PUBBLICITÁ

Atlantia balza in Borsa, ma per l'accordo con Cdp il puzzle non è ancora completo

Stefano Cingolani

La società controllata dai Benetton riunisce oggi il cda. Il bagno di realtà del governo sulla cessione di Aspi, mentre prende corpo un compromesso 

PUBBLICITÁ

Roma. Non è fatta, non ancora, ma in Borsa già festeggiano: vuoi vedere che anche il tormentone delle Autostrade, dopo quello sulla rete unica, s’avvia verso la fase finale? Fatto sta che il titolo Atlantia ieri è balzato a 15,50 euro (+15,11 per cento) dopo che Bloomberg ha diffuso uno schema di accordo che prevede il coinvolgimento della Cassa depositi e prestiti, ma passando per il mercato, attraverso un aumento di capitale. Nel corso della giornata sono arrivati inviti alla prudenza, in vista dell’incontro tra Fabrizio Palermo, amministratore delegato della Cdp, e Carlo Bertazzo capo azienda di Atlantia che controlla Aspi, cioè Autostrade per l’Italia, con l’88% per cento del capitale. Per oggi è convocato il consiglio di amministrazione di Atlantia e il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri informerà il Parlamento. Tutti segnali che ci siamo, anche se molti tasselli debbono ancora essere collocati nel puzzle. Sembra chiaro che nel governo tutti, a cominciare dai grillini e dallo stesso Giuseppe Conte, stanno facendo un bagno di realtà. Era ora. Tramontati i rodomonteschi annunci di Danilo Toninelli, appassite le voglie di vendetta, annacquato il getto di veleno e di odio contro i Benetton, uscito di scena un velleitario e improponibile esproprio, estremamente costoso e costituzionalmente infondato prima di aver stabilito le responsabilità civili e penali del crollo del ponte Morandi (siamo ben lungi dal sapere anche perché sia caduto), ora prende corpo un compromesso.

ABBONATI PER CONTINUARE A LEGGERE
Se hai già un abbonamento:

Altrimenti


Roma. Non è fatta, non ancora, ma in Borsa già festeggiano: vuoi vedere che anche il tormentone delle Autostrade, dopo quello sulla rete unica, s’avvia verso la fase finale? Fatto sta che il titolo Atlantia ieri è balzato a 15,50 euro (+15,11 per cento) dopo che Bloomberg ha diffuso uno schema di accordo che prevede il coinvolgimento della Cassa depositi e prestiti, ma passando per il mercato, attraverso un aumento di capitale. Nel corso della giornata sono arrivati inviti alla prudenza, in vista dell’incontro tra Fabrizio Palermo, amministratore delegato della Cdp, e Carlo Bertazzo capo azienda di Atlantia che controlla Aspi, cioè Autostrade per l’Italia, con l’88% per cento del capitale. Per oggi è convocato il consiglio di amministrazione di Atlantia e il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri informerà il Parlamento. Tutti segnali che ci siamo, anche se molti tasselli debbono ancora essere collocati nel puzzle. Sembra chiaro che nel governo tutti, a cominciare dai grillini e dallo stesso Giuseppe Conte, stanno facendo un bagno di realtà. Era ora. Tramontati i rodomonteschi annunci di Danilo Toninelli, appassite le voglie di vendetta, annacquato il getto di veleno e di odio contro i Benetton, uscito di scena un velleitario e improponibile esproprio, estremamente costoso e costituzionalmente infondato prima di aver stabilito le responsabilità civili e penali del crollo del ponte Morandi (siamo ben lungi dal sapere anche perché sia caduto), ora prende corpo un compromesso.

PUBBLICITÁ

    

Dopo gli impegni siglati il 14 luglio, prima delle ferie d’agosto il negoziato si era bloccato in particolare su due scogli: l’aumento di capitale e la manleva chiesta dalla Cdp. Quest’ultimo ostacolo resta, il primo sarebbe superato. Secondo l’anticipazione di Bloomberg, infatti, le parti sono d’accordo su una operazione in due fasi, con un aumento di capitale contemporaneo all’ingresso in Borsa della nuova società. Atlantia scorpora il 70 per cento di Aspi e lo colloca in una società che viene quotata a Piazza Affari mentre viene lanciato un aumento di capitale pari a sei miliardi di euro che consente la partecipazione della Cdp e di altri investitori. Parte dei fondi raccolti, circa 4 miliardi di euro, servirebbe per ridurre l’indebitamento e comprare la quota del 18 per cento rimasta ad Atlantia. Il 12 per cento è in mano ad Allianz e al fondo cinese Silk Road che avevano fatto capire di non gradire soluzioni penalizzanti. Lo stesso vale per le fondazioni che posseggono la quota di minoranza della Cdp. Quanto ai fondi che hanno investito in Atlantia (hanno in tasca il 40 per cento del capitale), chiedono l’intervento della Commissione europea denunciando il governo italiano e in particolare la scelta di abbattere il maxi-indennizzo, in caso di revoca, con un tratto di penna del Milleproroghe, fattore che ha reso la società non più bancabile. Se interviene la Ue e in particolare Margrethe Vestager, c’è il rischio che tutto si blocchi di nuovo. Anche per questo è necessario riporre nel cassetto il dirigismo politico e lasciare la parola alle parti. 

   

PUBBLICITÁ

Secondo alcune ricostruzioni, il colpo d’acceleratore sarebbe arrivato quando la famiglia Benetton ha fatto trapelare la volontà di mettere in vendita sul mercato l’88 per cento di Aspi il cui valore sarebbe stimato in 11 miliardi di euro. A quel punto il governo avrebbe dovuto costringere la Cdp a partecipare all’asta sborsando un pacco di miliardi eccessivo per il bilancio della Cassa. Nel nuovo schema pubblicato da Bloomberg, Palermo dovrebbe comunque aprire il portafoglio (“non un euro ai Benetton”, avevano giurato i grillini che si sono rimangiati anche questa smargiassata), ma il prezzo potrà essere negoziato senza il rischio di rilanci competitivi; la contestualità tra scissione di Aspi e ricapitalizzazione non lascia spazi per giochi al rialzo. Ne soffre la logica del mercato, ci guadagna il governo il quale, in ogni caso, deve garantire il risparmio postale che alimenta la Cdp. Anche se oggi Atlantia approverà il progetto, per chiudere il cerchio bisognerà attendere il rinnovo della convenzione, oltre al piano economico e finanziario sugli investimenti necessari a rinnovare la rete, altri oneri scaricati in parte sulle spalle della Cdp. Altri prezzi pagati alla demagogia.

PUBBLICITÁ