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Editoriali

Il Recovery non è il fondo di un barile

Redazione

La surreale lista della spesa dei ministeri indica una direzione sbagliata

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C’è un aspetto consolante e uno preoccupante nella reazione del ministro per gli Affari europei Enzo Amendola dopo la pubblicazione sui giornali delle proposte ricevute per il Recovery plan. Si tratta di 557 progetti, per un ammontare che supera i 660 miliardi di euro (oltre il triplo dei 209 miliardi del Next Generation Eu). A fianco a molte iniziative condivisibili sul tema della sanità, delle infrastrutture e del digitale, ci sono proposte davvero assurde: dai 2 miliardi per “sviluppare piattaforme di e-commerce locali su tutto il territorio italiano” (tante piccole Amazon a km zero) all’“ammodernamento impianti per la molitura delle olive” (1,2 miliardi), passando per il “turismo delle radici” a favore “degli italo-discendenti” (22 milioni) e via di seguito.

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C’è un aspetto consolante e uno preoccupante nella reazione del ministro per gli Affari europei Enzo Amendola dopo la pubblicazione sui giornali delle proposte ricevute per il Recovery plan. Si tratta di 557 progetti, per un ammontare che supera i 660 miliardi di euro (oltre il triplo dei 209 miliardi del Next Generation Eu). A fianco a molte iniziative condivisibili sul tema della sanità, delle infrastrutture e del digitale, ci sono proposte davvero assurde: dai 2 miliardi per “sviluppare piattaforme di e-commerce locali su tutto il territorio italiano” (tante piccole Amazon a km zero) all’“ammodernamento impianti per la molitura delle olive” (1,2 miliardi), passando per il “turismo delle radici” a favore “degli italo-discendenti” (22 milioni) e via di seguito.

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Il ministro Amendola, dicevamo, ha reagito in maniera netta dicendo che i file pubblicati “sono risalenti a uno stadio iniziale dei lavori con ipotesi e proposte già ampiamente superate”, che il Piano di rilancio seguirà le linee guida della Commissione europea e che lui ha presentato una denuncia in procura “per individuare i responsabili della fuga di notizie”. La cosa confortante è che Amendola – insieme al ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, l’adulto nella stanza – si sia dissociato da una lista della spesa senza visione né idea di sviluppo.

 

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“Non faremo centinaia di microprogetti ma pochi grandi progetti”, ha garantito ieri Gualtieri in audizione alla Camera. La cosa preoccupante, però, è che né Amendola né Gualtieri hanno potuto smentire la veridicità di quell’elenco: quelle proposte sono state realmente presentate. In pratica, alla vista dei 209 miliardi europei, i ministeri hanno raccattato ciò che era rimasto nei cassetti e raschiato il fondo del barile. Tutti i progetti che in passato erano stati scartati per la mancanza di risorse, ora sono stati ripresentati per accaparrarsi un po’ di soldi da spendere. In pratica l’aumento della capacità di spesa rischia di produrre un abbassamento della qualità della spesa pubblica: proprio ciò che i paesi nordeuropei temevano. La grande occasione per riformare il paese rischia di trasformarsi nell’ennesima dimostrazione che l’Italia è irriformabile. Speriamo non sia così.

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