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Quanto pesa sul futuro di Mps la condanna di Profumo e Viola

Mariarosaria Marchesano

Il contenzioso legale, gli 8 miliardi di sofferenze da scorporare e l'incertezza dopo la sentenza del Tribunale di Milano. Convolare a nozze con un partner privato non sarà semplice per la banca senese 

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Nessun rinvio: il governo si starebbe apprestando, secondo quanto riporta l’agenzia Agi, a firmare il dpcm sulla privatizzazione di Banca Montepaschi. La notizia filtra il giorno dopo la sentenza del Tribunale di Milano che ha condannato a sei anni di reclusione gli ex amministratori Alessandro Profumo e Fabrizio Viola e a pochi giorni dalla nomina dell’ex ministro Pier Carlo Padoan ai vertici di Unicredit, mossa che, nell’opinione di alcuni osservatori, potrebbe in prospettiva facilitare l’aggregazione tra le due banche. Sulla vicenda rischia però di scoppiare un caso politico: prima Alessandro Di Battista (M5s) e poi Maurizio Gasparri (Forza Italia) hanno sollevato dubbi su un teorico conflitto d’interesse di Padoan, avendo ricoperto un incarico pubblico proprio durante il periodo in cui Mps è stata salvata dal crac e poi nazionalizzata. 

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Nessun rinvio: il governo si starebbe apprestando, secondo quanto riporta l’agenzia Agi, a firmare il dpcm sulla privatizzazione di Banca Montepaschi. La notizia filtra il giorno dopo la sentenza del Tribunale di Milano che ha condannato a sei anni di reclusione gli ex amministratori Alessandro Profumo e Fabrizio Viola e a pochi giorni dalla nomina dell’ex ministro Pier Carlo Padoan ai vertici di Unicredit, mossa che, nell’opinione di alcuni osservatori, potrebbe in prospettiva facilitare l’aggregazione tra le due banche. Sulla vicenda rischia però di scoppiare un caso politico: prima Alessandro Di Battista (M5s) e poi Maurizio Gasparri (Forza Italia) hanno sollevato dubbi su un teorico conflitto d’interesse di Padoan, avendo ricoperto un incarico pubblico proprio durante il periodo in cui Mps è stata salvata dal crac e poi nazionalizzata. 

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La sentenza di condanna dei due ex amministatori è arrivata inaspettatamente, considerando che la pubblica accusa aveva chiesto più volte l’archiviazione perché il fatto non sussiste. Ora però rischia di avere un impatto su due importanti aziende controllate dallo Stato come l’istituto senese, che secondo accordi con l’Unione europea deve tornare sul mercato entro il 2021, e Leonardo, realtà strategica nel settore della difesa di cui Profumo è oggi amministratore delegato. Il M5s ha ribadito su Facebook di attendersi le dimissioni del manager condannato, ma la questione appare più politico-ideologica che concreta. La maggior parte degli analisti finanziari non si attende discontinuità nella conduzione dell’azienda per un semplice motivo: una sentenza non definitiva e appellabile non dovrebbe avere alcuna ripercussione sul mandato di Profumo. Secondo gli esperti del mercato, si dovrebbe piuttosto ragionare sul perché il valore di Borsa del gruppo aereospaziale continua a essere ampiamente sottostimato dagli investitori rispetto alle sue potenzialità. 

 

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Più complessa è, invece, la questione Mps. Soprassedendo sui dubbi relativi al ruolo di Padoan, che ha già dichiarato di essere pronto a dimettersi da deputato del Pd (cosa che, ovviamente, ha i suoi tempi tecnici), c’è da domandarsi se e in che modo la sentenza milanese può aggravare la situazione finanziaria della banca proprio nel momento in cui il Mef deve uscire dal capitale e cercare un partner bancario privato. L’operazione è già molto complessa perché bisogna scorporare 8 miliardi di sofferenze passando attraverso un processo di scissione e trasferendo questi crediti alla società Amco, ma l’ostacolo più grande è rappresentato dal contenzioso legale che rende la banca senese poco appetibile a investitori esterni, a meno che lo stato non decida di fare in qualche modo da garante.

 

Il rischio contenzioso è stato già quantificato dagli amministratori di Mps in circa 10 miliardi di potenziali richieste di risarcimento danni, e già questa di per sé è una cifra che scoraggerebbe qualsiasi operatore bancario alle nozza con Mps. Quello che però non è chiaro è se il contenzioso potrà ulteriormente allargarsi dopo il processo milanese che ha visto costituiti oltre 3000 soggetti come parti civili, tra le quali alcune associazioni dei consumatori. Se la condanna di Giuseppe Mussari e Antonio Vigni poteva essere considerata prevedibile e come tale suggeriva la necessità di accantonamenti prudenziali nei bilanci per le cause di risarcimento che ne sarebbero scaturite in sede civile, meno prevedibile è risultato l’esito del procedimento contro Profumo e Viola, i quali sono subentrati in Mps nelle vesti di risanatori successivamente a Mussari-Vigni. Di qui il quesito: il contenzioso legale di Mps è per caso destinato ad aumentare?  

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