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Il silenzio della Consob

Paolo Cirino Pomicino

Dovrebbe vigilare sulle imprese quotate, ma su Aspi non interviene. Paura di rappresaglie?

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Mentre Roma discute Sagunto viene espugnatala! La vecchia citazione di Tito Livio sull’assedio di Annibale alla città spagnola di Sagunto si addice bene all' attuale situazione italiana. Roma discute su se stessa, dalla crisi verticale dei grillini al famoso campo largo del Pd sempre più privo di identità per finire alla Lega di Salvini che attonita si guarda intorno smarrita per ritrovare “la retta via”, il paese rischia di perdere l’aggancio alla ripresa economica sgretolando nel contempo la propria struttura democratica. Spesso si irride a chi parla di nuovi autoritarismi. Noi non ridiamo e guardiamo ad esempio da vicino il rapporto tra il governo e il sistema delle imprese mai come oggi pesantemente distorto. L’esempio di Atlantia è sintomatico e contiene in sè dilettantismo, autoritarismo e irresponsabilità, pessime virtù che in genere camminano sempre insieme. Dopo il crollo del Morandi il governo avrebbe potuto chiamare i vertici di Aspi e della controllante Atlantia per notificare loro la eventuale cessata fiducia invece di inscenare continui comizi di piazza inneggiando al giudizio sommario al grido “fuori i Benetton”. Atlantia ha preso atto, comunque, della volontà del governo e ha avviato la procedura di alienazione della propria quota in Aspi addirittura dichiarandosi disponibile a vendere una parte della propria quota a Cdp.

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Mentre Roma discute Sagunto viene espugnatala! La vecchia citazione di Tito Livio sull’assedio di Annibale alla città spagnola di Sagunto si addice bene all' attuale situazione italiana. Roma discute su se stessa, dalla crisi verticale dei grillini al famoso campo largo del Pd sempre più privo di identità per finire alla Lega di Salvini che attonita si guarda intorno smarrita per ritrovare “la retta via”, il paese rischia di perdere l’aggancio alla ripresa economica sgretolando nel contempo la propria struttura democratica. Spesso si irride a chi parla di nuovi autoritarismi. Noi non ridiamo e guardiamo ad esempio da vicino il rapporto tra il governo e il sistema delle imprese mai come oggi pesantemente distorto. L’esempio di Atlantia è sintomatico e contiene in sè dilettantismo, autoritarismo e irresponsabilità, pessime virtù che in genere camminano sempre insieme. Dopo il crollo del Morandi il governo avrebbe potuto chiamare i vertici di Aspi e della controllante Atlantia per notificare loro la eventuale cessata fiducia invece di inscenare continui comizi di piazza inneggiando al giudizio sommario al grido “fuori i Benetton”. Atlantia ha preso atto, comunque, della volontà del governo e ha avviato la procedura di alienazione della propria quota in Aspi addirittura dichiarandosi disponibile a vendere una parte della propria quota a Cdp.

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Il governo non si è accontentato. Ha notificato ad Atlantia con una lettera della ministra De Micheli che non avrebbe approvato il piano economico finanziario della società autostrade se non dopo la vendita di una quota del 30% a Cdp e il resto a soci graditi alla stessa Cassa. Questa strana imposizione del governo è senza precedenti e crediamo abbia anche un titolo preciso nei codici civili e penali visto e considerato che non ci sembra che il nostro ordinamento preveda una licenza governativa nello scegliere chi e cosa deve vendere a chi vendere e a quale prezzo. Questo è un nuovo autoritarismo non avvertito fino in fondo neanche dalla grande stampa o è una nuova prerogativa del “principe repubblicano” che ci sfugge? Ed infine tutelare gli interessi di investitori e di risparmiatori presenti in Atlantia e peraltro irresponsabili (circa il 70% del capitale) è un’arroganza o è un obbligo morale e legale da parte degli amministratori di Atlantia? Sconcerta che il governo continui a minacciare l’azionista di maggioranza con una revoca a distanza di oltre due anni dal tragico crollo visto che Atlantia ha preso atto di non riscuotere più la fiducia del governo e ha messo in vendita le proprie quote in Aspi. Ma non era questa la bandiera di alcuni tra le forze della maggioranza al grido “fuori Benetton”? O al contrario quella bandiera nascondeva un altro obiettivo e cioè quello di vendere parte rilevanti delle quote di Aspi a “soci graditi alla CDP” e cioè agli amici degli amici? Insomma è questo il nuovo metodo previsto dal nostro ordinamento o è, invece, il nuovo autoritarismo vestito a festa?

 

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E il silenzio incomprensibile della Consob che dovrebbe tutelare le regole che governano le imprese quotate cosa è se non il timore di una rappresaglia governativa qualora scegliesse di intervenire? Siamo o no, allora, dinanzi a un autoritarismo strisciante che in questi due anni si è ulteriormente rafforzato nel clima di emergenza permanente? Noi ne siamo convinti e riteniamo che questo autoritarismo si sia rivolto anche contro il Parlamento che conta oggi come il due di picche visto che è inondato di decreti legge e di voti di fiducia che fa venire meno la sua funzione primaria che è quella di una legislazione attenta e condivisa tra governo e le Camere. Insomma la volontà popolare deve esprimersi, come dice Grillo, su Rousseau dove uno vale uno o deve restare nelle mani del Parlamento? Se si facesse il confronto di quanti decreti legge e quanti voti di fiducia si sono fatti in questi due anni e quelli fatti tra il 1922-24 avremmo qualche sorpresa. Stiamo giocando con il fuoco in una fase in cui siamo sotto l’occhio attento della Ue che oggi più che mai è attenta alla tenuta democratica degli ordinamenti nazionali e alla tutela del libero mercato ricordando i limiti del potere politico che è il fondamento della democrazia liberale.

 

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