PUBBLICITÁ

Ripartire dal pharma (e da Latina)

Annalisa Chirico

Scaccabarozzi ci spiega come l’Italia può rialzarsi scommettendo sulla farmaceutica 

PUBBLICITÁ

“Per noi di Janssen Latina e l’Italia sono investimenti fondamentali, ma è necessario che su payback e regolamentazione si facciano dei passi avanti”. Risponde con tono battagliero Massimo Scaccabarozzi, presidente e amministratore delegato di Janssen Italia e numero uno di Farmindustria a termine dell’incontro con il ministro della Salute Roberto Speranza presso lo stabilimento di Latina su cui l’azienda farmaceutica del gruppo Johnson & Johnson investirà 58 milioni di euro entro la fine del prossimo anno. Lei è fresco di riconferma alla presidenza di Farmindustria per il biennio 2020/2022. “Sono alla guida di Farmindustria da dieci anni, pensavo di aver terminato il mio mandato ma poi gli associati mi hanno chiesto di proseguire e io non sono abituato a tirarmi indietro”. Sono vent’anni che guida Janssen, l’azienda che a Latina produce 4,5 miliardi di compresse all’anno.

ABBONATI PER CONTINUARE A LEGGERE
Se hai già un abbonamento:

Altrimenti


“Per noi di Janssen Latina e l’Italia sono investimenti fondamentali, ma è necessario che su payback e regolamentazione si facciano dei passi avanti”. Risponde con tono battagliero Massimo Scaccabarozzi, presidente e amministratore delegato di Janssen Italia e numero uno di Farmindustria a termine dell’incontro con il ministro della Salute Roberto Speranza presso lo stabilimento di Latina su cui l’azienda farmaceutica del gruppo Johnson & Johnson investirà 58 milioni di euro entro la fine del prossimo anno. Lei è fresco di riconferma alla presidenza di Farmindustria per il biennio 2020/2022. “Sono alla guida di Farmindustria da dieci anni, pensavo di aver terminato il mio mandato ma poi gli associati mi hanno chiesto di proseguire e io non sono abituato a tirarmi indietro”. Sono vent’anni che guida Janssen, l’azienda che a Latina produce 4,5 miliardi di compresse all’anno.

PUBBLICITÁ

 

“Janssen è un’azienda straordinaria che porta avanti valori importanti a partire dall’attenzione per le persone. Lo stabilimento di Latina, nato agli inizi degli anni Ottanta, si sviluppa su quasi 140mila mq e rappresenta un’eccellenza italiana di cui siamo orgogliosi. Per la prima volta in Italia nel settore farmaceutico, abbiamo attivato qui una produzione in continuum di compresse grazie alla robotizzazione delle operazioni che consentono la semplificazione delle attività e un miglior controllo del processo a tutto vantaggio dei pazienti. Più del 90 per cento della produzione è destinato all’esportazione in oltre 100 Paesi. Inoltre, contrariamente all’opinione diffusa secondo cui digitalizzazione, automazione e 4.0 porterebbero alla riduzione dei posti di lavoro, a Latina il numero degli occupati è più che raddoppiato passando da 320 a 660 persone, e con la parte operativa arriviamo a 1.500 addetti”. Il gruppo statunitense Johnson&Johnson è un partner economico del paese e dell’innovazione. “Crediamo nell’Italia e per questo non avverto la competizione con le altre aziende del settore ma con i miei colleghi stranieri affinché aumentino gli investimenti nel paese che rappresento. Il nostro stabilimento produce la parte solida di tutti i farmaci innovativi targati Johnson&Johnson. Tredici dei nostri farmaci sono stati riconosciuti come essenziali dall’Organizzazione mondiale della sanità”.

 

PUBBLICITÁ

Per la ripresa nazionale, quali suggerimenti darebbe al governo per cogliere appieno le opportunità offerte dal Next Generation Eu? “I ministeri della Salute e dello Sviluppo economico stanno lavorando intensamente perché è un’opportunità che non può essere sprecata. Mai come adesso, la crisi pandemica ci ha fatto rendere conto di quanto sia importante investire nella salute, negli scorsi mesi i farmaci a differenza delle mascherine non sono mai mancati, e anche ieri il ministro della Salute Roberto Speranza ha ricordato che economia e salute non sono antitetiche, devono andare avanti insieme”. Eppure i big player del pharma, da Novartis a Roche, lamentano la mancanza di un quadro regolatorio certo e prevedibile: in questo modo si rischia di disincentivare gli investimenti? “Certamente questo è un problema importante: chi investe ha bisogno di regole chiare e stabili. Noi vogliamo continuare a puntare sull’Italia e sulla qualità degli italiani ma dobbiamo essere messi nelle condizioni di farlo. Dal 2013 al 2017 le aziende farmaceutiche hanno sborsato 2,4 miliardi di euro per il payback, e senza queste risorse le regioni sarebbero finite in commissariamento. Denunciamo da anni l’insostenibilità di un meccanismo antiquato e fuori dal tempo che ci penalizza contro ogni logica economica. L’allocazione delle risorse va ottimizzata, altrimenti dovremo prendere atto che le priorità del governo sono altre”.

 

Vede segnali positivi? “Sono fiducioso perché il ministro Speranza ha ribadito che il farmaceutico è un asset importante del paese e che la logica dei tetti va superata. Inoltre il pnr del ministero dell’Economia evidenzia la necessità di intervenire su questo meccanismo che per le aziende del settore equivale a una tassa aggiuntiva”. Per l’Italia, che è il primo produttore farmaceutico in Europa, il pharma significa anche ingenti investimenti in ricerca e innovazione. “Il settore pesa per 34 miliardi dell’economia nazionale, l’80 per cento della produzione è destinata all’export e diamo lavoro a 65 mila addetti. Siamo inoltre il primo paese europeo per investimenti dagli Stati Uniti nel settore, il che conferma un’amicizia importante tra Italia e Usa. Ci sono tante aziende americane che hanno filiali in Italia, non solo commerciali, ma anche centri di produzione”.

 

PUBBLICITÁ