dello stipendio. Se ad esempio un pilota guadagnava 10 mila euro al mese, questa cassa speciale gliene assegnerà 8 mila. Limiti ben diversi da quelli di tutti gli altri settori, che vedono dei tetti massimi e che stridono dunque con la crisi generale che provoca il Covid a tante categorie. Solo per esempio, Alitalia ha ora richiesto di prolungare la cassa integrazione speciale fino a settembre del 2021 per quasi 7 mila dipendenti. La compagnia beneficia e ha potuto beneficiare nel corso dell’ultimo decennio della cassa integrazione straordinaria creata con il fondo speciale per il trasporto aereo. E’ chiaro dunque che nel corso degli ultimi anni gli interventi a sostegno di Alitalia sono stati numerosi e generosi. Questo ha portato a una connessione tra politica e lavoratori di Alitalia che è stata sempre più stretta.

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La politica ha sempre avuto un ruolo di primo piano in Alitalia, non solo tramite l’immissione continua di soldi pubblici, ma anche nella scelta di sostenere l’azienda anche indirettamente. Durante la pandemia tutto questo è stato più evidente dato che il governo ha stanziato oltre 3 miliardi di euro solo al vettore, mentre di fatto il resto del settore è stato dimenticato, dagli aeroporti fino alle società di handling o catering. L’unica misura che aiuterà un po’ le altre compagnie aeree è il “fondo speciale per il trasporto aereo” che di fatto è stato creato nel 2004 e finanziato nel corso degli anni per sostenere gli esuberi di Alitalia. Questo fondo è costato caro ai passeggeri del trasporto aereo che nel corso degli anni hanno contribuito per circa 2,5 miliardi di euro tramite una tassa speciale: tutti i passeggeri in partenza dall’Italia, anche quelli che non utilizzavano l’ex compagnia di bandiera, hanno pagato un contrbuto di 3 euro a biglietto, successivamente aumentato a 5 euro. E’ anche vero che i diversi governi hanno spostato questi introiti del settore aereo verso altre spese dell’Inps, ma tutti i passeggeri hanno dovuto pagare un balzello speciale. Questo fondo serve a pagare una cassa integrazione (Cig) straordinaria che dura fino a 7 anni all’80 per cento dello stipendio. Se ad esempio un pilota guadagnava 10 mila euro al mese, questa cassa speciale gliene assegnerà 8 mila. Limiti ben diversi da quelli di tutti gli altri settori, che vedono dei tetti massimi e che stridono dunque con la crisi generale che provoca il Covid a tante categorie. Solo per esempio, Alitalia ha ora richiesto di prolungare la cassa integrazione speciale fino a settembre del 2021 per quasi 7 mila dipendenti. La compagnia beneficia e ha potuto beneficiare nel corso dell’ultimo decennio della cassa integrazione straordinaria creata con il fondo speciale per il trasporto aereo. E’ chiaro dunque che nel corso degli ultimi anni gli interventi a sostegno di Alitalia sono stati numerosi e generosi. Questo ha portato a una connessione tra politica e lavoratori di Alitalia che è stata sempre più stretta.

 

Se andiamo a fare un’analisi storica di quanto è avvenuto, è evidente che i dipendenti di Alitalia sono stati in grado di influenzare la politica. Un elemento chiave è il referendum del 2017, nel quale, grazie alla decisione di votare “no” al nuovo piano industriale privato (2 miliardi di investimento), i dipendenti si sono rimessi all’intervento diretto della politica con i soldi dei contribuenti, che è avvenuto puntualmente anche tramite i famosi prestiti ponte. Piuttosto che lasciare andare la compagnia al suo destino, si è deciso di fatto di commissariare il vettore (a carico delle casse pubbliche ).Gli interventi in Alitalia sono stati dunque sia diretti che indiretti e questo ha alimentato quello che in economia è chiamato moral hazard. Vi sono però dei punti importanti da sottolineare. In primo luogo questa “tassa speciale” di cinque euro rallenta la ripresa del settore, che vede una domanda di nuovo molto vicina a zero, ora che si è tornati nello scenario lockdown. La piccola ripresa estiva è infatti già sfumata miseramente con questa seconda nuova ondata. L’eliminazione di tale “tassa speciale” aiuterebbe in qualche modo la ripartenza del settore aereo tutto e consentirebbe al settore di passare a un regime di cassa integrazione Covid: pagata dalla fiscalità generale, come per gli altri lavoratori, a patto però che il trattamento sia uguale. I passeggeri del trasporto aereo passeranno da 161 a meno di 50 milioni tra il 2019 e il 2020, con una diretta conseguenza sul “fondo volo”: la riduzione dei passeggeri provoca comunque un problema di finanziamento di questa cassa integrazione straordinaria, perché al contempo crollano gli introiti. La crisi indotta dal Covid potrebbe essere un’occasione se la politica pensasse a tutti i lavoratori del settore dei trasporti – e li trattasse tutti allo stesso modo – piuttosto che concentrare la propria attenzione su una lobby, quella di Alitalia, indubbiamente molto influente.

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