PUBBLICITÁ

Editoriali

Occhi su Unicredit

Mps, che fare? Perché i mercati ballano di fronte all’idea di Mustier

PUBBLICITÁ

Il ministero dell’Economia e delle Finanze avrebbe chiesto a Unicredit quali sono le condizioni per acquistare Banca Montepaschi e la risposta sarebbe stata: “Capital neutral”. In queste due parole sono racchiusi due concetti. Il primo è l’ambizione del ceo di Unicredit, Jean Pierre Mustier, di colmare il gap in termini di quota di mercato che si è creato con il gruppo Intesa Sanpaolo dopo l’acquisizione di Ubi – che alcuni analisti stimano nel quattro per cento nella raccolta netta e nel cinque per cento per i prestiti alla clientela – e il secondo concetto si traduce, in sostanza, nella richiesta di un contributo cash da parte dello stato in modo da rendere l’operazione neutrale sul capitale di Unicredit sulla falsariga di quanto fatto nel 2017 con le banche venete. Ebbene, tale condizione rappresenta un grosso scoglio per il Mef che entro quest’anno deve impostare un percorso di uscita dalla banca senese.

ABBONATI PER CONTINUARE A LEGGERE
Se hai già un abbonamento:

Altrimenti


Il ministero dell’Economia e delle Finanze avrebbe chiesto a Unicredit quali sono le condizioni per acquistare Banca Montepaschi e la risposta sarebbe stata: “Capital neutral”. In queste due parole sono racchiusi due concetti. Il primo è l’ambizione del ceo di Unicredit, Jean Pierre Mustier, di colmare il gap in termini di quota di mercato che si è creato con il gruppo Intesa Sanpaolo dopo l’acquisizione di Ubi – che alcuni analisti stimano nel quattro per cento nella raccolta netta e nel cinque per cento per i prestiti alla clientela – e il secondo concetto si traduce, in sostanza, nella richiesta di un contributo cash da parte dello stato in modo da rendere l’operazione neutrale sul capitale di Unicredit sulla falsariga di quanto fatto nel 2017 con le banche venete. Ebbene, tale condizione rappresenta un grosso scoglio per il Mef che entro quest’anno deve impostare un percorso di uscita dalla banca senese.

A conti fatti, per mandare in porto l’operazione sarebbe necessario non solo ricapitalizzare la banca pubblica con 4 miliardi (in parte per finanziare l’operazione di cessione dei crediti deteriorati ad Amco e in parte per sostenere i costi di integrazione con Unicredit), ma anche garantire all’acquirente la copertura dell’enorme contenzioso legale che la banca senese ha ereditato dalla passata gestione (circa 10 miliardi). Insomma, si sta parlando di un’operazione per complessivi 15 miliardi.

A queste condizioni le nozze con Mps sarebbero certamente accettabili per Mustier, ma troppo onerose per il governo italiano. In più il Mef dovrebbe trovare ragioni solide per convincere l’Europa che non si tratta di un aiuto di stato. Se nel 2017 c’è riuscito è stato anche perché il deficit delle due popolari venete era più circoscritto e quantificabile rispetto a quanto necessario oggi per riportare il Monte pubblico in mani private. Intanto, però, Mustier non ha neanche detto proprio di no e anche se il mercato sembra penalizzare la prospettiva di un matrimonio con Mps (il titolo Unicredit ha perso quasi il 2 per cento ieri sull’onda delle indiscrezioni di stampa) le manovre di avvicinamento dicono che qualcosa potrebbe succedere.

PUBBLICITÁ