PUBBLICITÁ

solidarietà o cavallo di troia?

Il Mes e la questione di fiducia nell’Europa

Luciano Capone

C'è chi teme che dietro i fondi per la sanità ci sia la "trappola" delle condizioni ex post. Ma le (non)condizionalità del Mes dipendono dalla stessa volontà politica che ha prodotto il Recovery fund sospeso il Patto di stabilità. Lega e FdI, che sono sovranisti, non credono negli impegni della Commissione Ue. Ma perché non ci crede neppure il governo? Come fa a non fidarsi delle parole di Gentiloni?

PUBBLICITÁ

Prendere o meno il Mes non salverà né manderà in rovina l’Italia, semplicemente ci farebbe risparmiare (o meno) circa 500 milioni di euro all’anno, ovvero 5 miliardi in dieci anni. Ma naturalmente la discussione non verte su una semplice analisi costi-benefici, altrimenti sarebbe già chiusa. Il dibattito è tutto politico ed è tra chi si fida delle istituzioni europee e chi no. La divisione è essenzialmente tra europeisti e anti europeisti e infatti questo cleavage attraversa maggioranza e opposizione. In questo contesto non sembrano reggere molto le argomentazioni tecnico-giuridiche contrarie al Mes, come quelle esposte da Francesco Saraceno.

ABBONATI PER CONTINUARE A LEGGERE
Se hai già un abbonamento:

Altrimenti


Prendere o meno il Mes non salverà né manderà in rovina l’Italia, semplicemente ci farebbe risparmiare (o meno) circa 500 milioni di euro all’anno, ovvero 5 miliardi in dieci anni. Ma naturalmente la discussione non verte su una semplice analisi costi-benefici, altrimenti sarebbe già chiusa. Il dibattito è tutto politico ed è tra chi si fida delle istituzioni europee e chi no. La divisione è essenzialmente tra europeisti e anti europeisti e infatti questo cleavage attraversa maggioranza e opposizione. In questo contesto non sembrano reggere molto le argomentazioni tecnico-giuridiche contrarie al Mes, come quelle esposte da Francesco Saraceno.

PUBBLICITÁ

L’economista, che è un europeista convinto seppure critico dell’attuale assetto, in un articolo sul Domani scrive che in fondo sul Mes i sovranisti qualche ragione ce l’hanno, anche se esagerano. Non è vero, è la tesi di Saraceno, come dicono i suoi sostenitori che “il Mes sanitario non ha alcuna condizione” ma non è neppure detto, come affermano gli anti europeisti, che “si tratta di un cavallo di Troia per imporci un ritorno all’austerità”. Saraceno scrive che c’è un’incognita giuridica. Il Mes sanitario è pur sempre una linea precauzionale, che secondo le norme europee – in particolare il cosiddetto “two pack” – attiva la cosiddetta “sorveglianza rafforzata”, una procedura attraverso cui si mette più a fondo il naso nei conti pubblici e, in una certa misura, i paesi sotto tutela: la Commissione può arrivare a suggerire un programma di aggiustamento macroeconomico per mettere il bilancio in ordine. Non sarà la Troika in stile Grecia, come dicono gli anti europeisti, ma ci si avvicina pericolosamente.

Sia il Mes sia la Commissione europea si sono pubblicamente impegnati a non imporre queste condizionalità o forme di sorveglianza a chi dovesse chiedere la linea di credito sanitaria. Il commissario europeo all’Economia Paolo Gentiloni e il vice presidente Valdis Dombrovskis hanno scritto nero su bianco, in una lettera al presidente dell’Eurogruppo, che l’unica condizione del Mes è finanziare le spese sanitarie e che non ci sarà alcuna sorveglianza rafforzata sui paesi richiedenti. Ma, sostiene Saraceno, seppur politicamente significativa, si tratta di una semplice lettera che non cambia le norme: se i regolamenti, in particolare quello del “two pack”, sono gli stessi la Commissione può sempre tornare sui suoi passi e imporre condizionalità ex post. E’ esattamente ciò che sostengono Matteo Salvini e Giorgia Meloni quando parlano del Mes come “trappola” o “cavallo di Troia” dell’austerità. Attenzione però, precisa Saraceno, “dire che la Commissione ha facoltà di imporre le condizioni non vuol dire che essa lo farà”. A separarlo dal leghista no euro Alberto Bagnai è, in sostanza, solo una gradazione di diffidenza nei confronti dell’Europa. Nell’incertezza, per precauzione, dovremmo astenerci dal richiedere questi fondi per la sanità. E comunque dovremmo smetterla di “insistere sul Mes senza condizioni” perché “si alimenta la diffidenza di chi vede in questa insistenza, noncurante delle norme europee, un tentativo di consegnare il nostro paese alla Troika”.

Ci sarebbe qualche aspetto tecnico da precisare. Nel senso che dopo la lettera di Gentiloni e Dombrovskis è stata modificata anche qualche norma: in particolare è stato emendato il regolamento 877/2013, specificando che se un paese “è sottoposto a sorveglianza rafforzata unicamente per aver utilizzato il sostegno per la gestione della crisi pandemica del Mes”, allora gli obblighi informativi riguardano solo “l’uso dei fondi”. C’è però un altro punto fondamentale: un paese può finire sotto “sorveglianza rafforzata” anche se non chiede il Mes. Se la Commissione vuole farlo, può farlo a prescindere. Basta reintrodurre il Patto di stabilità e anche i prestiti del Recovery fund si trasformerebbero in una “trappola” o un “cappio” (la Lega infatti è coerentemente contraria anche al Next Generation Eu). Le (non)condizionalità del Mes dipendono dalla stessa volontà politica che ha sospeso il Patto di stabilità: se l’ orientamento politico cambia, cambia in entrambi i casi.

PUBBLICITÁ

L’opposizione legittimamente non crede alle promesse dell’Europa (non a caso è all’opposizione anche lì!), ma è surreale che lo stesso faccia la maggioranza. Perché M5s e Pd appoggiano la Commissione von der Leyen e il commissario che sul Mes ha garantito “nessuna condizionalità”, Gentiloni, è un italiano indicato da questo esecutivo. Il punto fondamentale, allora, al di là degli aspetti tecnico-giuridici è politico: l’Italia, o meglio, il governo italiano si fida o no dell’Europa? Che poi, generalmente, è la domanda che divide gli europeisti dagli anti europeisti.

PUBBLICITÁ