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la profezia che si autoavvera

Conte uccide il Mes

Le parole del premier, in parte false e in parte contraddittore, contro la linea di credito sanitaria sono il vero “effetto stigma” per l’Italia

Luciano Capone

Il prestito del Meccanismo europeo di stabilità non comporterebbe aumenti delle tasse o tagli delle spese ma, al contrario, li eviterebbe. E affermare ora che si richiederà la linea di credito solo se “avremo bisogno di cassa” indurrà i mercati, quando l'Italia dovesse farlo, a ritenere che le condizioni finanziarie del paese sono pessime. Questo è l'effetto stigma autoindotto. Le poche parole del premier, non vere in molti punti e incoerenti in tanti altri, precludono l'uso di una linea di credito pensata per l’emergenza sanitaria e per paesi ad alto debito come il nostro

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Il Mes è ormai morto e l’ha liquidato Giuseppe Conte. Esultano la Lega, i Fratelli d’Italia e il M5s. Esprimono disappunto nella maggioranza Italia viva e il Pd. Il segretario Nicola Zingaretti dice che “un tema così importante come il Mes va affrontato nelle sedi opportune e non certo con una battuta in conferenza stampa”. E invece è proprio la battuta del presidente del Consiglio in conferenza stampa che renderà superflua qualsiasi discussione, anche approfondita, nei vertici di maggioranza, in Cdm o in Parlamento. Le poche parole di Conte, non vere in molti punti, ma soprattutto incoerenti in tanti altri, ormai precludono l’utilizzo di una linea di credito pensata proprio per l’emergenza sanitaria e che vede nell’Italia il paese che ne trarrebbe maggiore vantaggio.

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Il Mes è ormai morto e l’ha liquidato Giuseppe Conte. Esultano la Lega, i Fratelli d’Italia e il M5s. Esprimono disappunto nella maggioranza Italia viva e il Pd. Il segretario Nicola Zingaretti dice che “un tema così importante come il Mes va affrontato nelle sedi opportune e non certo con una battuta in conferenza stampa”. E invece è proprio la battuta del presidente del Consiglio in conferenza stampa che renderà superflua qualsiasi discussione, anche approfondita, nei vertici di maggioranza, in Cdm o in Parlamento. Le poche parole di Conte, non vere in molti punti, ma soprattutto incoerenti in tanti altri, ormai precludono l’utilizzo di una linea di credito pensata proprio per l’emergenza sanitaria e che vede nell’Italia il paese che ne trarrebbe maggiore vantaggio.

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Cos’ha detto il premier sul Mes? “I soldi del Mes sono dei prestiti, non possono finanziare spese aggiuntive. Si possono coprire spese già fatte in cambio di un risparmio di interessi”. Questa affermazione non è affatto vera: il Mes serve proprio per aumentare le spese, dirette e indirette, per cura e prevenzione legate alla crisi sanitaria. Quella di non usarlo per spese aggiuntive, ma solo come fonte finanziaria sostitutiva, è una scelta del governo. E’ una decisione legittima di chi evidentemente ritiene che l’Italia non abbia bisogno di investire di più nella sanità, nella diagnostica, nei trasporti e nella scuola per tutti gli interventi utili a ridurre il contagio. 

 
Ma Conte si contraddice con la frase successiva: “Che cosa vuol dire? – si chiede –. Che siccome [i prestiti] li dobbiamo restituire fanno incrementare il debito pubblico, quindi se prendo i soldi del Mes dovrò intervenire con nuove tasse o tagli di spese”. Se, come Conte dice poco prima, il governo non usasse il Mes per finanziare spese aggiuntive ma solo quelle già sostenute, allora vorrebbe dire che il suo ricorso non farebbe aumentare il debito pubblico bensì, al contrario, lo farebbe diminuire (perché, come ammette sempre Conte, questa linea di credito produce “un risparmio di interessi”). Pertanto la richiesta del Mes non comporterebbe aumenti delle tasse o tagli delle spese ma, al contrario, li eviterebbe. Sorprende questa attenzione al debito da parte del presidente del Consiglio, che evoca aumenti delle imposte e riduzione delle uscite, perché questa possibilità è implicita ogni volta che lo stato si indebita: vale per i 100 miliardi di maggiore deficit fatto nel 2020, per il Sure (circa 27 miliardi) già richiesto per la cassa integrazione e per i 120 miliardi di prestiti del Recovery fund. Proprio perché l’Italia ha un debito elevato (quasi il 160 per cento del pil) bisogna finanziarsi con tassi più bassi possibile (e quindi attraversostrumenti come Sure, Recovery e Mes).

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Ma Conte non ha semplicemente detto che per il momento non intende richiedere il Mes, usando argomentazioni in parte false e in parte contraddittorie. Ha fatto molto di più. Nella sua breve dichiarazione ha di fatto negato qualsiasi possibilità di utilizzo del Mes, presente e futura. “Il Mes non è la panacea, come viene rappresentato”, dice, perché ora l’Italia riesce a finanziarsi a tassi più bassi e quindi il vantaggio “è adesso molto contenuto, sono 200 milioni”. Ma, dice il premier, a fronte di questo risparmio “c’è un rischio che gli analisti colgono e si chiama stigma”, ovvero il timore che la richiesta del Mes si trasformi in un segnale negativo ai mercati che farebbe alzare i tassi d’interesse annullando, o addirittura superando, il risparmio ottenuto. “Ecco perché – conclude Conte – se avremo bisogno di cassa sicuramente tra gli strumenti dovremo considerare anche il Mes”. Altrimenti “non ha senso”.

 
Le parole di Conte, che sembrano avere una logica, sono completamente incoerenti. Perché se oggi i tassi di interesse sono in discesa vuol dire che anche il cosiddetto effetto stigma” è minore: nessun analista riterrebbe il debito italiano a rischio mentre i rendimenti sui titoli scendono, addirittura in territorio negativo nelle emissioni a breve termine. Mentre richiedere il Mes quando “avremo bisogno di cassa” implica che il rischio “stigma” sarà molto superiore. Ma non basta. Quella di Conte rischia di essere una profezia che si autoavvera: le sue parole indurranno i mercati, qualora l’Italia dovesse chiedere il Mes, a ritenere che le condizioni di finanza pubblica sarebbero gravi, magari peggiori di quanto lo sono in realtà, facendo così salire lo spread. L’uscita del premier può precludere il ricorso al Mes ora e per sempre. E questo è il danno più grande. Il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, circa un mese fa, disse a proposito del Mes che “ha solamente vantaggi” e che l’unico rischio, quello dello stigma, “è legato a un cattivo utilizzo dei fondi o a una cattiva comunicazione”. Come quella di Conte domenica scorsa.

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