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la crisi per il covid

Alitalia non è il settore aereo

Andrea Giuricin

La crisi dei trasporti è epocale, il governo non può pensare solo a un vettore

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Il settore aereo non è Alitalia. La compagnia di bandiera è sempre al centro del dibattito politico, ma il settore aereo è stato completamente abbandonato. Non è un paradosso. Semplicemente la politica litiga sul futuro di Alitalia e sull’ennesima newco, mentre fa finta che la badco con i suoi miliardi di debiti accollati al contribuente non esista. E tutto questo mentre il Covid-19 ha condotto il settore dei trasporti verso una crisi epocale, come mai si era visto prima.

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Il settore aereo non è Alitalia. La compagnia di bandiera è sempre al centro del dibattito politico, ma il settore aereo è stato completamente abbandonato. Non è un paradosso. Semplicemente la politica litiga sul futuro di Alitalia e sull’ennesima newco, mentre fa finta che la badco con i suoi miliardi di debiti accollati al contribuente non esista. E tutto questo mentre il Covid-19 ha condotto il settore dei trasporti verso una crisi epocale, come mai si era visto prima.

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Nel settore aereo, se tra gennaio e agosto del 2019 avevano viaggiato circa 108 milioni di passeggeri, nei primi otto mesi del 2020 i passeggeri sono scesi a 31 milioni. Una caduta superiore al 70 per cento, con tassi molto più elevati per i voli internazionali e intercontinentali, che si sono quasi azzerati. In questo contesto critico, la politica sembra ricordarsi solo di Alitalia alla quale ha assegnato altri 3,35 miliardi di euro per questa crisi arrivando a una nazionalizzazione. Un impiego di risorse molto grande per una compagnia che però è solo una piccola parte del settore aereo italiano. Il vettore italiano vale circa il 13 per cento dei passeggeri aerei (e il 7,8 per cento dei passeggeri da e per l’Italia), ma il settore aereo non è fatto solo di vettori: sarebbe da ricordare al governo che esistono aeroporti, società di  handling, di catering e tante altre. Il settore aeroportuale allargato vede impiegati in italia circa 150 mila dipendenti, secondo una stima dell’Airport Council International (l’associazione che raggruppa la quasi totalità degli aeroporti a livello mondiale). A fine anno, quando il blocco dei licenziamenti terminerà, diverse decine di migliaia di dipendenti di questo settore potrebbero rimanere a casa. Le stime per il 2021 prevedono un traffico ancora molto limitato in Italia, così come in Europa. Nella migliore delle ipotesi il numero di viaggiatori nel nostro paese potrebbe raggiungere i 100 milioni, lontano dai 161 milioni che hanno viaggiato nel 2021. Nella peggiore delle ipotesi il traffico potrebbe raggiungere solo 65 milioni di passeggeri nel 2021

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I numeri evidenziano che siamo di fronte a una crisi lunga e profonda. Se infatti il mese di agosto aveva visto un leggero recupero, per il mese di settembre la tendenza è stata invertita e i prossimi mesi invernali rischiano di essere ancora peggio con cadute di traffico nell’ordine del 70-75 per cento. Questa crisi comporterebbe dunque licenziamenti e distruzione di valore nel settore, che difficilmente potrebbe essere poi recuperato. E di fronte a tutto questo, nulla è stato fatto per il settore aereo. Cosa ci sarebbe dunque da fare? In questo momento tutti gli operatori  si trovano in forte crisi di liquidità perché mancano i ricavi. Si pensi agli aeroporti o anche agli operatori collegati che continuano ad avere elevati costi fissi, ma con entrate quasi azzerate per diversi mesi. I ricavi verranno meno anche nel 2021 e negli anni successivi e dunque agire sulla liquidità delle imprese è necessario per mantenere il settore in piedi. Oltre alla liquidità, ci vogliono azioni di coordinamento tra i diversi stati. A oggi, la confusione tra i diversi paesi europei (senza contare i voli extra-europei) circa quarantene, test e differenziazione di misure sta distruggendo ancora in misura maggiore un settore dove la crisi è epocale. Poche settimane fa una lettera degli operatori del settore dei viaggi e dei trasporti è stata recapitata alla Commissione europea per cercare di spingere verso una maggiore coordinazione. Un’ulteriore misura sarebbe quella relativa alla riduzione o eliminazione di diversi balzelli, dalla “tassa volo” all’Iva per i voli domestici. Lo stato potrebbe garantire direttamente la cassa integrazione speciale per il settore, senza che siano i passeggeri di tutte le diverse compagnie a doverla pagare.

 

Queste misure potrebbero spingere la domanda che attualmente è in fortissima sofferenza e in qualche modo sostenere un settore che alla fine del prossimo inverno potrebbe non esistere quasi più.

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