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“Le risorse per i ristori ci sono”. Parla il sottosegretario Baretta

Valerio Valentini

Priorità alle categorie che hanno fermato le proprie attività, ma il decreto che domani approda in cdm terrà conto anche di chi ha subito perdite di fatturato minori. “Al Mef abbiamo un tesoretto che non va sprecato”, ci dice Baretta

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Benché di certo paia esserci solo l’incertezza, in questo tempo tribolato, Pier Paolo Baretta prova comunque a mettere un punto fermo. “I ristori verranno dati a tutti, e verranno dati in fretta”, dice il sottosegretario all’Economia, nelle ore in cui a Via XX Settembre si definiscono i dettagli del decreto che verrà esaminato nelle prossime ore, nella giornata di venerdì, in Consiglio dei ministri. E nel dirlo, Baretta offre anche un’altra garanzia: “Le risorse ci sono, anche senza bisogno di nuovi scostamenti, bisognerà semmai utilizzarle con oculatezza”. E qui bisogna chiedergli, però, se davvero quei 2 miliardi di cui si parla, quei due o tre decimali d’indebitamento sul pil a cui si è deciso di non far ricorso finora, saranno davvero sufficienti. “L’andamento della finanza pubblica in questi ultimi mesi è stato inevitabilmente instabile, perché instabile è il nemico che bisogna fronteggiare, e cioè il virus. Ma in questo contesto, abbiamo maturato uno spazio di manovra che ci permette ora di agire con una certa serenità, pur in una fase assai complicata”. Un tesoretto, insomma, per dirla col gergo giornalistico che negli uffici della Ragioneria generale dello stato non tanto piace. “Se proprio lo si vuole chiamare così ...”, sospira infatti Baretta.

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Benché di certo paia esserci solo l’incertezza, in questo tempo tribolato, Pier Paolo Baretta prova comunque a mettere un punto fermo. “I ristori verranno dati a tutti, e verranno dati in fretta”, dice il sottosegretario all’Economia, nelle ore in cui a Via XX Settembre si definiscono i dettagli del decreto che verrà esaminato nelle prossime ore, nella giornata di venerdì, in Consiglio dei ministri. E nel dirlo, Baretta offre anche un’altra garanzia: “Le risorse ci sono, anche senza bisogno di nuovi scostamenti, bisognerà semmai utilizzarle con oculatezza”. E qui bisogna chiedergli, però, se davvero quei 2 miliardi di cui si parla, quei due o tre decimali d’indebitamento sul pil a cui si è deciso di non far ricorso finora, saranno davvero sufficienti. “L’andamento della finanza pubblica in questi ultimi mesi è stato inevitabilmente instabile, perché instabile è il nemico che bisogna fronteggiare, e cioè il virus. Ma in questo contesto, abbiamo maturato uno spazio di manovra che ci permette ora di agire con una certa serenità, pur in una fase assai complicata”. Un tesoretto, insomma, per dirla col gergo giornalistico che negli uffici della Ragioneria generale dello stato non tanto piace. “Se proprio lo si vuole chiamare così ...”, sospira infatti Baretta.

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Il punto è che, a luglio, il Parlamento ha autorizzato uno scostamento all’11,9 per cento in rapporto al pil. Poi, a settembre, la Nadef ha abbassato la soglia di indebitamento fino al 10,8. Un eccesso di prudenza che ora può tornare utile? “Senza entrare nei dettagli specifici, posso dire che la positiva reazione dell’industria manifatturiera, nei mesi seguiti alla prima ondata, ci ha consentito di ridurre il calo del pil fino al 9 per cento. Il che ci ha indotto a una Nadef più prudenziale, anche in vista di mesi incerti e complicati, con la ripresa della pandemia difficile che pone ancora molte incognite. Ora, quello scarto di cui parlavamo, quel ‘tesoretto’, ci consente un margine di tolleranza dentro il quale dobbiamo e possiamo muoverci. Sapendo, però, che l’emergenza sarà ancora lunga, e ci costringerà a rivedere, in un senso o nell’altro, previsioni di crescita e di spesa”. In sintesi: c’è un margine di sicurezza, ma è bene non spenderlo tutto e subito. “In sintesi, è più o meno così”, sorride Baretta. Che spiega: “Il Covid-19 impone delle novità metodologiche. Ci obbliga a elaborare misure mutevoli e dinamiche perché mutevole e dinamica è la situazione sanitaria del paese”. E dunque questo decreto, il “Ristori Bis”, bene incarna lo spirito del tempo, essendo un provvedimento per sua natura estremamente flessibile. “La difficoltà sta proprio lì: nel congegnare un provvedimento che dovrà essere utilizzabile anche in caso di una eventuale estensione del perimetro delle cosiddette aree rosse, e in secondo luogo anche quelle arancioni”.

 

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Quadro instabile, dunque. E del resto, stando a quanto trapela dal ministero della Salute, almeno cinque regioni catalogate come “gialle” (Abruzzo, Liguria, Veneto, Toscana e Basilicata) nel corso della prossima settimana potrebbero già scivolare in zona arancione. Costringendo il governo a rivedere i conti? “Lo vedremo di volta in volta, senza patemi d’animo. Bisognerà agire con rapidità d’esecuzione, specie nel garantire i conguagli a fondo perduto alle imprese, così come gli sgravi sugli affitti per i commercianti. Il tutto, secondo lo stesso sistema previsto nel primo ‘decreto Ristori’, ora in discussione al Senato: accrediti diretti sui conti correnti dei destinatari tramite l’Agenzia delle entrate. Manterremo anche le modulazioni a seconda delle categorie, come previsto, con ristori dal 50 al 400 per cento rispetto ai contributi già concessi a primavera, durante il lockdown”.

 

Le priorità? “Si partirà con le categorie che sono state costrette a chiudere del tutto da provvedimenti del governo, sia nelle aree rosse sia in quelle arancioni e gialle, per poi passare a chi è stato costretto a chiusure parziali e chi ha subito perdite di fatturato minori. Sapendo che, su un periodo di più lungo respiro, dobbiamo pensare di sfruttare anche la legge di Bilancio”. Che inizia il suo iter parlamentare domani, approdando alla Camera. “Forse in alcuni punti, col contributo di deputati e senatori, dovremo rimodellarla, puntando con ancor più forza su misure che, oltre a garantire la tenuta del sistema in un periodo d’emergenza, possano anche guardare all’obiettivo di una ripresa più stabile. Penso da un lato all’assegno unico per le famiglie, e dall’altro agli sgravi alle imprese nel pacchetto del 4.0”. Con un occhio, magari, anche al debito pubblico che nel frattempo galoppa. “E’ un assillo costante, certo. Ma in questo momento non abbiamo alternative se non quelle di spendere tutto il necessario. Con oculatezza e con coraggio. Le nostre emissioni di titoli danno ottimi riscontri. E questo è un dato che ci conforta: vuol dire che gli investitori hanno ancora fiducia nell’Italia. Dopodiché, sappiamo che mai, come in questo momento di estreme difficoltà, abbiamo avuto tante risorse a disposizione come quelle che ci derivano dal Recovery plan: il nostro destino è, banalmente, nelle nostre mani. Tutto dipenderà da quanto saremo bravi a usare quei finanziamenti in modo intelligente”.

 

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