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editoriali

Non c’è Alitalia senza fusione europea

redazione

Il nuovo cda c’è, il piano per ripartire no. Al governo serve una sveglia

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L’Alitalia ha il nuovo cda, ma la nuova compagnia non è pronta a spiccare il volo. Il via libera è stato dato nella tarda serata di giovedì dopo un estenuante braccio di ferro sulle nomine che ha portato da 7 a 9 i consiglieri per bilanciare le varie componenti. Le cronache dicono che lo scontro è stato duro tra 5 Stelle, Pd e Italia viva, con ampio ricorso allo storico e mai rinnegato manuale Cencelli. Il presidente Francesco Caio e l’ad Fabio Lazzerini, un manager interno considerato in quota Pd, possono cominciare a lavorare partendo dall’allarme lanciato dal commissario Giuseppe Leogrande: in cassa ci sono appena 260 milioni di euro. Dunque, c’è da rimboccarsi le maniche cominciando dalla costituzione della nuova compagnia e dalla sua dote in termini finanziari e produttivi. L’Alitalia non è salva, insomma, e non lo sarà se non imboccherà la strada di una solida alleanza internazionale. E’ l’analisi (che per certi versi suona come un invito o se vogliamo un suggerimento) svolta nell’intervista al Foglio pubblicata ieri da Jean-Cyril Spinetta, l’ex presidente e direttore generale di Air France che è stato membro del consiglio di amministrazione dell’Alitalia.

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L’Alitalia ha il nuovo cda, ma la nuova compagnia non è pronta a spiccare il volo. Il via libera è stato dato nella tarda serata di giovedì dopo un estenuante braccio di ferro sulle nomine che ha portato da 7 a 9 i consiglieri per bilanciare le varie componenti. Le cronache dicono che lo scontro è stato duro tra 5 Stelle, Pd e Italia viva, con ampio ricorso allo storico e mai rinnegato manuale Cencelli. Il presidente Francesco Caio e l’ad Fabio Lazzerini, un manager interno considerato in quota Pd, possono cominciare a lavorare partendo dall’allarme lanciato dal commissario Giuseppe Leogrande: in cassa ci sono appena 260 milioni di euro. Dunque, c’è da rimboccarsi le maniche cominciando dalla costituzione della nuova compagnia e dalla sua dote in termini finanziari e produttivi. L’Alitalia non è salva, insomma, e non lo sarà se non imboccherà la strada di una solida alleanza internazionale. E’ l’analisi (che per certi versi suona come un invito o se vogliamo un suggerimento) svolta nell’intervista al Foglio pubblicata ieri da Jean-Cyril Spinetta, l’ex presidente e direttore generale di Air France che è stato membro del consiglio di amministrazione dell’Alitalia.

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“In Italia accade lo stesso che negli altri paesi – ha detto Spinetta – Air France e Lufthansa sono state aiutate con risorse statali. Ma sono persuaso che l’avvenire della compagnia italiana sia in una integrazione su scala continentale. Non ci sono alternative a un ensemble europeo (forse con una fusione, ma questo lo decideranno gli azionisti) all’interno di una grande rete internazionale. L’Italia ha alcuni grandi atout, come il dinamismo della sua economia e un patrimonio artistico e turistico senza equivalenti, ma anche alcuni handicap, come la sua posizione geografica in Europa e la disconnessione tra la capitale economica e la capitale politica, Milano e Roma”.  Spinetta delinea il rischio di un circolo vizioso: un grande ensemble europeo è fondamentale per realizzare le necessarie sinergie, esse però implicano di accettare un elevato livello di integrazione. Il nuovo cda dovrà indicare quale direzione strategica vuole imboccare. Ma spetta al governo  sciogliere i nodi che ancora impediscono all’Alitalia di decollare.

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