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Una bad bank europea non basta. Intervista a Corrado Passera

Mariarosaria Marchesano

“Per evitare l’ondata di Npl bisogna rilanciare la crescita con i fondi Ue, dal Recovery al Mes”. Parla l'ex ministro dello Sviluppo economico

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“Forse servirà anche una bad bank europea, ma abbiamo strumenti formidabili per evitare che ce ne sia bisogno. Se sapremo usare bene il bilancio pubblico e i fondi europei, la recessione potrà essere più breve e non così grave. L’ammontare dei nuovi crediti deteriorati, che sicuramente crescerà, dipenderà da come sapremo rilanciare le nostre economie, contenere e gestire i contagi e anche dalla qualità delle regole di vigilanza bancaria. E comunque, fortunatamente, in questi anni si è creato un mercato ampio e competitivo per questo genere di crediti”.

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“Forse servirà anche una bad bank europea, ma abbiamo strumenti formidabili per evitare che ce ne sia bisogno. Se sapremo usare bene il bilancio pubblico e i fondi europei, la recessione potrà essere più breve e non così grave. L’ammontare dei nuovi crediti deteriorati, che sicuramente crescerà, dipenderà da come sapremo rilanciare le nostre economie, contenere e gestire i contagi e anche dalla qualità delle regole di vigilanza bancaria. E comunque, fortunatamente, in questi anni si è creato un mercato ampio e competitivo per questo genere di crediti”.

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Corrado Passera di crisi se ne intende: dall’Olivetti a Poste italiane, da Ambroveneto a Banca Intesa, ha traghettato grandi aziende fuori da mari in tempesta predisponendo e attuando piani di rilancio. E anche quando è stato ministro dello Sviluppo economico, durante il governo Monti, ha cercato di contrastare gli effetti della grande crisi finanziaria sbloccando cantieri, promuovendo le liberalizzazioni e stimolando le iniziative di giovani imprenditori.

 

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Per questo, pur essendo oggi quella di banchiere la sua principale attività con Illimity Bank, fondata nel 2018, non rinuncia a una visione d’insieme quando affronta un tema che lo riguarda da vicino come i crediti deteriorati. In teoria, Passera dovrebbe essere contento se arriva l’ondata di Npl prevista dalla Bce – che ha stimato 1.400 miliardi nello scenario peggiore – perché ci sarebbe maggiore offerta in uno dei settori in cui illimity compete con soggetti molto agguerriti.

 

Ma si augura che ciò non avvenga perché, come dice in un colloquio con il Foglio, “è uno tsunami che può essere almeno in parte evitato se usciamo dalla logica dei bonus a pioggia per incentivare tutte le misure che creano un effetto leva sull’economia come gli investimenti in innovazione, Industria 4.0, le garanzie pubbliche sul credito alle pmi, i premi fiscali alle nuove assunzioni, l’apprendistato a tutte le età o le patrimonializzazioni come l’Ace. Ma io dico: quando ci ricapita in Italia di poter spendere 300 miliardi di fondi europei oltre alla spesa pubblica? Stiamo parlando della possibilità di fare nel nostro paese una quantità di investimenti che è pari al 20 per cento del pil. Ebbene, mi pare che si parli troppo poco di come impiegare questi fondi mentre ci si perde in dettagli tecnici e questioni di principio”.

 

Uno di questi è per caso il Mes? “Non vedo perché bisognerebbe rinunciare a 36 miliardi per migliorare la nostra sanità, che durante la pandemia ha costretto i medici a scegliere chi curare negli ospedali. Possiamo avere prestiti europei finalizzati a tasso quasi zero e stiamo a discutere se conviene emettere ulteriore debito pubblico, comunque a tassi maggiori e su mercati finanziari che nessuno può prevedere come saranno nei prossimi mesi? Mi sembrano discussioni di bassa politica più che di buon senso. Sul mercato dovremmo comunque andarci, e in maniera massiccia, per coprire un deficit inevitabilmente crescente e investimenti che solo in parte saranno finanziabili con il Recovery fund. Vogliamo, per esempio, parlare di una scuola rimasta ancora al XIX secolo dove durante il lockdown si è creato un ulteriore drammatico divide tra studenti con buoni sistemi di distant learning e la maggioranza che ha quasi buttato un anno scolastico?”.

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Passera sembra un fiume in piena, dice che non c’è un minuto da perdere perché una volta terminato il blocco dei licenziamenti e la cassa integrazione l’ondata di malessere sociale che ci arriverà addosso sarà enorme. “Le leggi ci sono, non bisogna inventarsi nulla di nuovo, basta finanziarle e applicarle: alcune possono addirittura autofinanziarsi. Contemporaneamente, dobbiamo ben disegnare le quattro riforme che servirebbero all’Italia: istruzione, giustizia, semplificazione burocratica e welfare”.

 

Nel suo discorso, la visione maturata da uomo delle istituzioni e grazie all’impegno politico prende il sopravvento su quella del banchiere: “Le crisi – dice Passera – si risolvono con visione sistemica, sapendo che tutto si tiene insieme, e noi oggi abbiamo un’occasione storica, irripetibile, per andare in questa direzione. Ecco perché, e torno all’origine del nostro ragionamento, la questione delle sofferenze bancarie deve essere affrontata tenendo conto del quadro più generale. Se si parte dal rilancio economico, sarà minore il numero di famiglie e imprese che farà fatica a restituire i prestiti. Certo, un deterioramento del portafoglio crediti delle banche sarà inevitabile e, forse, sarebbe saggio correggere, solo temporaneamente, normative, peraltro sacrosante, come quelle del calendar provisioning”.

 

Ma la vigilanza europea dice che le regole attuali non si cambiano e di fronte a questo, sono in molti a ipotizzare un blocco dell’erogazione del credito soprattutto verso le fasce più deboli. Il che sarebbe paradossale in questa fase, non crede? “Se le regole europee non si possono cambiare, la nuova ondata di crediti deteriorati arriverà più velocemente, ma sono convinto che possa essere affrontata”.

 

Lei di recente ha criticato l’intervento dello stato sui crediti deteriorati. Può spiegare perché? “Una bad bank o asset management pubblica potrebbe giocare un ruolo efficace semmai ci fossero altri casi di salvataggi bancari. Ma se questa volesse, invece, fare concorrenza agli operatori privati sfruttando i soldi pubblici, non solo verrebbe meno un mercato efficiente e competitivo come quello degli npl, ma, alla fine, il bilancio pubblico – cioè tutti i cittadini – verrebbe gravato di una enorme ulteriore passività”.

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