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Editoriali

L’ottimismo possibile sull’Italia vale +12

Redazione

Arginare l’epidemia è la precondizione per crescere. Primi dati incoraggianti

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Secondo le stime della Banca d’Italia, nel terzo trimestre l’economia è andata meglio del previsto: il pil salito all’incirca del 12 per cento (diverse stime, comprese quelle di Intesa Sanpaolo, avevano calcolato un più 10). “Il ritorno alla crescita è stato verosimilmente più sostenuto di quanto prefigurato in luglio”, scrive Via Nazionale nel Bollettino economico. E la crescita è stata sospinta “soprattutto dal forte recupero dell’industria, dove le imprese prevedono un andamento più favorevole della domanda nei prossimi mesi”.

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Secondo le stime della Banca d’Italia, nel terzo trimestre l’economia è andata meglio del previsto: il pil salito all’incirca del 12 per cento (diverse stime, comprese quelle di Intesa Sanpaolo, avevano calcolato un più 10). “Il ritorno alla crescita è stato verosimilmente più sostenuto di quanto prefigurato in luglio”, scrive Via Nazionale nel Bollettino economico. E la crescita è stata sospinta “soprattutto dal forte recupero dell’industria, dove le imprese prevedono un andamento più favorevole della domanda nei prossimi mesi”.

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Qualche ombra riguarda il settore dei servizi, che sono in ripresa, anche per un buon andamento dei flussi turistici domestici, ma resta maggiore incertezza a causa dell’evoluzione della pandemia. Un altro indicatore positivo arriva dal mercato automobilistico, che è un settore importante della nostra industria: per la prima volta, dall’inizio della pandemia, si registra a settembre un aumento delle vendite a livello Ue (più 1,1 per cento).

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Ma ciò che è ancora più positivo è che nei quattro mercati più importanti l’Italia è quello più dinamico insieme alla Germania (la cui industria automobilistica è molto integrata con la nostra), mentre i dati in Francia e Spagna sono ancora negativi. Fiat Chrysler segna un buon incremento delle immatricolazioni, con un aumento della quota dal 5,4 al 6 per cento.

 

Ma il quadro non è completamente roseo. Il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco ha detto che “non si tornerà ai livelli pre Covid prima di almeno un paio d’anni” anche perché bisogna “considerare come si svilupperà la pandemia e i rischi degli stop and go”. Il dato positivo è la ripresa del pil dovuta alla tenuta dell’industria (ciò che più si temeva è che il nostro manifatturiero uscisse dalle catene del valore e perdesse quote di mercato a livello globale).

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Ma questi dati incoraggianti riguardano il passato recente. Sul futuro c’è incertezza, dovuta al Covid. Ciò che abbiamo imparato è che non c’è un vero trade-off tra salute e crescita economica: arginare l’epidemia è la precondizione per poter lavorare, produrre, scambiare, consumare ed esportare.

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